Il rapper milanese ha da poco pubblicato il nuovo singolo, una risposta alle critiche subite nei mesi precedenti
“Se tuo figlio spaccia è colpa di Sfera Ebbasta, non di tutto quello che gli manca”: riprende in questo modo il tormentone “è colpa di Sfera Ebbasta se…” che da mesi attanaglia i social network e i commenti vari in giro per il web indirizzati al giovane rapper.
Ma perché tutti ce l’hanno con Sfera Ebbasta? Per vari motivi disparati: innanzitutto per molti sono i contenuti dei testi a rappresentare un limite, anche se non è di certo stato Sfera Ebbasta il primo artista italiano a parlare di droga in una canzone, molto probabilmente però è stato il primo a farlo sfondando i limiti del mainstream e portando la sua musica davanti ad un bacino di utenza forse mai come ora largo, rispetto ai canoni dell’hip hop italiano.
Già, perché di colpo il rap è diventato il nuovo pop e non solo nelle classifiche: programmi tv, radio, testate giornalistiche, tutti vogliono il rapper perché il rapper ora fa tendenza e persino Sanremo, tempio sacro della musica italiana, si è dovuto arrendere al fervore del rap, non a caso scatenando polemiche (chiedere ad Achille Lauro per conferma).
Molti giovani descrivono l’Italia come un Paese avverso al cambiamento culturale, legato indissolubilmente ad una concezione classica nel campo della musica: soliti nomi, solite procedure e soliti schemi che si ripetono. Da qualche anno però anche i soliti schemi e le solite facce sono state sostituite dai nuovi arrivati, di colpo, dopo anni di buio, il mondo del rap ha sfondato ogni porta e quello che prima era uno spiraglio piccolissimo è diventato pian piano un solco sempre più grande, allargato soprattutto grazie a chi questo mercato l’ha aperto proprio quando sembrava morto, a gente come Fabri Fibra, Club Dogo, Marracash e Mondo Marcio.
Ci sono voluti anni, eppure, nonostante ciò, accade che la Rai decida che Sfera Ebbasta non sia adatto al ruolo di giudice perché secondo alcune indiscrezioni “politicamente scorretto in musica”, nonostante la presenza contemporanea in giuria di Morgan, Elettra Lamborghini e Guè Pequeno.
E poi c’è il fatto dell’esempio per i giovani che improvvisamente, dalla tragedia di Corinaldo in poi, marchia Sfera di negatività assoluta, spesso però non tenendo conto che un artista non ha nessun compito di educare e che il fine unico dovrebbe essere nella musica, che può piacere o no.
Questo è molto altro è la scintilla scatenante del pezzo Mademoiselle, disponibile ovunque dalla settimana scorsa e già ovviamente in cima alle classifiche digitali di streaming, un pezzo che è la perfetta risposta del rapper alle critiche, uno sfogo che si poggia sulla base ritmata del solito Charlie Charles e che molto probabilmente fungerà da tormentone per parecchio tempo tra i fan di Sfera e non solo.
Il brano in sé, forse anche per la fretta nella produzione, non è nemmeno uno dei migliori dell’artista, fa leva su un ritornello orecchiabile ed è incentrato su due strofe in cui Sfera si discolpa dalle accuse: “e no, non voglio dire nulla di sbagliato / ma anche se non dici nulla qua comunque ti sbagli…”
Mademoiselle, alla fine,è la dimostrazione che per un artista è sempre meglio rispondere con la musica.
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