A tu per tu con la nota cantautrice, in occasione della sua partecipazione a “Buon compleanno Mimì“
Ritrovare Mariella Nava è sempre molto piacevole e stimolante, parlare con lei di musica e di tutta la vita che le ruota attorno, delle canzoni che ci ha regalato e dei suoi nuovi progetti in cantiere. L’abbiamo incontrata a Milano, in occasione della sua partecipazione a “Buon compleanno Mimì“, rassegna giunta alla sua settima edizione volta a tenere acceso il ricordo umano e artistico dell’interprete calabrese.
Ciao Mariella, bentrovata. Cosa rappresenta per te la figura di Mia Martini?
«Un faro, può bastare? (sorride, ndr). Una di quelle artiste che mi ha insegnato che cantare significa interpretare, sentire bene il testo, viverlo emotivamente fino in fondo. Lì dove non si arriva con la voce si arriva con l’animo, questo mi ha insegnato Mimì».
Con quale brano hai scelto di renderle omaggio?
«Ho scelto di cantare “Scrupoli”, un testo che lei ha scritto su una cover di un brano francese, mettendoci dentro un messaggio importante, parlando di un ostaggio in cui cadiamo un po’ tutti, vale a dire i segreti che abbiamo e che dobbiamo custodire gelosamente dentro di noi».
Hai un ricordo personale di Mimì?
«Certo, l’ho incontrata in diverse situazioni, nel dietro le quinte dei vari festival, dai camerini agli studi di registrazione, perché abbiamo condiviso lo stesso produttore Antonio Coggio, che ha lavorato con lei per diversi suoi primi successi, da “Padre davvero” in poi».
Vi siete incrociate anche al Festival di Sanremo, nel ’92 lei cantava “Gli uomini non cambiano” e tu “Mendicante”. Ecco, questa tua canzone suona sempre molto attuale, con la differenza che i protagonisti della tua canzone, all’epoca, non avevano profili social. Che valore attribuisci oggi a questo pezzo?
«E’ come il vino, migliora col tempo (sorride, ndr). All’interno di questo brano ci sono ancora tanti spunti di riflessione, su quello che bisogna cogliere della buona e della mala politica, cosa bisogna fare ancora per salvare le giuste ideologie, la nostra etica. Bisognerebbe tornare a quella buona filosofia da cui partono le buone idee».
Potremmo stare a parlare per ore di tutto quello che hai fatto e che apprezzo del tuo percorso, ma c’è un disco a cui mi sento particolarmente legato e che quest’anno compie quindici anni, mi riferisco a “Condivisioni”, progetto che ha in qualche modo anticipato l’ondata di album di duetti arrivati successivamente. Ti piacerebbe riproporre questa idea?
«Sicuramente sì, devo dire che le condivisioni in musica fanno sempre bene, collaborare è sempre una buona linfa per noi artisti. Peccato che i social, anziché metterci in socialità come suggerisce la parola stessa, ci isolino così tanto, ci allontanino l’uno dall’altro. E’ importante recuperare l’interazione umana, l’arte dello scambio, perchè è un continuo accendersi di emozioni. Condividere per me è fondamentale, con quello spirito è nato quel progetto e, perché no, proseguirà anche in futuro».
A proposito di collaborazioni, ormai è praticamente semi-ufficializzata la patnership artica tra te, Grazia Di Michele e Rossana Casale, com’è nata l’idea di questo trio?
«Mentre sto ultimando il mio nuovo disco, sto mettendo a buon frutto la collaborazione con queste mie due colleghe che stimo moltissimo. Tre donne che ormai vanno verso i sessanta, diciamo pure tre giovincelle (sorride, ndr), che mettono insieme la propria esperienza e che si divertono ancora tanto. L’idea di questo trio è nata con questo spirito, prendendoci tutto il tempo necessario per stare insieme e creare insieme».
Parlando di Sanremo, ogni anno siamo lì che speriamo in un ritorno della buona musica d’autore, il tuo nome rientra sicuramente nella rosa dei grandi assenti dell’ultimo decennio. L’anno prossimo si celebrerà il settantesimo anniversario del Festival, che sia la volta buona?
«Amadeus è anche il nome di Mozart, magari vuol dire buona musica (sorride, ndr), speriamo!».
Nico Donvito
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