A tu per tu con la giovane cantautrice classe ’98, in uscita con il suo nuovo singolo intitolato “Estate italiana“
Un po’ Levante, un po’ Calcutta e un po’ Lana del Rey in salsa italiana, potremmo definire così l’appeal artistico di Marta Festa, artista che abbiamo avuto modo di apprezzare lo scorso anno con il suo singolo “Stanza 207”. Si intitola “Estate italiana“ il brano scelto per accompagnarci in questa bella stagione, un pezzo dalle influenze vintage e dal linguaggio contemporaneo.
Ciao Marta, benvenuta. Partiamo da “Estate italiana”, cosa racconta?
«“Estate Italiana” è un singolo che racconta quella che potrebbe essere la tipica vacanza in Italia, fatta di oggetti, luoghi e situazioni che appartengono a questo immaginario: l’ombrellone, i racchettoni, il pedalò, il gelato all’amarena. Nel brano descrivo anche un amore estivo, quello con Tiberio, che mi offre il suo cuore e a cui rispondo solo con un caffè a simboleggiare la fugacità di queste relazioni, che spesso si concludono con il finire della stagione, quando si torna in città alla solita routine».
Una celebrazione della bella stagione, quali sono gli aspetti che ti piacciono e che non ti piacciono dell’estate?
«Non mi ritengo una grande amante dell’estate, anche se questo può sembrare un controsenso. In generale, l’estate che mi piacerebbe trascorrere è un’estate da vivere “al momento”: me la immagino al mare, in Italia, su una spiaggia libera, dove la giornata è vissuta senza troppi piani, accompagnata da buona musica e dagli amici di sempre. Magari giocando a racchettoni!».
A livello musicale, cosa ti ha spinto verso queste sonorità vintage?
«Sono cresciuta in una famiglia in cui la musica è sempre stata presente: i miei genitori mi facevano ascoltare qualsiasi genere e moltissimi artisti, da Lucio Dalla ai Rolling Stone. A livello personale, la musica italiana mi ha sempre appassionata e ispirata. Sono legata alle sonorità vintage, un sound da sogno che ho voluto riprendere, regalando un tocco un po’ più moderno».
Dal punto di vista narrativo, cosa aggiungono le immagini del videoclip diretto da Federico Santaiti?
«Nel videoclip ho voluto riportare una sorta di dualismo, che unisse la mia estetica e il sound vintage all’epoca in cui sono cresciuta. Da una parte vediamo il 45 giri dei Matia Bazar sul tavolo del salotto, elementi che fanno parte della mia quotidianità e del mio gusto retrò. Dall’altra parte, la fine del video svela la presenza del green screen nello studio: uno strumento tecnologico che appartiene alla nostra epoca e che nell’immaginario del video mi ha permesso di rivivere atmosfere passate».
Facciamo un breve salto indietro, quando e come ti sei avvicinata alla musica?
«Mi sono avvinata alla musica grazie alla famiglia: da sempre, anche nei lunghi viaggi che ci portavano in vacanza, ad accompagnarci erano artisti come Branduardi, Edoardo Bennato, Fabrizio De André. Anche quando mi sono trovata ad approfondire personalmente i miei ascolti, mi sono scoperta molto vicina alla loro musica e ai loro testi, a ciò che raccontavano».
Quali ascolti hanno accompagnato e influenzato il tuo percorso?
«Mi appassiona tutta la musica, a partire da quella anni ‘60 fino ai brani dei giorni nostri, come quelli di Calcutta, Franco126, Frah Quintale, artisti che riprendono il cantautorato della tradizione italiana, interpretandolo in chiave moderna».
Cosa dobbiamo aspettarci dai tuoi prossimi progetti in cantiere? Verso quale direzione si dirigerà la tua musica?
«Sicuramente continuerò a scrivere. Con “Estate Italiana” ho sentito l’esigenza di creare un pezzo più leggero, celebrando le tipiche vacanze in Italia. In generale, mi piace scrivere di tutto, soprattutto di situazioni che vivo, talvolta anche un po’ tristi. Scrivere mi permette di sentirmi libera. A livello di sound, la mia musica manterrà sempre l’impronta di “Estate Italiana”, a cambiare saranno le emozioni e i temi di cui parlerò».
Per concludere, quali elementi e quali caratteristiche ti rendono orgogliosa di “Estate italiana”?
«“Estate Italiana” è proprio come la immaginavo: sono riuscita a realizzarla esattamente come la volevo. Mi è piaciuto raccontare l’immaginario estivo, situazioni che ognuno di noi può vivere o che ha vissuto almeno una volta nella vita».
Nico Donvito
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