Mille: “Il pianto va a braccetto con la scrittura” – INTERVISTA

Mille

A tu per tu con Mille per parlare del suo nuovo singolo “Il tempo, le febbri, la sete”, fuori per Taiga / ADA Music Italy dal 14 maggio. La nostra intervista alla brillante cantautrice

Con una voce che sembra arrivare da un’altra epoca e una scrittura capace di essere fragile e audace allo stesso tempo, Elisa Pucci, in arte Mille, torna a emozionare con “Il tempo, le febbri, la sete“, il nuovo singolo disponibile dal 14 maggio su tutte le piattaforme per Taiga / ADA Music Italy.

Un brano che apre la strada a “Risorgimento“, l’album in arrivo in autunno, e che Mille definisce un “talismano”, nato nel momento della disperazione ma capace di custodire un germe di ripartenza.

Un viaggio musicale e personale che prende forma anche dal vivo, con le prime due date del suo Club Tour prodotto da Ponderosa Music & Art, che prenderà il via con le prime due date annunciate, in programma per l’11 novembre alla Santeria Toscana 31 di Milano e il 12 al Monk di Roma.

Mille racconta il singolo “Il tempo, le febbri, la sete”, l’intervista

Come è nato il brano e come si è sviluppato il processo creativo?

«È una canzone che ho scritto quando soffrivo per amore. Ricordo perfettamente dove mi trovavo: nel mio salotto, a casa, in un piccolo studio, in camicia da notte bianca, in lacrime. In quel momento avevo bisogno del tempo per elaborare il dolore, delle febbri per stemperare le emozioni e della sete, intesa come desiderio fisico e dell’anima di tornare a vivere. È una canzone talismano, un promemoria che dopo la disperazione c’è sempre una possibilità di ripartenza»

Facendo riferimento alle fasi del dolore: in quale fase è stato scritto questo pezzo?

«L’ho scritto nel momento della disperazione, ma anche in un passaggio, in un momento di trasformazione. Scrivere nero su bianco quello che accade è già un germe della ripartenza. Il testo è nato di getto, non l’ho mai modificato. A volte il pianto va a braccetto con la scrittura».

Quanto è stato importante il dialogo con te stessa nel processo di scrittura?

«Fondamentale. Io cerco sempre di dirmi la verità, anche se a volte in una canzone finisco per darmi un consiglio che oggi non mi darei più. Le canzoni sono fotografie sincere di un momento: vere fino a che non finiscono».

Nel tuo modo di scrivere, quanto è centrale il ritornello?

«Tantissimo. Ci lavoro molto. È il momento di maggiore aggancio con il pubblico, e anche tra me e i musicisti sul palco. Nei live tutti fanno i cori, e questa è una cosa che mi fa impazzire dalla gioia».

In autunno uscirà il tuo nuovo album, “Risorgimento”. Che cosa ci puoi anticipare?

«Risorgimento è una parola che ho scoperto per caso durante una conversazione con una persona. Parlavamo del periodo che stavo vivendo e mi ha detto che era come un risorgimento personale. Ho subito capito che quello sarebbe stato il titolo. Poi il mio nome d’arte è Mille, quindi il richiamo storico è immediato, e da sempre sono affascinata da quell’epoca: simboli, estetica, ribellione, corpo a corpo».

Nel titolo hai scelto “risorgimento” e non “rinascita”. È una scelta precisa?

«Sì, perché il risorgere è diverso dal rinascere. Non si cancella il passato, si ritorna alla vita portandosi dietro tutto. È una trasformazione, ed è quella la chiave dell’album».

Hai parlato anche di estetica e simboli: quanto conta per te la parte visiva del tuo progetto musicale?

«Tantissimo. Per me la musica è un contenitore che va oltre il suono. Si dice ‘vado a vedere un concerto’, non ‘a sentire’. Quindi immagino anche tutto quello che si vede, mi diverte e mi stimola. Fa parte del mio modo di comunicare».

Il tuo stile è fortemente evocativo, qual è l’aspetto che più ti affascina durante la scrittura di una canzone?

«Il momento in cui trovo la parola giusta, che combacia perfettamente con la melodia. Quello è il massimo appagamento. E mi piace quando queste intuizioni si collegano a qualcosa che ho vissuto. Tutto parte dalla realtà»

Scritto da Nico Donvito
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