Recensione dell’album congiunto dei due numeri uno
La voce italiana più grande di sempre, Mina, e la penna autorale che ha fatto sognare intere generazioni con le proprie composizioni, Ivano Fossati, hanno sfidato la storia per realizzare insieme Mina Fossati, un disco d’inediti a due voci che li vede collaborare insieme nel modo più intenso e massiccio di sempre. Non si potrebbe definire meglio questo progetto se non con il termine di “sfida” perchè quando sei un assoluto numero uno ogni nuovo tassello che poni al tuo mosaico, che non per forza deve essere ulteriormente arricchito (è bene chiarirlo), coincide con un rischio, una nuova prova da superare dimostrandosi alla propria altezza. E, mai come in questo caso, questo disco consiste esattamente in tutto ciò perchè da Fossati ci si aspetta una nuova ‘La costruzione di un amore’, ‘Dedicato’ o ‘Un’emozione da poco’ e da Mina una prova vocale all’altezza di ‘Le mille bolle blu’ o di ‘Volami nel cuore’. Tutto il resto suonerà come una delusione, come una sfida non superata perchè quando sei il numero uno anche se per una volta arrivi secondo hai pur sempre perso, sei indiscutibilmente stato battuto.
Ed è un po’ questa la sensazione che s’impossessa dell’ascoltatore quando si fa partire questo Mina Fossati: un disco che, seppur gradevole, arriva inspiegabilmente al secondo posto. Le strade per le due leggende della nostra musica erano due: scegliere di realizzare un progetto d’alta caratura cantautorale selezionando brani che avessero potuto dimostrare l’alta levatura della loro arte nel mondo della musica italiana d’oggi oppure, optare per un prodotto capace di imporli nuovamente sulla scena ‘pop-olare’ per mezzo di canzoni di semplice assimilazione anche se per questo non banali. La penna del cantautore genovese e la voce della Tigre di Cremona non avrebbero avuto di certo problemi a fare sia l’una che l’altra scelta. In realtà, però, questo album la scelta non la fa e non la fa semplicemente perchè le canzoni, probabilmente, non sono all’altezza nè dell’una nè dell’altra soluzione. Sia chiaro, sono canzoni che arrivano pur sempre al secondo posto ma che non permettono di vincere quella sfida delle aspettative legittime ed imposte.
Si parte con una sussurrata L’infinito di stelle che il titolo sembrerebbe voler subito trascinare nella terra dell’eternità delle canzoni d’amore che nessuno può esimersi dal cantare a squarciagola per dedicarla alla propria amata sotto il balcone in una serata romantica. In effetti la partenza con il pianoforte e gli archi in sottofondo sembrerebbero poter confermare l’idea ma poi il brano non evolve, si trascina stanco in un’unione a due voci che, però, puntano tutto sull’essenzialità, su di un’interpretazione lineare e che appare quasi fredda se si pensa al modo tradizionalmente usato da Mina per raccontare l’amore con la propria voce. Una traccia che apre il disco ma che, in realtà, suona più come una chiusura per quella malinconia velata che non si risolve in positività grazie ad un’esplosione vocale o d’arrangiamento nè che si propone come un’adatta ballata suggestiva piena di pathos e intensità.
E’ inutile negarci che le cose migliori di questo disco arrivano proprio da un mood di questo tipo e da canzoni come La guerra fredda, che racconta di un amore di coppia per mezzo dello scorrere del tempo, o Come volano le nuvole, in cui è soprattutto Fossati ad occupare le scene con Mina che entra nel canto solo per le doppie voci dell’inciso. L’apoteosi dell’album, però, si raggiunge in Luna diamante, una ballata intensa, una canzone che rappresenta il minimo di quello che si aspetta dalla penna di Fossati e dalla capacità interpretativa di Mina. In una veste profondamente teatrale c’è finalmente una storia che intreccia i propri versi per raccontare, per rivivere emozioni e fatti per mezzo di una canzone. Lei ci mette tutta la sua stoffa con una voce profonda e narrativa, lui si presta quasi soltanto a scrivere entrando soltanto nel finale per un cameo che arricchisce quel dolore d’amore che ci si aspettava dall’inizio di sentir cantato.
Nel disco, poi, trovano spazio episodi più ritmati e ‘leggeri’ che rispolverano l’altra faccia della scrittura fossatiana: c’è il blues-rock del singolo di lancio Tex-Mex, in cui per assurdo meglio figura Mina rispetto ad un arruggiunito Fossati, ma c’è anche la filastrocca di Farfalle, che adotta una cantilena nell’inciso per raccontare l’ironia di un testo che vuole essere sottile pur non riuscendoci sempre (d’altronde sono “canzoni senza storia”). Futurista vuole essere Ladro che gioca con il vocoder e sfumature r&b riprese in chiave soul anche da Amore della domenica, che risulta però fredda e “frenata” nelle intenzioni, mentre, invece, L’uomo perfetto guarda alle contaminazioni equatoriali per la parte ritmica dell’arrangiamento. D’amore parlano anche Meraviglioso, è tutto qui, dove l’atmosfera si fa sognante e luccicante nella voce di Mina mentre Fossati ci mette un graffiato realista ma comunque sospeso, e la conclusiva Niente meglio di noi due.
Migliori tracce | Luna diamante / La guerra fredda
Voto complessivo | 6.5/10
Tracklist |
- L’infinito di stelle
[Ivano Fossati] - Farfalle