giovedì 12 Dicembre 2024

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Manuel Aspidi: “La musica mi ha insegnato a godermi il viaggio” – INTERVISTA

A tu per tu con Manuel Aspidi per parlare del suo nuovo singolo intitolato “Eternal Echoes”. La nostra intervista al cantautore livornese

Manuel Aspidi celebra l’amore senza barriere con “Eternal Echoes”, una canzone contro i pregiudizi, un inno al rispetto e alla libertà di amare. Con parole delicate e cariche di emozione, l’artista presenta una canzone che travalica le barriere del preconcetto celebrando l’uguaglianza.

Il brano, con la sua melodia raffinata e avvolgente ed un testo meravigliosamente poetico, celebra la bellezza dell’amore in tutte le sue sfumature. Nonostante sia ispirato dall’esperienza personale dell’artista, “Eternal Echoesparla di un amore universale, che trascende ogni limite o etichetta. È una canzone per chiunque creda nella forza dell’amore incondizionato.

Le parole di Manuel Aspidi toccano l’ascoltatore: “In every dream, in every sleep. We’ll search and find, a love so true, in a million lives, I’ll choose you (“In ogni sogno, in ogni sonno, cercherò e troverò, un amore così vero. In un milione di vite, ti sceglierei ancora”). È un messaggio di eternità, in cui due anime si incontrano e si ritrovano, vita dopo vita, sfidando il tempo e le avversità. 

Partiamo da “Eternal Echoes”, cosa rappresenta questa canzone per te? 

«“Eternal Echoes” è un brano che ho scritto e dedicato al mio compagno. Per me rappresenta l’amore, quell’amore senza etichette che va oltre ogni pregiudizio». 

Come è nato il brano? Ci racconti il suo processo creativo?

«Una sera d’estate ripensavo a tutti gli insulti, le minacce di morte e i messaggi di odio ricevuti suoi social dopo che avevo postato una foto con Gianluca, il mio compagno. Io sono abituato a postare sui social e condividere da sempre con il mio pubblico anche frammenti della mia vita quotidiana, indipendentemente dall’aspetto artistico. Non mi sarei mai aspettato che una foto avrebbe potuto innescare tanto odio, fortunatamente i messaggi poco carini sono stati in minoranza rispetto ai messaggi bellissimi ricevuti da chi mi segue da sempre, ma purtroppo ancora oggi, nel 2024, esiste l’omofobia. Questi messaggi di odio ricevuti non mi hanno scalfito minimamente, ma ho pensato invece a quei ragazzi che subiscono negativamente certe cose e che non riuscendo ad aprirsi, commettono atti che troppo spesso sentiamo nei vari telegiornali o leggiamo nelle varie testate. Ecco, con questo brano ho voluto raccontare una storia d’amore come tutte le altre, rompendo le barriere del pregiudizio». 

Il tema centrale è l’amore senza barriere, quali riflessioni hanno ispirato il testo? 

«Sicuramente il fatto che ancora oggi in Italia esistono pochi diritti e tutele nei confronti della comunità LGBT. Molti ragazzi hanno paura di aprirsi e vivere a pieno la loro vita perché temono di avere ritorsioni e vivono nella paura di non essere accettati e compresi. Tanti sono stati i messaggi che ho ricevuto, alcuni di loro mi hanno chiesto come avessi fatto a dire alla mia famiglia di essere gay, altri invece mi ringraziavano di aver pubblicato un brano in cui racconto un amore come qualsiasi altro con la massima semplicità e naturalezza, dicendomi anche che quello che faccio e che ho fatto ha dato loro la forza di cui avevano bisogno. Ecco, per me questa è una vittoria». 

Pensi che la musica, oggi, possa davvero fare la differenza nella lotta contro l’ignoranza e i pregiudizi?

«Ne sono sicuro, la musica è un veicolo molto potente per lanciare messaggi importanti». 

A livello musicale, che tipo di lavoro c’è stato dietro la ricerca del sound?

«Volevo che il brano fosse ritmato ma allo stesso tempo che mi permettesse di avere delle aperture per poter esprimere al meglio la mia voce. Così, in studio assieme ad un amico e professionista, ho iniziato a dire: in questo punto ci sento il piano che suona in questo modo, nel ritornello invece la batteria per dare una bella spinta al brano e piano piano ha iniziato a prendere forma. Ci tenevo inoltre che il brano avesse un respiro internazionale, amo la musica internazionale fin da quando ero bambino; inoltre, ho la fortuna di lavorare con la Bentley Records, casa discografica americana».

Come descriveresti il tuo percorso musicale finora? Qual è il tuo personale bilancio ad oggi? 

«Se avessi risposto a questa domanda qualche anno fa, probabilmente ti avrei detto che è stato un’altalena, che mi è capitato di abbattermi perché le cose non andavano come avrei voluto, ma ad oggi ti dico che tutto è andato come doveva andare, tutti i no che pensavo fossero contro di me in realtà erano per me, perché dovevano portarmi dove sono ora. Sono molto grato di tutto quello che mi sono costruito con le mie forze, ho un percorso all’estero dove il brano “Wildfire” uscito ad Aprile è stato in top ten assieme ai più grandi della musica mondiale come Taylor Swift , Dua Lipa e molti altri; “Eternal Echoes” è al quinto posto della classica indie mondiale; ho girato il primo film internazionale e a breve girerò altri film, tra cui un film musical dove sarò uno dei protagonisti con un cast pazzesco e un altro film nel nord Italia. Probabilmente, tutto questo sarebbe arrivato comunque, magari anche con meno fatiche, ma ogni cosa ha il suo tempo».

Per concludere, qual è la lezione più importante che senti di aver appreso dalla musica? 

«Sicuramente ciò che ho imparato fino ad oggi è apprezzare e godermi il viaggio verso la destinazione».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.