A tu per tu con il giovane artista campano, al suo esordio discografico con il singolo “Merith“
E’ disponibile in rotazione radiofonica e negli store digitali dallo scorso 24 aprile “Merith”, il brano che segna il debutto di Murphy, realizzato e distribuito da Elektra Records / Warner Music Italy, co-prodotto da Gianluca Spettoli e dallo stesso artista di Nocera Inferiore. Approfondiamo la sua conoscenza.
Ciao Giuseppe, benvenuto. Partiamo dal tuo singolo d’esordio “Merith”: cosa rappresenta per te quello che, di fatto, è il tuo personale biglietto da visita musicale?
«”Merith” è un prezzo a cui tengo tantissimo, per me ha un forte significato perché rappresenta l’inizio di un percorso nuovo, un’occasione importante. Ripeto, tengo tantissimo a questo pezzo perché mi ha aperto le porte di un nuovo modo di promuovere la mia musica».
Dal punto di vista testuale, racconti un amore sensuale, ma anche un po’ tormentato. Quale stato d’animo hai voluto fotografare esattamente?
«Guarda, esattamente è una parola che non mi si addice (sorride, ndr), nel senso che di solito in scrittura cerco sempre di essere emotivo al 100%, quindi non non c’è mai una sola sensazione, piuttosto un insieme di momenti che poi danno vita alla storia che sarà il pezzo finale. In questo specifico caso ho cercato di sottolineare l’importanza che si cela nella sensualità, ma anche in quel lato un po’ oscuro di una relazione, una sorta di passione espressa in modo diverso».
A livello musicale, invece, le sonorità sono avvolgenti, ipnotiche se vogliamo. Questo è il tipo di sound in cui ti identifichi e che caratterizzerà le tue future produzioni, oppure hai da parte anche pezzi diversi, un percorso diciamo più trasversale?
«Diciamo che lavoro ad ha un sacco di cose, ho scritto cose diverse, ho sempre prodotto tanti tipi di musica e mi piace tanto sperimentare, lavorare su me stesso. Questo è un sound a cui quindi tengo particolarmente, che ho ricercato e che sicuramente riproporrò in futuro, ma mai dire mai, nel senso che ho tanta voglia di fare cose nuove e di suonare in modo diverso».
Facciamo un salto indietro nel tempo, quando e come hai capito che tu e la musica eravate fatti l’uno per l’altra?
«Ho iniziato da piccolo ad approcciarmi alla musica, mio padre era un grande ascoltatore e suonava la batteria. Nel crearla il rapporto con la musica è stato subito naturale, ho cominciato da ragazzino con un computer, poi ho comprato il mio primo è mpc per fare hip hop e campionare, fino ad approfondire la conoscenza di vari software per creare musica e ho cominciato a fare il deejay . Col tempo, grazie ad alcuni amici, mi sono avvicinato alla scrittura e ho iniziato a registrare i primi pezzi. Tutto è stato molto naturale, non l”ho mai vissuta come una cosa da fare, bensì come una cosa mia personale che mi serviva per esprimermi».
Che idea ti sei fatto dell’attuale settore discografico? Con quale spirito ti affacci al mercato?
«Mai come in questo momento, credo che sia attivo, prolifico e ricco di cose belle, ma allo stesso tempo anche molto saturo e pieno di cose belle, diciamo così. Ognuno ha la sua visione quindi bisogna rispettare tutto, penso che la mia sia una proposta importante, che abbia un valore artistico e che, quindi, possa essere apprezzata».
Veniamo all’attualità, all’emergenza sanitaria nei confronti del contenimento del Coronavirus che sta mutando, seppur momentaneamente, la nostra quotidianità. Tu, personalmente, come stai vivendo tutto questo?
«In realtà la sto vivendo molto tranquillamente perché da quando mi sono trasferito Milano non uscivo molto di casa, se non per lavorare o andare in studio. Insomma, non mi ero ancora adattato, anche perché è una città bella tosta, con dei ritmi serrati, se non vai cauto puoi perderti, quindi ho vissuto gli ultimi mesi in casa o comunque senza uscire più di tanto. Sicuramente questa situazione è più stressante perché non hai la possibilità di farti un giro se ne hai voglia, è più oppressivo, paradossalmente poco d’ispirazione, infatti non riesco a creare tanto».
Al netto dell’incertezza dovuta a questa complicata situazione, quali sono i tuoi prossimi progetti in cantiere? Cosa dobbiamo aspettarci dalla tua nuova musica?
«Stiamo lavorando tanto, non abbiamo ancora programmi ben definiti, ma ho tante cose da proporre. Senza entrare nel dettaglio, penso che la linea base rispecchi quello che è stata questa prima uscita, anche se sicuramente ci sarà anche qualcosa di più rock, magari meno soft rispetto a “Merith”».
Per concludere, a chi si rivolge oggi e la tua musica e a chi ti piacerebbe arrivare in futuro?
«Penso che la mia musica si rivolga a tutti, i miei testi sono molto quotidiani, di facile comprensione e, proprio questo motivo, è semplice farli propri. Quindi, credo che il mio pubblico possa comprendere un range che va da un ragazzino che vive le sue prime esperienze ad una persona un po’ più adulta che si rispecchia in quelle stesse esperienze vissute in passato. Mi piacerebbe arrivare a tutte queste persone, senza darmi nessun limite o senza voler restare in un target ristretto di persone e di culture. Mi piacerebbe affacciarmi a tutti coloro i quali riescono a rispecchiarsi in quello che dico».
Nico Donvito
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