venerdì, Aprile 19, 2024

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Marcella Bella, mezzo secolo di canzoni intramontabili – Recensione concerto

Il racconto dello show dell’artista siciliana, andato in scena lo scorso 11 novembre al Teatro Dal Verme

Sintetizzare cinquant’anni di vita e di musica in due ore e passa di spettacolo, non deve essere un’impresa semplice. Ci riesce Marcella Bella (qui la nostra recente intervista), cantando e raccontando le tappe fondamentali della propria carriera, tra canzoni intramontabili e aneddoti curiosi. L’interprete catanese ripercorre assieme al suo pubblico i momenti più importanti di un percorso lastricato di incontri speciali e di ricordi indelebili, nella seconda delle due date-evento che hanno accompagnato le celebrazioni del suo cinquatennale di carriera. Dopo lo spettacolo andato in scena lo scorso 15 aprile al Teatro Brancaccio di Roma, “50 anni di Bella musica” approda al Teatro Dal Verme di Milano, città che l’ha adottata sin da giovanissima, dove ha mosso i suoi primi passi in campo musicale.

Quello che è andato in scena è uno spettacolo completo, narrato, autentico e dinamico, carico di passione, sentimento che da sempre contraddistingue e caratterizza la cantante siciliana. Ad accompagnarla una grande orchestra composta da venti elementi diretta dal Maestro Costantino Carollo, tra cui spiccano i nomi dei musicisti della sua storica band: dal bassista Tony De Luca al batterista Roberto Palladino, passando per la chitarrista Simona Malandrino, i tastieristi Rosario Bella e Dario Zeno.

Ad aprire il concerto “Mi… ti… amo, seguita da “Abbracciati”“Canto straniero” e “Rio De Janeiro”, per poi aprirsi alla corale “Io domani”, una delle canzoni più belle del suo repertorio, firmata da Giancarlo Bigazzi, come la maggior parte dei pezzi della prima fase della sua carriera. Si prosegue a ritmo serrato con la disco music di “Nessuno mai”, eseguita in duetto con il primo ospite della serata: Mario Lavezzi, altro amico e autore di svariati indimenticabili brani.

E’ la volta di Tanti auguri, canzone presentata a Sanremo nel 1987, con il testo firmato da Gino Paoli. Tra un racconto e l’altro, si continua con “Una grande passione” (tratta dall’album “Forever per sempre” del 2007), fino ad arrivare a E se qualcuno (una delle tracce di “Verso l’ignoto” del 1990), scritta e musicata dai suoi tre fratelli in occasione delle sue nozze con Mario Merello.

Scocca l’ora di Montagne verdi, l’irreprensibile evergreen che l’ha fatta conoscere al grande pubblico in quel di Sanremo 1972. Il viaggio nel tempo prosegue con le recenti Lovin’ you e Ancora un po, entrambe contenute in Metà amore metà dolore del 2017, album prodotto da Mario Biondi. E’ il turno di Uomo bastardo, presentato al Festival nel 2005, e di Sicilia antica, omaggio alla sua adorata terra.

Ancora Sanremo con altri due pezzi presentati rispettivamente nel 1988 e nel 1986, vale a dire Dopo la tempesta e Senza un briciolo di testa, per poi lanciarsi in un altro dei suoi più noti cavalli di battaglia, la celeberrima Nell’aria, firmata da Mogol. Arriva il momento del secondo ospite della serata: Fausto Leali, che accompagna Marcella ne L’ultima poesia, originariamente portata al successo in coppia con suo fratello Gianni.

Proprio a lui è dedicato, nella parte finale dello spettacolo, un emozionante omaggio sulle note di alcune delle sue più belle canzoni: Il profumo del mare (proposta sul palco dell’Ariston nel 2001) e la cover de L’emozione non ha voce di Adriano Celentano. In chiusura, nel consueto bis, l’artista ci propone Aria latina (recente rilettura in chiave reggaeton di “Nell’aria”) e Per il riso, per il pianto, per poi concludere a pieno ritmo con Fa chic.

Un concerto consistente, che non conosce confini spazio-temporali, proprio come la musica di Marcella Bella, artista sensibile e verace, che è sempre riuscita a donare rilievo e credibilità ad ogni singola parola interpretata, dai testi più raffinati a quelli più leggeri, dal coniglio dal muso nero alla gatta che non parla ma dice sì. Questo, e molto altro ancora, fà di lei una delle signore della musica leggera italiana.

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Nico Donvito

Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.
Nico Donvito
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