Essere artisti: tra diritti e doveri
Fare i cantanti è un lavoro. Nel nostro Paese è un concetto spesso distrattamente sottovalutato e non tenuto adeguatamente in considerazione ma è così a tutti gli effetti. Essere artisti, poi, è un qualcosa anche di più perchè non tutti coloro che cantano possono essere realmente assoggettabili alla categoria di chi produce davvero arte. Ma questo è un concetto ancor più complicato da affrontare perchè, anche in questo caso, l’Italia vive una strana sindrome che confonde i confini della definizione di “artista” e che tende a rendere “arte” qualsiasi cosa venga prodotta ed immessa nel mercato privando così del suo valore fondativo la stessa parola oltre che chi, giustamente, dovrebbe farsene vanto.
Ma se fare arte è considerato un lavoro (e, a tal proposito, è necessario che si richieda a sempre maggior voce che ciò avvenga per davvero presso la società civile oltre che nelle istituzioni) da esso ne dovrebbero derivare, di conseguenza, anche diritti e doveri.
E’ proprio in questo senso che accogliamo con passione e condivisione quanto scritto personalmente da Anna Oxa in persona soltanto qualche giorno fa nei propri spazi social ufficiali (che, è bene ricordarlo, sono soltanto quelli denominati Oxarte sia su Facebook che su Instagram). Una delle massime voci femminili italiane degli ultimi 40 anni ha scelto, infatti, di tornare ad esporsi pubblicamente proprio su questo punto sottolineando come l’essere artisti (qui una bella riflessione che la cantante aveva proposto in passato sul senso di essere artisti) comporti certamente dei doveri, sia sul piano concreto e materiale che su quello etico e morale, ma, contemporaneamente, anche dei doveri che la società e lo Stato non dovrebbero dimenticare di rispettare.
A tal proposito riportiamo quanto la voce di ‘Quando nasce un amore’ dichiarava, all’indomani della sua discutissima esclusione al Festival di Sanremo del 2013 operata da Fabio Fazio, a ‘L’Arena’ ospite di Massimo Giletti: “Vorrei far capire che ciò che sto sollevando è a favore della musica, dell’arte e della creatività per fare in modo che qualcuno possa ripristinare la creatività che è stata veramente una qualità di questo Paese in tutto il mondo dando nuovamente la possibilità ai ragazzi giovani di fare per davvero questo mestiere attraverso delle leggi precise. Se qualcuno vuole fare il musicista è un suo diritto farlo ed essere stipendiato per ciò che fa esattamente come avviene in Francia o in altri Paesi del mondo”.
Allora i tempi sembrarono prematuri e la Oxa venne attaccata ed accusata di guardare esclusivamente al proprio tornaconto personale sia dai colleghi che dagli addetti ai lavori del settore della musica, dell’informazione e della politica. Accuse che, come dicevamo, evidenziano il fatto di come, in questo Paese, la musica e l’arte più in generale vengano considerate come realtà non lavorative da parte della società civile e, ancor peggio, della classe politica responsabile della gestione delle istituzioni e del legiferare pubblico.
Negli ultimi anni degli importanti e sostanziosi passi in avanti sono stati compiuti soprattutto per mezzo della Direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio sul diritto d’autore nel mercato unico digitale approvata nel corso del 2019 dopo essere stata presentata ufficialmente solo nel 2015 e venendo tutt’ora continuamente violata e discussa nelle proprie applicazioni non ancora messe rigorosamente in vigore da una realtà, quella del web, estremamente difficile da regolamentare, controllare e assoggettare a causa dell’estrema libertà concessa agli utenti e degli ingenti interessi in gioco da parte dei colossi internazionali del mercato dell’online. Su tale base possono, dunque, oggi effettivamente combattersi quelle battaglie che nel web vedono essere sfruttate immagini e creazioni artistiche senza alcun diritto legale danneggiando, proprio nel senso profondo del termine, il lavoro di artisti e professionisti che di ciò dovrebbero vivere. Pagine social che ai più appaiono innocenti come illegittimi video su YouTube con sottofondi musicali altrui realizzano, però, delle autentiche violazioni del diritto d’autore e determinano delle vere e proprie sottrazioni di diritti che i “lavoratori dell’arte” dovrebbero volersi veder riconosciuti.
Ancor oggi, dunque, si combatte per dare alla musica e a chi la fa dei diritti garantendo agli artisti quanto, in realtà, spetterebbe loro esattamente come a tutti gli altri lavoratori. Su quest’ottica fanno particolarmente riflettere le immagini di Piazza Duomo a Milano di soltanto qualche giorno fa quando la manifestazione di ‘Bauli in Piazza‘ ha portato i lavoratori dello spettacolo a chiedere di essere riconosciuti dallo Stato come dei professionisti a tutti gli effetti. Professionisti a cui, in questo periodo di particolare difficoltà determinato dall’esigenza Covid-19 con tutte le sue ricadute sociali e occupazionali, è stato tolto tutto senza riconoscere niente. Niente proprio perchè agli occhi dello Stato, finora, essere artisti non significa, paradossalmente, essere lavoratori. Ancora una volta occorre sottolineare come il mondo della musica sia, in realtà, una specie di gabbia dorata in cui tutto appare splendido ma che, invece, conserva fin troppe contraddizioni. L’invito è quello ad unirsi e a lottare insieme perchè i diritti di ognuno vengano adeguatamente e legalmente riconosciuti nel pieno rispetto delle normative vigenti e di quello “stato di natura” che tutela il lavoro. E in questo senso le parole di Anna Oxa erano state ancora una volta, ahimè in questo caso, premonitrici…
Ilario Luisetto
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