giovedì 21 Novembre 2024

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Maninni: “Amo far suonare tutti gli strumenti” – INTERVISTA

A tu per tu con il cantautore barese classe ’97, in uscita con il nuovo singolo intitolato “Senza

Tempo di nuova musica per Alessio Mininni, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Maninni, al suo ritorno discografico con Senza, brano disponibile per Trident Music/Polidor a partire dallo scorso 29 gennaio. Approfondiamo la sua conoscenza.

Ciao Alessio, benvenuto. Partiamo da “Senza”, cosa racconta?

«”Senza” racconta si la rottura di una storia d’amore ma dietro si cela più che altro un messaggio di speranza, senza è il ponte che porta a nuove emozioni, nulla è perduto. Nel cammino della nostra vita non sappiamo mai cosa ci riserva, non ci resta che vivere».

Quali riflessioni e quali stati d’animo hanno accompagnato la stesura di questo tuo nuovo pezzo?

«Questo ho scritto questo brano ho capito che non si è soli, capita a tutti di cadere, soffrire, ma poi ci si rialza, sempre. Anche quando può sembrare che tutto il mondo ti crolla addosso, in realtà proprio lì inizia il bello, guardi la vita con occhi diversi, riesci a conoscere fino in fondo te stesso».

A livello musicale, che tipo di sonorità hai voluto abbracciare?

«Amo far suonare tutti gli strumenti, il suono di una vera batteria suonata da un vero batterista, il suono di un basso suonato da un vero bassista. Mi piace mischiare l’elettronica alla musica suonata. Poi sono un grande fan del rock, la chitarra dev’esserci sempre e comunque!».

Quali sono gli elementi e le caratteristiche che ti rendono più orgoglioso di questo brano?

«La sua semplicità. E’ un testo leggero, raccontato con poche frasi, ma che ti fanno capire fino in fondo di cosa si parla e riesce a trasmetterti la giusta emozione. Non vedo l’ora di suonarlo live, perché il lavoro fatto in studio con Diego è stato incredibile, sono innamorato dell’arrangiamento di questo brano».

Maninni Senza

Che ruolo gioca la musica nel tuo quotidiano?

«Ha un ruolo sicuramente fondamentale. La mattina mi sveglio, ascolto nuova musica, cantautori storici, di tutto; poi aspetto, a volte anche giorni e settimane, che arrivi la famosa “ispirazione”. Non amo scrivere tante canzoni, preferisco scrivere quelle giuste che sento davvero di scrivere. La musica per me è anche uno sfogo, quando le cose vanno male, imbraccio una chitarra perché mi da sicurezza, è l’unica che non mi ha mai abbandonato».

A livello di ascolti, tendi a cibarti di un genere in particolare oppure ti reputi abbastanza onnivoro?

«Non mi piace chiudermi in un genere, mi piace sperimentare mantenendo la mia verità. Che sia pop, indie, rock, l’importante è che sia una bella canzone, una canzone vera e che racconti una storia».

Qual è l’aspetto che più ti affascina durante la fase di composizione di una canzone?

«L’arrangiamento, mi piace entrare in studio e vedere una canzone scritta in una cameretta prendere forma, dal primo all’ultimo strumento».

Per concludere, a chi si rivolge la tua musica e a chi ti piacerebbe arrivare in futuro?

«Spero e mi auguro che la mia musica possa arrivare a tutti, qualsiasi età , qualsiasi forma di pubblico. Mi piace vedere la gente rispecchiarsi nei miei brani e farli propri».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.