Marta Cagnola: “Sanremo è un patrimonio di tutti” – INTERVISTA

Marta Cagnola

A tu per tu con Marta Cagnola per parlare di questa 75esima edizione del Festival di Sanremo, scopriamo il suo punto di vista sia musicale che televisivo

Giornalista e conduttrice radiofonica, nonché volto amico del piccolo schermo, questo e molto altro ancora è Marta Cagnola, che con Sanremo 2025 taglia il traguardo delle venticinque partecipazioni in Riviera da commentatrice e da inviata.

Essendo una delle voci narranti più autorevoli del Festival, non a caso quest’anno festeggi le nozze d’argento con la kermesse, qual è il tuo personale e parziale bilancio di questa 75esima edizione a metà percorso?

«E cosa dire di un Festival dai numeri così incredibili? Non si può non stringere idealmente la mano a Carlo Conti per i risultati. Mi ricordo anche gli anni in cui il Festival ha avuto un calo di ascolti, perdendo con la concorrenza, quindi sono felice che il Festival sia sempre più amato. Ho respirato quell’aria di ridimensionamento e non era affatto bella. Ora è una gran festa e lo si sente dappertutto: qui a Sanremo e “a distanza”. Pur pensando sempre con affetto ad Amadeus, che stimo come professionista e al quale voglio bene, sono contenta che Carlo Conti sia riuscito a proseguire in questa bella parabola. Sanremo è un patrimonio di tutti».

Tra gli artisti in concorso chi ti ha sorpreso di più, sia in positivo che in negativo, rispetto al primo ascolto riservato alla stampa che abbiamo fatto in Rai a metà gennaio?

«Sicuramente in positivo Francesco Gabbani. Vederlo sul palco, scoprire la sua interpretazione, mi ha restituito molto più senso al suo pezzo. Diciamo che da pezzo da top ten è diventato uno dei miei preferiti. Sarà colpa delle sue braccia allargate e del suo sorriso malandrino, ma questo pezzo mi emoziona molto. In negativo? Diciamo che i pezzi che mi hanno colpito meno hanno confermato la prima opinione. Posso restare così diplomatica?».

A te è concesso tutto. Dal punto di vista prettamente televisivo, invece, come lo trovi questo ritorno di Carlo Conti e quali scelte ti hanno colpito di più?

«Carlo Conti è una garanzia, niente da dire. I ritmi “eurovisivi” sono stati uno dei segreti del successo della sua conduzione. Quello che, invece, mi ha colpita è invece la regia di Maurizio Pagnussat e soprattutto la scenografia di Riccardo Bocchini. Anche se rivedendo i fiori sul palco, durante l’esibizione di Damiano, ho pensato che tutto sommato se ogni tanto tornassero come un tempo farebbero ancora un bell’effetto».

Anno dopo anno va a consolidarsi l’affetto del pubblico giovane, sempre più Sanremo friendly. Rispetto ai nostri tempi, quando venivamo un po’ presi in giro dai compagni di classe perché guardavamo il Festival, non trovi anche tu che sia completamente cambiata la percezione da parte della nuova generazione?

«Totalmente! Eravamo davvero impopolari, qualche anno fa. Mi ricordo quanto soffrivo quando la finale di Sanremo coincideva con il sabato del Carnevale a Milano e non potevo non uscire con gli amici, perché mi avrebbero preso per matta! Anche per quello, conservo tutte le videoregistrazioni del tempo, perché anche se in differita non potevo certo perdermelo…».

Insieme a Simone Fattori hai scritto il libro “Musicarelli. L’Italia degli anni ’60 nei film musicali”, edito da VoloLibero. Ci dai un paio di titoli delle canzoni di quest’anno che, secondo il tuo insindacabile parere, potrebbero sviluppare una bella trama da “Musicarello”?

«Accidenti, non è facile, perché quest’anno ci sono tante canzoni che parlano delle crisi interiori che caratterizzano i nostri tempi, mentre i giorni dei musicarelli erano molto più spensierati. Le storie d’amore, poi, finivano sempre bene: per quello sceglierei il brano di Giorgia».

Escludendo la possibilità che questo Sanremo lo vinca Fausto Leali, giusto per citare uno dei momenti più iconici della kermesse, chi vedi tra i favoriti per il titolo?

«Quest’anno è molto difficile! Io che molto spesso ho azzeccato già dal primo ascolto, questa volta brancolo nel buio. I primi giorni avrei detto Giorgia, poi ho pensato ad Achille Lauro o a Olly, poi ancora ho visto com’è stato accolto Simone Cristicchi sul palco, ma il televoto potrebbe puntare su Fedez… insomma… sono davvero molto indecisa».

Per concludere, come dicevamo all’inizio questo è il tuo venticinquesimo Festival: ci regali il podio dei tre ricordi più belli che ti legano a Sanremo?

«Il primo Sanremo, beh, non si scorda mai, ovviamente. Poi c’è il Festival che mi ha regalato una delle storie d’amore più importanti della mia vita – e anche questo è da ricordare per sempre, no? Il terzo me lo tengo per il futuro, perché vorrei che queste settimane magiche non finissero mai».

Scritto da Nico Donvito
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