Melissa: “La musica è infinita” – INTERVISTA

Melissa

A tu per tu con Melissa, vincitrice dell’edizione 2023 di The Voice Kids, per parlare del nuovo singolo “Mon Cher”. Ecco la nostra intervista

Melissa Agliottone, la voce rivelazione di The Voice Kids, torna con un brano che parla alla Gen Z dal titolo “Mon Cher”, fuori per Keyrecords.

Dopo aver conquistato pubblico e critica vincendo la prima edizione dello show di Rai 1, la giovanissima artista marchigiana ha avuto l’onore di esibirsi davanti a Papa Francesco allo Stadio Olimpico di Roma, di aprire concerti per icone come Loredana Bertè, Rettore e Rosa Chemical e di essere scelta come rappresentante italiana allo Junior Eurovision Song Contest.

Ora, con il nuovo singolo “Mon Cher“, prosegue il suo percorso artistico con una canzone che fotografa le relazioni basate sull’apparenza e il bisogno di autenticità in un mondo che spesso si ferma alla superficie.

Melissa presenta “Mon Cher”, l’intervista

“Mon Cher” è un brano che racconta l’amore nell’era digitale. Qual è stata l’ispirazione dietro questa canzone?

‭«”Mon Cher” nasce da un’osservazione della mia generazione e del modo in cui viviamo le relazioni oggi. Con i social, sembra che tutto passi attraverso uno schermo: le emozioni, le conferme, persino i sentimenti. Si creano connessioni veloci, ma spesso fragili, basate più sulla percezione che sulla realtà. Mi ha sempre colpito il fatto che, pur avendo a disposizione infiniti modi per comunicare, molte persone si sentano più sole che mai. Ho voluto raccontare questa dinamica, il senso di vuoto che a volte si prova quando si cerca un legame sincero in un mondo che spesso si ferma alla superficie. È come se le emozioni venissero filtrate, adattate a ciò che funziona meglio sui social, piuttosto che vissute fino in fondo. Ci si abitua a vedere il mondo attraverso un feed, a contare le interazioni come se fossero un metro di misura dell’affetto o dell’importanza che abbiamo per qualcuno. Ma poi, quando si spengono le notifiche, resta la domanda: cosa è reale e cosa no? “Mon Cher” è nata proprio da questa riflessione. Ho immaginato una storia in cui una persona si trova a confrontarsi con un amore fatto più di apparenza che di sostanza, dove i gesti contano meno delle impressioni e le parole si perdono nel mare di conversazioni che sembrano tutte uguali. È una canzone che parla di chi non si accontenta di una relazione superficiale e cerca qualcosa di vero, anche a costo di restare da solo piuttosto che vivere un amore senza significato.

Credi che la tua generazione sia influenzata dai social anche nelle relazioni sentimentali?

‭«Assolutamente sì, e in maniera molto profonda. I social non sono solo un mezzo di comunicazione, ma un ambiente in cui cresciamo e in cui costruiamo gran parte delle nostre esperienze. Ci danno l’illusione di essere sempre connessi, ma paradossalmente ci isolano, perché spesso la connessione rimane in superficie. È come se si fosse creata una sorta di realtà parallela, dove le emozioni vengono esposte più che vissute, dove l’importante è apparire interessanti, desiderabili, senza necessariamente instaurare un rapporto autentico con l’altro. Viviamo in un’epoca in cui tutto è immediato: basta un like, un commento, una reaction per far capire a qualcuno che ci interessa, ma tutto questo può anche svanire con la stessa rapidità con cui è nato. Spesso si finisce per confondere l’attenzione con l’affetto, i like con l’interesse reale. Quante volte capita di vedere persone che pubblicano storie o post non per condividere un momento, ma per ricevere una conferma, un segnale da qualcuno? I social hanno cambiato il nostro modo di vivere l’amore, portandoci a cercare risposte e conferme più che connessioni sincere. Penso che una delle conseguenze più evidenti sia la paura del silenzio. Siamo abituati a ricevere risposte veloci, a non dover mai aspettare, e questo ha reso più difficile la comprensione profonda dell’altro. Se qualcuno non risponde subito a un messaggio, ci chiediamo subito cosa significhi, se sia successo qualcosa, se abbiamo sbagliato noi. È come se l’incertezza fosse diventata insopportabile. E poi c’è il confronto continuo. I social ci mettono davanti a un’infinità di storie, di coppie perfette, di momenti idealizzati, e questo può portare a sentirsi inadeguati, a pensare che le proprie relazioni non siano abbastanza. Ma la verità è che nessuno posta le fragilità, i dubbi, le difficoltà. Per questo ho scritto “Mon Cher”: per raccontare il punto di vista di chi non si accontenta di una relazione vissuta solo attraverso uno schermo e vuole qualcosa di più vero, di più umano».

Oltre al canto, suoni anche pianoforte, basso e batteria. Quanto si rivela importante essere polistrumentista in termini pratici?

‭«Essere una polistrumentista è qualcosa che ha arricchito enormemente il mio percorso artistico e che continua a farlo ogni giorno. Poter suonare più strumenti mi ha dato una visione più ampia della musica, non solo dal punto di vista tecnico, ma anche creativo ed espressivo. Quando scrivo una canzone, non penso solo al testo, ma anche all’arrangiamento, ai dettagli sonori che possono dare carattere a un brano e all’interpretazione, a dare il massimo per far arrivare il mio messaggio a chi ascolta. Ad esempio, il basso è fondamentale per dare groove e profondità, la batteria scandisce il ritmo e crea dinamica, mentre il pianoforte mi aiuta a costruire armonie più articolate. Dal punto di vista pratico, suonare più strumenti mi rende più indipendente. Quando lavoro su un pezzo, posso sperimentare da sola senza dover aspettare che qualcun altro suoni per me. Questo mi permette di essere più consapevole di quello che voglio ottenere e di esprimermi con maggiore libertà. È anche un grande vantaggio in studio di registrazione: sapere come funziona ogni strumento mi aiuta a interagire meglio con i produttori, a comunicare le mie idee in modo chiaro e a partecipare attivamente alla costruzione del sound che voglio. Ma c’è anche un aspetto più emotivo e personale. Ogni strumento ha una sua anima, un suo modo di comunicare le emozioni. Suonare il pianoforte mi fa sentire libera, il basso mi dà un senso di stabilità, la batteria mi trasmette energia. È come avere diversi linguaggi a disposizione per raccontare le mie storie. Non si tratta solo di tecnica, ma di un rapporto profondo con la musica, di una sensibilità che si affina con il tempo e con l’esperienza. Credo che ogni artista tragga beneficio dall’avere una conoscenza più ampia possibile della musica. Anche se il mio strumento principale rimane la voce, suonare mi ha dato una consapevolezza che va oltre il canto. Mi ha insegnato a sentire la musica in modo più completo, a percepirla non solo come melodia, ma come un insieme di elementi che dialogano tra loro. E penso che questo sia uno degli aspetti più belli e affascinanti della musica: poterla vivere in tutte le sue sfaccettature, senza limiti».

Hai solo 14 anni e hai già raggiunto traguardi straordinari. Quando hai capito che la musica sarebbe stata la tua strada?

‭«Grazie! È incredibile pensare a tutto quello che è successo in così poco tempo, ma in realtà il mio legame con la musica è nato molto prima di quando ho iniziato a cantare in pubblico. Ho capito che sarebbe stata la mia strada quando, all’età di otto anni, la musica mi ha aiutata a superare uno dei momenti più difficili della mia vita. A quell’età soffrivo di attacchi di panico, e un esperto mi consigliò di provare a suonare il pianoforte per trovare un modo di gestire le mie emozioni. All’inizio era solo un esercizio, qualcosa che doveva aiutarmi a stare meglio, ma ben presto è diventato qualcosa di più profondo. Quando suonavo e cantavo, sentivo che il mondo intorno a me si fermava, che riuscivo a esprimere tutto quello che a parole non riuscivo a dire. Poi sono arrivate le prime esibizioni, le prime emozioni sul palco. Ricordo ancora la prima volta che ho cantato davanti a un pubblico: ero nervosissima, ma nel momento in cui ho iniziato a cantare, quella paura si è trasformata in energia pura. Ho capito che era quello il mio posto, che volevo sentire quella sensazione ancora e ancora. Con il tempo, la musica è diventata la mia compagna di vita. Non è solo una passione o un sogno, è il mio modo di stare al mondo, di interpretare quello che vivo e di condividerlo con gli altri. Ogni volta che scrivo una canzone o che salgo su un palco, sento che sto facendo esattamente quello che sono nata per fare. È una sensazione difficile da spiegare a parole, ma è come se la musica fosse il mio linguaggio più autentico, quello in cui riesco davvero a essere me stessa. Ora, guardandomi indietro, mi rendo conto di quanto la musica mi abbia dato e di quanto abbia influenzato la persona che sono oggi. E sapere che le mie canzoni possono toccare il cuore di qualcuno, che possono far sentire meno soli, mi fa capire che questa è davvero la mia strada».

Hai iniziato a cantare come un modo per affrontare gli attacchi di panico. Come ha influito la musica sul tuo percorso personale e artistico?

‭«La musica è stata, ed è tuttora, la mia salvezza. Non la vedo e non l’ho mai percepita solo come una passione o un lavoro, ma qualcosa di molto più profondo, qualcosa che ha trasformato il mio modo di affrontare la vita. Ho iniziato a cantare e a suonare come un rifugio, come un modo per trovare pace in momenti in cui mi sentivo sopraffatta dalla paura. Soffrivo di attacchi di panico, e all’epoca mi sembrava qualcosa di insormontabile, una sensazione che non riuscivo a controllare. Quando ho iniziato a suonare il pianoforte, ho scoperto che la musica poteva essere una via d’uscita, un modo per calmarmi e per ritrovare un equilibrio. A poco a poco, ho iniziato a cantare e ho sentito qualcosa di incredibile: la mia voce riusciva a esprimere tutto quello che non trovava spazio nelle parole. La musica è diventata il mio linguaggio, il mio modo di raccontare ciò che provavo senza paura di essere giudicata. Dal punto di vista personale, la musica mi ha insegnato ad ascoltarmi, a dare un senso alle mie emozioni. Quando canto, è come se riuscissi a prendere tutto ciò che ho dentro e trasformarlo in qualcosa di positivo, in qualcosa che può arrivare agli altri. È un processo quasi magico: ogni nota, ogni parola diventa parte di me, ma allo stesso tempo appartiene a chiunque l’ascolti e la faccia sua. A livello artistico, questa consapevolezza ha influenzato tantissimo il mio modo di scrivere e interpretare le canzoni. Per me, la musica non è solo tecnica o bellezza estetica, ma verità. Quando canto, voglio che chi ascolta senta qualcosa di vero, voglio trasmettere emozioni autentiche, senza filtri. E credo che sia proprio questo il potere della musica: la capacità di creare connessioni profonde, di far sentire meno soli, di raccontare storie che appartengono a tutti. Oggi non posso immaginare la mia vita senza la musica. È il mio spazio sicuro, il mio modo di affrontare le cose belle e quelle difficili, la mia più grande forza. Se sono riuscita a trasformare una difficoltà in qualcosa di così importante, è grazie a lei. E se con la mia voce posso aiutare anche solo una persona a sentirsi meno sola, allora so di aver fatto qualcosa di speciale».

Stai già lavorando a un album o a nuovi progetti? Ci saranno altre sorprese dopo “Mon Cher”?

‭«Assolutamente sì! “Mon Cher” è solo l’inizio di un percorso artistico che sto costruendo con grande passione e dedizione. Ogni canzone per me è un tassello di un viaggio più grande, un modo per raccontare quello che vedo, che provo e che vivo. In questo momento sto lavorando a nuove canzoni, sperimentando suoni diversi e cercando di esplorare nuove sfumature della mia identità musicale. L’idea di un album è sicuramente qualcosa a cui sto pensando. Mi piacerebbe poter raccontare una storia più ampia, creare un progetto che non sia solo una raccolta di canzoni, ma un viaggio emotivo vero e proprio. Ciascun brano che scrivo nasce da un’esperienza, da un pensiero, da un momento particolare della mia vita, e penso che mettere insieme queste esperienze in un unico lavoro possa essere una bellissima sfida artistica. In questi mesi sto anche dedicando molto tempo alla scrittura, cercando di trovare sempre nuovi modi per esprimermi. Mi piace l’idea di evolvermi, di non rimanere mai ferma su un solo stile o su un’unica tematica. La musica è infinita, e voglio esplorarne tutte le sfaccettature. Sto sperimentando tanto sia a livello di sound che di testi, cercando di trovare un equilibrio tra modernità e autenticità. E poi, ovviamente, ci saranno delle sorprese! Non voglio svelare troppo, ma posso dire che sto lavorando a progetti che mi emozionano tantissimo. Amo l’idea di poter sorprendere chi mi segue, di portare sempre qualcosa di nuovo e di riuscire a creare una connessione ancora più forte con il mio pubblico. Per me la musica è condivisione, e non vedo l’ora di farvi ascoltare quello che sta prendendo forma».

Per concludere, qual è l’insegnamento più importante che pensi di aver appreso dalla musica finora?

‭«La musica mi ha insegnato tantissime cose, ma se dovessi sceglierne una sola, direi che mi ha insegnato l’importanza dell’ascolto. Sembra qualcosa di semplice, ma in realtà è fondamentale, non solo nella musica, ma anche nella vita. Ascoltare non significa solo sentire le note di una canzone o seguire un ritmo, ma entrare davvero in contatto con qualcosa di più profondo. Quando ho iniziato a suonare e a cantare, ho capito che la musica non è solo espressione, ma anche comprensione: è il modo in cui ci apriamo agli altri, in cui troviamo le parole quando le parole non bastano. Mi ha insegnato a prestare attenzione ai dettagli, alle sfumature, a ciò che sta dietro un’emozione. Quando scrivo un brano, non penso solo a quello che voglio dire, ma anche a come verrà percepito, a cosa può suscitare in chi ascolta. Ogni canzone è un dialogo, una connessione invisibile tra chi canta e chi ascolta, e questa è una delle cose più belle della musica. Un altro insegnamento fondamentale è stato quello di credere nelle mie emozioni e di non avere paura di mostrarle. Quando ero più piccola, tendevo a tenermi tutto dentro, a nascondere le mie fragilità. Ma la musica mi ha insegnato che proprio quelle fragilità possono diventare forza, che ogni sentimento ha un valore e può trasformarsi in qualcosa di importante. E poi, la musica mi ha fatto capire che la crescita è un percorso continuo. Ogni volta che scrivo una canzone o salgo su un palco, imparo qualcosa di nuovo su me stessa, sul mio modo di comunicare, sul mio rapporto con il pubblico. È un viaggio che non finisce mai, ed è questo che lo rende così speciale. Quindi, se c’è una cosa che porto sempre con me, è questa: a volte, nella vita, basta saper ascoltare. Ascoltare la musica, le persone, le emozioni, i silenzi. Perché è proprio lì, in quei momenti di vera attenzione, che si nasconde la magia».

Scritto da Nico Donvito
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