Modà: “Sanremo? Una cassa di risonanza pazzesca” – INTERVISTA
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A tu per tu con i Modà, in vista della loro partecipazione a Sanremo 2025 con “Non ti dimentico”. La nostra intervista alla band che partecipa al Festival per la quinta volta
I Modà, in gara al prossimo Festival di Sanremo ci raccontano in questa intervista le loro sensazioni alla vigilia del debutto sul palco del teatro Ariston in gara con “Non ti dimentico”. Il brano farà parte del nuovo album “8 canzoni”, in uscita il prossimo 14 febbraio.
Per l’occasione, abbiamo incontrato la band al completo, capitanata da Francesco “Kekko” Silvestre (voce) con al suo fianco Enrico Zapparoli (chitarra), Diego Arrigoni (chitarra), Stefano Forcella (basso) e Claudio Dirani (batteria). Ecco cosa ci hanno raccontato.
I Modà presentano “Non ti dimentico” e parlano di Sanremo, l’intervista
Siamo alla vigilia di questo vostro atteso ritorno a Sanremo con “Non ti dimentico”, che sapore ha per voi questo pezzo e che sapore ha per voi questo ritorno?
«Il pezzo ha un sapore buonissimo, mi piace tanto perché è stata la canzone che mi ha convinto quando ho finito di scriverla, quando ho finito ho detto: “vorrei andarci a Sanremo”, proprio perché la sentivo potente, la sentivo intensa, e avevo voglia di cantare una canzone d’amore perché è dal 2011 con “Arriverà” che non canto al Festival una canzone d’amore, perché poi ci sono state “Se si potessero morire”, “Come l’acqua dentro il mare” e “Lasciami”. Quando i ragazzi l’hanno sentita, mi hanno detto: anche noi non vediamo l’ora di suonarla. Quindi il sapore di questa canzone è proprio buono perché ci ha convinto subito tutti, sin dall’inizio. Il senso di questo Sanremo, invece, è la scarica di adrenalina di cui abbiamo bisogno per ritornare in vita. Perché quando stai fermo un po’ di tempo, come musicista, ti fai sempre quella domanda che dici: ma sono ancora capace di cantare? Ma sono ancora in grado di salire su quel palco? E il palco di Sanremo è l’unico che ti dà quell’energia lì».
C’è un passaggio particolare del testo che, secondo te/voi, sintetizza e rappresenta al meglio il messaggio della canzone?
«”L’ora del ritorno, l’ora del coraggio” è sicuramente il messaggio, però penso anche che la chiave di questa canzone sia: “e non te l’ho mai detto che mentre ti baciavo tenevo aperti gli occhi e di nascosto ti osservavo”. Si tratta di un pezzo d’amore, no? Quello che il protagonista prova per questa donna, cioè non riusciva neanche a non guardarla quando la baciava, talmente era bella che non riusciva a tenere gli occhi chiusi no. Questa roba qua ti fa capire veramente quanto fosse innamorato di questa donna».
È un brano alla Modà, ma non ricorda qualcosa in particolare dei Modà, cioè banalmente non scimmiotta un vostro successo, pur essendo un pezzo che si incastra perfettamente nel vostro repertorio. Che tipo di lavoro c’è stato dietro la costruzione del sound?
«Guarda, devo dirti la verità, sulla costruzione del sound non c’è stata una ricerca particolare anche perché noi non siamo mai stati una band che ha sperimentato particolarmente, ma siamo sempre stati più integralisti. Anche questo pezzo è nato in maniera naturale. In realtà, “Non ti dimentico” doveva essere un’altra canzone presente nel disco, cioè “Cash”. Le prime tre righe di “Non ti dimentico” facevano parte di una canzone dedicata a un mio amico che è scomparso purtroppo due anni fa, che lavorava con noi, siamo cresciuti insieme, è stata una botta pesantissima, da qui ancora non mi sono ripreso tra l’altro. Però mi sono reso conto, mentre stavo scrivendo questo brano, che stavo raccontando più il mio dolore, che invece che la persona di Cash, il mio amico. Quindi ho iniziato un altro brano che si intitola proprio “Cash” e che sarà presente anch’esso nel disco. Mesi dopo ho ripreso quelle tre frasi e l’ho fatta diventare invece una canzone d’amore, “Non ti dimentico” per l’appunto, perché comunque quei versi si prestavano. Una volta finita la fase di composizione, è entrata in gioco tutta la parte musicale in cui i ragazzi si sono inventati il sound, per questo è così fedele al nostro sound. Non ci sono orpelli».
Per concludere, questa è la quinta volta che partecipate al Festival, a vent’anni dal debutto tra le Nuove Proposte. C’è uno slogan, che in realtà è più una domanda, a cui nessuno però è riuscito mai a dare una risposta: “Perché Sanremo è Sanremo?”. Che idea vi siete fatti?
«Sanremo è la vetrina è più importante che abbiamo, è un amplificatore per eccellenza della musica italiana, lo spettacolo che tutti seguono e che l’industria discografica stessa utilizza come maggiore cassa di risonanza. Negli anni ha avuto sempre una maggiore importanza, proprio per questo credo che sia importante partecipare al Festival quando hai un progetto in cui credi da promuovere. Hai tutto lì, in una settimana fai la promozione che faresti forse in un anno. È una cassa di risonanza pazzesca».