A tu per tu con la cantautrice bresciana, in uscita con il suo primo album “manifesti e immaginari sensibili“
A un anno e mezzo dalla nostra precedente chiacchierata, ritroviamo nuovamente Alessia Zappamiglio, meglio conosciuta con lo pseudonimo di Miglio, per parlare di “manifesti e immaginari sensibili”, il suo primo progetto discografico rilasciato lo scorso 20 gennaio da Matilde Dischi e distribuito da Artist First.
Ciao Alessia, bentrovata. Partiamo da “manifesti e immaginari sensibili”, cosa hai voluto includere in questo tuo biglietto da visita discografico?
«Ho cercato di andare nella direzione che volevo sia dal punto di vista sonoro, di attitudine e lirico includendo all’interno di questo lavoro tutto quello che in quel momento volevo comunicare, attraverso appunto le immagini e gli immaginari presenti nella mia mente, nati dalla vita che c’è tutta attorno».
Quali riflessioni e quali stati d’animo ti hanno accompagnato la stesura di queste tracce?
«Diversi e altalenanti momenti hanno caratterizzato la nascita di questi brani, alternati da gioia e dolore. Arrivano tutti da esperienze reali, mie o degli altri, da ciò che ho pensato, ho provato, da cose non dette e da momenti che hanno caratterizzato delle fasi nel mio mondo interiore e non solo».
A livello musicale, che tipo di sonorità hai voluto abbracciare?
«Ci sono finite dentro le cose che mi piacciono, ci sono miscele di sonorità e mondi che arrivano dalla new wave anni 80 fino alla contemporanea, l’elettronica sintetica, il punk e il cantautorato».
C’è stato un criterio particolare per quanto riguarda l’ordine della scaletta?
«Si, la scelta della scaletta non è stata casuale. Volevo che questo viaggio sonoro si aprisse proprio con autostrade che è un brano che segna una parte importante di tutto questo lavoro. Da lì in poi i brani che si susseguono seguono un mio ordine di crescita “in potenza” ed emozioni fino a chiudere con manifesto, l’ultimo brano che ho scritto mentre lavoravamo al disco».
Che ruolo gioca la musica nel tuo quotidiano?
«Occupa la maggior parte del mio tempo, anche quando devo fare altro per arrivare a fine mese».
A livello di ascolti, tendi a cibarti di un genere in particolare oppure ti reputi abbastanza onnivora?
«No, non ascolto un genere in particolare, ascolto cose che mi piacciono e spesso diverse tra di loro».
Per concludere, quali elementi e quali caratteristiche ti rendono orgogliosa di “manifesti e immaginari sensibili”?
«Credo che questo disco abbia dentro di sé molta verità, non ho cercato scorciatoie e non ho abbracciato vie che non mi appartenevano, è tutto molto reale ed è riuscito nelle intenzioni che avevo fin dall’inizio».
© foto di Martina Platone
Nico Donvito
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