Marracash debutta al primo posto in classifica FIMI con il nuovo album “È finita la pace”, pubblicato una settimana fa
“È finita la pace”, il nuovo album di Marracash, pubblicato a sorpresa lo scorso 13 dicembre, è il disco più venduto della settimana, al primo posto della classifica FIMI, un risultato sorprendente ottenuto con le sole copie digitali uscite alle 7:00 del mattino anziché a mezzanotte. Ha inoltre conquistato il secondo posto della Top Album Debut Global di Spotify (del weekend 13-15 dicembre).
A questo vanno ad aggiungersi gli 8 brani su 13 presenti in Top10 della classifica FIMI dei singoli più venduti della settimana: #1 “Gli sbandati hanno perso”, #2 “Power slap”, #3 “È finita la pace”, #4 “Crash”, #5 “Lei”, #6 “Vittima”, #7 “Detox / rehab”, #10 “Soli”.
L’album, il settimo in studio, arriva a tre anni dall’ultimo progetto ed è disponibile su tutte le piattaforme digitali e in preorder in versione fisica (a questo link) nei formati CD standard e vinile standard, in uscita il 24 gennaio 2025. In esclusiva, sullo shop Universal Music Italia anche CD autografato (sold out), CD Deluxe, vinile autografato (sold out) e Picture Disc.
“È finita la pace” è l’ultimo capitolo di un percorso in tre atti iniziato nei due dischi precedenti. In “Persona” (otto dischi di platino, 2019) Marracash racconta la ‘crisi’ e riflette sulla propria carriera, vita e identità, in “Noi, loro, gli altri” (sei dischi di platino, 2021), che ne rappresenta la naturale evoluzione, affronta lo ‘scontro’ e mette i propri dubbi e interrogativi in una prospettiva anche sociale. Con “È finita la pace” arriva l’accettazione e rivendicazione dell’essere unico. L’artista esce dalle incertezze e dal caos esterno, dalla superficialità che abbiamo intorno per immergersi in una “bolla” di tutt’altro genere, con una consapevolezza nuova.
Con una penna visionaria e feroce Marracash scandaglia vuoti e ipocrisie, superficialità, social, società, omologazione, il sistema musicale, i cambiamenti tecnologici epocali, le relazioni e reazioni di una società (dello spettacolo) dove la folla anestetizzata assiste agli eventi in background.
Il titolo evoca molteplici significati personali e universali, raccontati attraverso una scrittura densa di messaggi in contrasto con l’appiattimento dilagante. Le 13 tracce sono un luogo dove l’autenticità prevale. Un viaggio di 50 minuti sia nell’introspezione dell’artista che nell’invito rivolto a chi ascolta a essere se stessi.
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