martedì 10 Dicembre 2024

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“Cloro”, per Mietta un ritorno in perfetta forma e sincronia con i tempi – RECENSIONE

Disponibile a partire dal 15 novembre il nuovo singolo dell’interprete tarantina, dal titolo “Cloro

Ha trovato la propria strada Daniela Miglietta, in arte Mietta, reduce dal positivo riscontro del suo precedente singolo Milano è dove mi sono persa (qui la nostra recensione) e dall’importante traguardo di vita dei suoi primi cinquant’anni. Si intitola Cloro il brano scelto per consolidare questa sua nuova primavera artistica, scritto da Karin Amadori, Vincenza Casati e Valerio Carboni, prodotto da quest’ultimo e da Diego Calvetti. Il pezzo, in rotazione radiofonica da venerdì 15 novembre, rappresenta il secondo episodio di questo nuovo capitolo musicale inaugurato la scorsa estate, a otto anni di distanza dal suo ultimo progetto discografico. L’artista pugliese ha trovato lo spirito, la tempra e il team di lavoro giusti per tornare a proporre canzoni di buon livello, impresa sempre più ardua di questi tempi.

Continua a stupire Daniela, anche se a questo giro non ci regala nuove sorprese, bensì piacevolissime conferme. In auge, in grande spolvero, in piena forma artistica, scegliete voi quale termine vi aggrada maggiormente, ma la formula è di quelle vincenti, perché unisce sonorità fresche e leggere, richieste dall’attuale momento storico, con un testo convincente che ben si adatta al proprio percorso, a quanto maturato in questi intensi trent’anni di carriera.

Perché Mietta è un essere mitologico, metà donna metà camaleonte, uno spirito libero che non si è mai rifugiato nell’agio di una zona di comfort, rifiutando le etichette, per potersi destreggiare nei meandri di un continente musicale sempre più ampio, fino ad arrivare ad essere l’artista completa di oggi. Con questa consapevolezza torna a fare sul serio, decisa a riprendersi quel posto che le spetta di diritto nel firmamento della musica leggera italiana.

Una nuova veste che funziona perché, a differenza di altri artisti in cerca di un rilancio, risulta credibile e fedele a quanto mostrato finora, perché è bene ricordare la sperimentazione intrapresa sin dalla metà degli anni ’90, subito dopo gli esordi classici che le hanno permesso di arrivare in poco tempo al grande pubblico, in un’epoca in cui la notorietà arrivava a piccoli passi.

Forse ha pagato lo scotto di essere passata in maniera troppo repentina dal pop melodico e rassicurante ad un certo tipo di ricerca piuttosto avanguardista, almeno per quanto concerne lo scenario italiano. Forse era necessario un processo graduale, una fase di passaggio o un periodo di silenzio prima di incidere dischi rivoluzionari come “Cambio pelle” o “Daniela è felice”, che andavano completamente a distaccarsi con quanto proposto prima.

Ma, si sà, il pubblico è abitudinario e può non comprendere subito un’evoluzione di questa portata nel giro di poco tempo, pensate ad esempio agli ultimi cinque album di Lucio Battisti, lavori che non sono stati digeriti dalla massa e, molto probabilmente, non verranno mai compresi realmente. Con questo ritorno Mietta riprende in mano le redini di un discorso che aveva interrotto perché, forse, per quei tempi era troppo innovativo, mentre ora risuona piuttosto contemporaneo… perché in musica, così come nella vita, la sincronia gioca un ruolo fondamentale.

In tal senso, Cloro rappresenta il proseguo ideale di Milano è dove mi sono persa, la conferma che non si è trattato di un caso isolato, bensì di un lavoro più ampio e di una ben definita progettualità. A scatola chiusa, senza conoscere la qualità dell’eventuale brano proposto, stando a quanto abbiamo potuto ascoltare con questi due nuovi brani, direi che un posto a Sanremo se lo meriterebbe tutto.

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Cloro | Video

Cloro | Testo

Dimmi che sono eccezionale
che l’hai capito appena mi hai visto arrivare
con i capelli raccolti a caso
nel vestito più lungo per non farmi notare
dimmi che sono eccezionale
che l’hai capito dal mio modo di restare
nonostante gli schiaffi presi
che ho finito le guance e mi fa ancora male
se vuoi ti parlo di mio padre
ma senza usare la parola “distante”
ci sono cose che porto dentro
lo spazio del cuore come l’universo
e mentre tutti stanno li a guardare
le stelle cadenti che non cadono mai
io provo a credere ancora in noi

Il mare di mattina è già un capolavoro
ho sempre gli occhi rossi ma è soltanto il cloro
ma è soltanto il cloro

E allora dammi quello che ci meritiamo
perché ci meritiamo quello che ci diamo
e allora dammi quello che ci meritiamo
perché ci meritiamo quello che ci diamo
e dammi un po’ di felicità
e dammi un po’ di felicità
e dammi un po’ di felicità

Dimmi che sono eccezionale
come l’aurora boreale
come a Milano che mi ero persa
e tu mi hai ritrovato che ero lì a ballare
e mentre tutti stanno lì a guardare
senza riuscire a capirmi mai
tu sei riuscito a credere in noi

Do sempre gli occhi rossi
quando mi innamoro
forse è solo il cloro

E allora dammi quello che ci meritiamo
perché ci meritiamo quello che ci diamo
e allora dammi quello che ci meritiamo
perché ci meritiamo.

E dimmi che possiamo, dai
dimmi che possiamo, dai
dimmi che possiamo, dai
e ora dimmi che possiamo, dai
dimmi che possiamo, dai
dimmi che possiamo

Scambiarci un po’ di vita
senza avere un piano
decidere al mattino
che cosa siamo
che cosa siamo

E allora dammi quello che ci meritiamo
perché ci meritiamo quello che ci diamo
e allora dammi quello che ci meritiamo
perché ci meritiamo quello che ci diamo
e dammi un po’ di felicità
e dammi un po’ di felicità
e dammi un po’ di felicità
e dammi un po’ di felicità
e dammi un po’ di felicità

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.