Mazzariello: “Mi auguro che l’esperienza di Sanremo mi faccia crescere” – INTERVISTA

Mazzariello

A tu per tu con la giovane artista campano, in gara tra le Nuove Proposte di Sanremo 2026 con il brano “Manifestazione d’amore”. La nostra intervista a Mazzariello

Si intitola “Manifestazione d’amore”, il brano con cui Mazzariello ha conquistato la giuria di Area Sanremo, aggiudicandosi uno dei due posti tra le Nuove Proposte del Festival di Sanremo 2026. Una canzone che parte da una scena quotidiana: un incrocio, un quasi impatto, il pensiero che corre a chi si ama, per trasformarsi in un piccolo film emotivo su ciò che davvero conta, quando la vita ti costringe a fermarti di colpo.

Nel pezzo, pubblicato per Futura Dischi / Epic Records Italy, il protagonista vive immerso nei ritmi frenetici della città, sempre di corsa, sempre “in performance”. È solo quando sfiora la morte che realizza di non aver nemmeno salutato la persona più importante della sua vita: da lì, lo shock diventa consapevolezza, e la corsa si trasforma in ritorno. Un racconto semplice e profondissimo, costruito su un sound che guarda ai Beatles e a certo cantautorato italiano, tra dinamiche in crescendo e atmosfere sospese.

Mazzariello conferma una cifra stilistica personale: una voce delicata ma intensa, parole scelte con cura, immagini autentiche e un gusto per i suoni ampi, a tratti quasi lisergici. Senza inseguire mode, Antonio ha coltivato il bisogno di disegnare canzoni che somigliano a istantanee emotive, primordiali e sincere. Lo abbiamo incontrato in vista del debutto sul palco dell’Ariston, per parlare di questo percorso, della nascita di “Manifestazione d’amore” e di cosa si aspetta da quel febbraio che, per lui, ha già il sapore di un nuovo inizio.

Mazzariello in gara tra le Nuove Proposte con “Manifestazione d’amore”, l’intervista

Ti sei aggiudicato un biglietto in prima fila per l’Ariston, anzi direttamente sul palco! Che momento è per te questo?

«Mi fa pure strano dirlo, strano nel senso bello del termine. Sono un po’ stanchino, dormo poco da due o tre giorni, ma eccoci qua, incredibilmente assurdo! È un momento pieno di emozioni tutte da processare. Sono contentissimo, già una fortuna e un onore essere lì, a prescindere da come si evolverà il tutto. Voglio divertirmi».

Durante questa lunga cavalcata, dalle audizioni di Area Sanremo fino all’esibizione durante la finale di Sanremo Giovani, qual è stato il momento che porterai più nel cuore?

«Porterò nel cuore l’aver conosciuto Antonio, una persona che ha lavorato ad Area Sanremo e che fin dal primo momento mi diceva: “Tu ce la farai”. Io ci credo sempre nelle cose che faccio, ma cerco di universalizzare tutto. Quindi sì, porterò Antonio nel cuore per sempre».

A chi senti di dedicare questo traguardo?

«Sicuramente ai miei nonni, alla mia famiglia, a mamma e papà. Credono in me certe volte più di quanto ci creda io. Mi sento molto fortunato. E la dedico anche al pubblico, ovviamente».

“Manifestazione d’amore” è il brano che ti ha portato fino a Sanremo. Ci racconti com’è nato e cosa rappresenta per te?

«È nato insieme a Gianmarco Manilardi e Francesco Pex. Volevo toccare l’argomento della fine, nel senso delle cose che ti rimettono in carreggiata e ti fanno capire chi sono le persone veramente importanti. Parla di un personaggio che rischia di essere tamponato mentre attraversa la strada e in quel momento, fortunatamente senza conseguenze, pensa alla sua vita e alla persona che ama. È come se da lì gli si aprisse un piccolo film mentale».

Dal punto di vista musicale, “Manifestazione d’amore” colpisce per quel sound un po’ alla Beatles. Come avete lavorato sull’arrangiamento?

«Sì, all’inizio c’è una referenza ai Beatles, che per me sono maestri incredibili. Ma c’è pure un approccio un po’ battistiano nella dinamica dei pezzi, con un inizio più lento che poi cresce. È un mix di cose, di miei ascolti personali, il tutto nato in modo molto naturale».

Rispetto allo scorso anno, quando hai partecipato con “Amarsi per lavoro”, cosa pensi di aver acquisito in più?

«Sicuramente più consapevolezza di determinate situazioni sul palco. Ho ancora tantissime cose da imparare, ma sento di essere cresciuto. Non mi chiedo troppo perché un pezzo piace più di un altro: è qualcosa di soggettivo, legato ai tempi e alle storie di ognuno. Quando va bene, non mi faccio troppe domande; quando va male, invece, sì! (ride, ndr)».

Hai sempre raccontato di guardare il Festival in famiglia, affascinato dalla sua sacralità. Ora che sarai tu su quel palco, cosa ti attrae e cosa ti spaventa dell’Ariston?

«Mi spaventa e mi attrae la stessa cosa: il fatto che sia l’unico evento in Italia dove tutti sono concentrati sulla musica. È bellissimo, ma fa paura, perché in quel momento tutti guardano te. Però è una cosa unica: per quei giorni non si parla d’altro, solo di musica, e questo mi emoziona tanto».

A Sanremo ti accompagnerà l’orchestra: come ti immagini questo incontro musicale?

«Per me è incredibile che musicisti di quel livello si ritrovino a suonare con me. Mi affiderò totalmente a loro, so che daranno al pezzo una marcia in più. Non vedo l’ora di sentire come “Manifestazione d’amore” cambierà sul palco dell’Ariston».

Per concludere, cosa ti auguri per il 2026, e in particolare per quella settimana di fine febbraio?

«Mi auguro che l’esperienza di Sanremo mi faccia crescere, che mi aiuti a scoprire parti di me che ancora non conosco, come reagisco a certe emozioni. Voglio viverla con la giusta leggerezza e anche con un po’ di ansia, perché no. E poi voglio suonare tanto, portare le mie canzoni in giro e incontrare la gente. È per questo che faccio musica».

Scritto da Nico Donvito
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