martedì 3 Dicembre 2024

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Margherita Vicario va alla scoperta de “La meglio gioventù” – RECENSIONE

Recensione del nuovo trascinante singolo della cantautrice

Raramente il pop, perlomeno quello d’aspirazione mainstream, sa essere psichedelico. Molto più spesso si rivela, forse per sua stessa natura, prudenziale e conformato. La mission di un’artista come Margherita Vicario è proprio quella di stravolgere l’abituale per renderlo anticonvenzionale ma, contemporaneamente, aperto a quel largo pubblico che dal pop continua ad aspettarsi anche innovazione e ricerca. La meglio gioventù, il nuovo singolo della cantautrice romana, è la risposta più immediata a questo tentativo e, in larga parte, si rivela anche essere un’egregia prova superata in tal senso.

D’altronde lo dice fin dalle sue prime battute la stessa Vicario, “il cervello poi si è spento: da buttare”. Ed è proprio dal principio che La meglio gioventù” si rivela essere un brano capace di superare la dimensione psichica per affondare nell’irrazionale di un’esperienza sonora che gioca con suoni e colori per accompagnare l’ascoltatore a spasso tra continue svolte.

In continui cambi di mood ed espressioni, Margherita passa da ambientazioni urbane a quelle più elettroniche non dimenticando le influenze di un rap serrato e di un’esigenza pop nell’apertura dell’inciso. A distinguersi è, come spesso accade nella proposta della trentatreenne artista romana, un utilizzo illuminato della dimensione ritmica che esalta una produzione di Dade curata fin nei minimi dettagli. Margherita Vicario, da parte sua, colora “La meglio gioventù” con una vocalità sempre dotata di mille diverse sfaccettature vocali che non hanno timore a mettersi in mostra arricchendo il brano di dinamica e personalità.

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Ilario Luisetto

Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.