L’estate 2020 evidenzia il fatto che la concorrenza autoriale non esiste più
Tema difficile, di quelli che interessa forse a pochi (perché, diciamocelo pure, il 90% dei fruitori di musica sono ancora convinti che a scrivere le canzoni siamo sempre i cantanti stessi che poi le cantano) ma anche di quelli che sono capaci di far storcere il naso a parecchi di quelli che contano. E forse è proprio per questo che è giusto parlarne: almeno, forse, daremo qualcosa a cui pensare a qualche guru musicale o presunto tale.
Prima di giungere al punto, però, vorrei fare qualche salto indietro nella storia, d’altronde lo sapete sono uno di quelli che è fortemente convinto che ogni situazione abbia almeno un precedente simile che, se ricordato ed individuato, potrebbe essere di grande aiuto per risolvere le questioni che attanagliano il nostro presente. Il problema, spesso, è che quel precedente quasi mai viene ricordato e, dunque, i crucci diventano problemi insormontabili se non peggio.
Partiamo da una data: 117 d.C.. Una data come tante mi direte voi. Una data che, per forze di cose, non può avere nulla a che fare con il nostro ordine del giorno. Abbiate fede e lasciatemi dire. 117 d.C.: l’imperatore Traiano porta l’Impero Romano alla sua massima espansione territoriale e, dunque, alla sua massima potenza geopolitica oltre che al più alto splendore culturale.
Facciamo passare giusto qualche secolo e spostiamoci sulle ali del tempo fino al 1812. Lo scommetto, anche questa data vi dice poco o nulla: certo, è più vicina a noi, se tornate a spolverare i cassetti delle nozioni scolastiche forse vi troverete ancora qualche vecchio riferimento scritto su di un post-it o su di uno di quei bigliettini che un tempo si nascondevano ovunque per scopiazzarli, poi, durante i compiti in classe. Nel caso in cui non trovaste nulla non preoccupatevi, ve lo dico io che avvenne in quell’anno: Napoleone Bonaparte, Imperatore dei francesi, raggiunse con il suo impero europeo la massima estensione geografica andando dalla Spagna fino all’Ucraina e alla Polonia.
Terzo ed ultimo precedente che sono riuscito ad individuare per raggiungere il fine di questo mio racconto è ancora un po’ più vicino a noi: 1943. Qui, forse, qualcuno di voi già c’era e ricorderà bene di che cosa stiamo parlando, altri, invece, potranno fare affidamento sui racconti dei nonni, su alcuni dei film che spesso la televisione sceglie di trasmettere o su quei documentari che, almeno una volta l’anno, tornano ad essere proposti “per non dimenticare”. Senza troppe chiacchiere, comunque, parliamo del momento in cui il Terzo Reich di Hitler raggiunge la sua massima espansione territoriale controllando un territorio esteso dalla Francia fino alla Russia occidentale.
Quelli (pochissimi, lo so, perchè la storia annoia velocemente, ahimè) che sono arrivati a leggere fino a questo punto ora mi chiederanno: ‘quindi?’ volendo, giustamente, che il discorso trovi una conclusione o, perlomeno, un’attuazione rispetto a quel problema che evocava il titolo dell’articolo su cui hanno cliccato. Quindi ecco che queste tre date, vi dico, in realtà sono il perfetto precedente che andavamo cercando per spiegare proprio il fenomeno che si sta verificando in questo nostro tempo seppur su di una dimensione differente rispetto a quella di un’espansione di uno stato o di un impero. La storia insegna certo, ma non è mai uguale a se stessa.
Fatto sta che, per venire alla musica, assistiamo nel corso di quest’estate 2020 (strana per tanti aspetti ma non di certo per i tormentoni che pullulano come non mai) al raggiungimento di un picco di espansione, giusto per usare la terminologia finora adottata, autoriale prossima, in un certo senso, ad un vero e proprio monopolio indiscusso ed indiscutibile. Prendiamo le hit che (perlomeno finora) la stanno facendo da padrone in queste settimane ed esaminiamone gli autori:
- Karaoke – Boomdabash e Alessandra Amoroso: Federica Abbate, Cheope, Rocco Hunt, Takagi, Ketra
- Mediterranea – Irama: Federica Abbate, Irama, Giuseppe Colonnelli, Giulio Nenna, Andrea Debernardi
- Paloma – Fred de Palma e Anitta: Federica Abbate, Fred de Palma, Takagi, Ketra, Gianluca Ciccorelli
- A un passo dalla luna – Rocco Hunt e Ana Mena: Federica Abbate, Rocco Hunt, Stefano Tognini, Takagi, Ketra
- La isla – Giusy Ferreri e Elettra Lamborghini: Federica Abbate, Davide Petrella, Takagi, Ketra
- Ciclone – Takagi & Ketra feat. Elodie, Mariah e Gipsy Kings: Federica Abbate, Davide Petrella, Takagi, Ketra
- Guaranà – Elodie: Davide Petrella, Dardust
- Defuera – DRD, Marracash, Madame e Ghali: Davide Petrella, Marracash, Ghali, Madame, Dardust
- Dorado – Mahmood, Sfera Ebbasta e Feid: Davide Petrella, Mahmood, Sfera Ebbasta, Feid, Dardust
- Una voglia assurda – J-Ax: Takagi, Ketra, J-Ax, Davide Petrella, Daniele Del Pace
Che cosa notate? Esattamente quello che stavo per dirvi: gli autori sono sempre e soltanto gli stessi. Ora i malintenzionati mi diranno ‘eh ma non le hai messe tutte le canzoni di quest’estate’. Avete ragione, all’appello delle super hit mancano soltanto ‘Non mi basta più’ di Baby K (scritta da lei stessa), ‘Autostop’ di Shade e ‘Bam bam twist’ di Achille Lauro. Non potete di certo negare che le cose stanno esattamente come vi dicevo: esiste un vero e proprio monopolio autoriale che deriva (o fa derivare, sceglietelo voi) da un un altro monopolio, quello delle produzioni che, nemmeno a farlo apposta, sono, in questi caso, sempre affidate alla coppia di Takagi & Ketra o a Dario Faini.
Intendiamoci, non ce l’abbiamo con Federica Abbate o Davide Petrella piuttosto che con i produttori citati ma, semplicemente, siamo qui per chiederci il perchè di questo fenomeno e per chiedere (retoricamente) a voi che ci leggete, agli autori stessi e agli artisti se sia davvero un bene la creazione di questa cerchia inaccessibile che d’inverno cambia leggermente connotati ma neppure troppo. Una risposta noi l’abbiamo e, ancora una volta, la ricaviamo dalla storia e, in particolare, dai tre esempi citati che, almeno fino a prova contraria, non hanno in questo senso alcuna eccezione che confermi la regola: gli imperi dopo la massima espansione sono condannati al declino, alla frammentazione e alla distruzione da parte di minoranze aggressive che, coalizzate, s’impegnano per ristabilire l’equilibrio coordinando la propria azione.
L’invito, per salvare baracca e burattini come si suol dire, dovrebbe essere quello di tornare alla pluralità di proposte proprio perchè come suggerisce qualsiasi buona legge di regolazione del mercato economico la crescita (non solo quantitativa in termini di capitale ma anche qualitativa in questo caso) avviene quando è guidata dalle innovazioni che, per definizione, non possono avvenire in un sistema creativo monopolistico in cui il singolo attore coinvolto (o al massimo una piccolissima e stabile cerchia di eletti tutelati dalle multinazionali discografiche e dai gruppi editoriali consolidati) non fa altro che continuare ad adottare il proprio marchio che, di fatto, è l’unico di cui (legittimamente) dispongono.
Ilario Luisetto
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