“Musica” di Jovanotti: te la ricordi questa?

Viaggio quotidiano nella colonna sonora della nostra memoria, tra melodie sospese nel tempo pronte a farci emozionare ancora. Oggi parliamo di “Musica” di Jovanotti
La musica è la nostra macchina del tempo: basta una nota, un ritornello, ed eccoci di nuovo lì, in una stagione vicina o lontana, in un’auto con i finestrini abbassati o nella cameretta della nostra infanzia. “Te la ricordi questa?” è il nostro appuntamento quotidiano per riavvolgere il nastro delle emozioni, proprio come si faceva una volta con una semplice penna e una musicassetta. Oggi l’orologio del tempo ci riporta al 2015 con “Musica” di Jovanotti.
Ogni giorno, alle 13:00, vi accompagneremo in un viaggio musicale alla riscoperta di queste gemme nascoste: canzoni che hanno detto tanto e che hanno ancora tanto da dire, pronte a sbloccare ricordi, evocare immagini, restituirci pezzi di passato con la potenza che solo la musica sa avere. Brani che forse oggi non passano più in radio, pezzi di artisti affermati lasciati in un angolo, o successi di nomi che il tempo ha sbiadito ma che, appena tornano nelle nostre orecchie, sanno ancora farci vibrare. Perché la musica non invecchia, si nasconde soltanto tra le pieghe del tempo, aspettando il momento giusto per colpire nel segno e farci esclamare sorpresi un: “Te la ricordi questa?”.
Ti sblocco un ricordo: “Musica” di Jovanotti
Nel vasto e colorato mosaico sonoro di “Lorenzo 2015 CC”, tredicesimo album in studio di Jovanotti, la canzone “Musica” si staglia come una traccia apparentemente nascosta, ma di straordinaria potenza emotiva. Non è stata lanciata come singolo, ma è bastato l’ascolto per farla entrare nel cuore di chi ama le canzoni che parlano all’anima.
Il brano è una dichiarazione d’amore viscerale per quella forza invisibile e tangibile che è la musica: una presenza che “carica”, che “viene dall’Africa”, che accompagna ogni sfumatura dell’esistenza. Jovanotti la presenta come battito primordiale, vibrazione che attraversa le contraddizioni del mondo: guerre, algoritmi, lingue mai parlate, città mai visitate, pallottole e preghiere.
Con questa canzone, Jovanotti non canta solo la musica: la vive, la onora, la celebra. E ci ricorda che, in un mondo complicato, resta “questa cosa che ci carica”… e forse basta.
Il testo di “Musica” di Jovanotti
Tutto quello che non saprò mai
e che mi gira intorno, mi tiene vivo
Tutto questo eterno movimento che noi ci siamo dentro,
la gioia e lo spavento
Tutte le parole fuori tempo, le strade senza scampo,
le orecchie che non vogliono sentire
Tutte le ragioni che non ho,
tutti gli orizzonti che non ho toccato, mai
E poi c’è questa cosa che mi carica
e si chiama musica (musica)
E poi c’è questa cosa che mi carica
e viene dall’Africa (Africa)
Tutte le città dove non sei,
tutti i fatti che non sono i miei ma mi interessano lo stesso
tutte le parole che significano cose nelle lingue che non ho parlato, mai
tutte le mattine che mi sveglio con quell’odore addosso
degli incubi di un mondo che non gira
tutte le periferie in rivolta in cerca di una svolta
profumi che si mischiano nell’aria
E poi c’è questa cosa che mi carica
e si chiama musica (musica)
E poi c’è questa cosa che mi carica
e viene dall’Africa (Africa)
Tutte le ragazze alla pari,
luoghi immaginari dove si sogna di ricominciarel’odore della pista e dei locali,
seminterrati dove nel buio ci siamo illuminati
tradimenti e giustificazioni
milioni di milioni di milioni di opinioni
tutte le preghiere della gente,
tutte le pallottole sparate ad un bersaglio trasparente
E poi c’è questa cosa che mi carica
e si chiama musica (musica)
E poi c’è questa cosa che mi carica
e viene dall’Africa (Africa)
Tutti gli algoritmi che mi contano,
guidano, portano, indicano cose da comprare
ogni informazione condivisa che come una divisa ti rassicura,
ti fa rassicurare
le mattine che mia madre si era svegliata all’alba per prepararmi la colazione
gli ingranaggi che trasformano il vuoto di un’assenza
nel palco della mia esibizione
tutte le distanze immense nel mondo
e nelle stanze gli specchi che riflettono le assenze
le circostanze che obbligano a dire da che parte sto,
da che parte stai
tutto il viaggio è sciolto nel bicchiere le nuvole di ieri,
la neve dell’inverno scorso
il miracolo ti arriverà,
l’oceano attraversato nuotando a dorso
la fame, il disgusto, il lusso della scelta, il mondo che rimane una
questione aperta
la lotta per restare umani con qualche imprevedibile regalo tra le mani
E poi c’è questa cosa che mi carica
e si chiama musica (musica)
E poi c’è questa cosa che mi carica
e viene dall’Africa
E poi c’è questa cosa che mi carica
e si chiama musica (musica)