venerdì 22 Novembre 2024

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Nahaze: “Carillon? Una versione decisamente molto intima” – INTERVISTA

A tu per tu con la giovane cantautrice lucana, in uscita con una nuova versione del singolo “Carillon

Reduce dal debutto discografico sancito da “Carillon” in coppia con Achille Lauro, prosegue il momento fortunato di Nathalie Hazel Intelligente, meglio conosciuta con lo pseudonimo Nahaze, talentuosa artista che ha da poco pubblicato una nuova versione del brano in solitaria, una versione sentita, intima e profonda. In occasione di questa preziosa uscita, abbiamo raggiunto tramite Skype la giovane cantautrice lucana per approfondire la conoscenza della sua ispirata visione musicale.

Ciao Nathalie, benvenuta. Inaugurerei questa nostra chiacchierata partendo da “Carillon”, il tuo singolo d’esordio uscito qualche mese fa, impreziosito dal featuring con Achille Lauro. Com’è nata l’idea di rivisitare questo pezzo da sola in chiave acustica?

«Questa uscita non era programmata, è stato un modo per rimanere in contatto con il pubblico in questa situazione difficile, perché gli altri progetti in cantiere naturalmente sono slittati. E’ stata registrata in camera, è una versione totalmente home made, compreso il videoclip, una versione decisamente molto intima».

La versione originale ha ottenuto ad oggi circa 7 milioni e mezzo di stream su Spotify ed oltre 4 milioni di visualizzazioni su YouTube. Numeri che fanno girare la testa, soprattutto per un opera prima come nel tuo caso. Tu come stai vivendo questo momento? Perché è chiaro che intorno al tuo progetto c’è abbastanza hype…

«Per me è sconvolgente, la mia vita è cambiata molto nel giro di pochi mesi, compresi i miei sogni. Sono super felice perché proprio nel momento di maggiore indecisione sul futuro, durante il quinto anno di scuola superiore, non sapevo cosa fare e mi chiedevo se valeva la pena o meno continuare con la musica. Insomma, nel momento più opportuno mi è capitata questa grande occasione».

Cosa ci racconti a proposito della collaborazione con Lauro? Quali sono gli aspetti artistici che più ti hanno colpito di lui?

«Lauro lo seguo da tanti tanti anni, il primo ascolto l’ho fatto alle medie. Mi ha sempre colpito di lui il suo lato sensibile, come se riuscisse ad entrare subito in contatto con l’ascoltatore, come se le cose che racconta le avessi vissute anch’io in prima persona. Questa sua sensibilità si riflette a livello umano, infatti, è una persona fantastica, disponibile ed empatica».

C’è stato un momento in cui hai scoperto la tua passione per la musica?

«In realtà non saprei dare un punto d’origine, per me la musica è una cosa innata, non c’è un inizio e non credo ci sarà mai una fine. Il momento in cui ho realizzato di voler vivere di questo è stato quando ho scritto e cantato il mio primo testo, da lì ho pensato di provare a trasformare questa mia passione in un vero e proprio mestiere».

Quali ascolti hanno contribuito e influenzato la tua crescita?

«Fondamentalmente non ho un genere di riferimento vero e proprio, anzi, ho sempre ascoltato di tutto. Eminem è stato l’artista che mi ha segnato più di tutti, come anche Rihanna, Lady Gaga, come anche tanti altri artisti italiani o band importanti come i Pink Floyd. Insomma, varie influenze».

Veniamo all’attualità, all’emergenza sanitaria nei confronti del contenimento del Coronavirus che sta mutando, seppur momentaneamente, la nostra quotidianità. Tu, personalmente, come stai vivendo tutto questo?

«La sto vivendo bene, perché mi rendo conto di essere molto fortunata, di avere i miei cari in salute, di non avere problemi, necessità e urgenze. Mi dedico a quello a cui magari prima non avevo tanto tempo, per la scuola o per altri impegni. Allo stesso tempo ho un peso che grava pensando al mondo in generale, a come stanno gli altri, quindi non posso dire di stare bene. Penso che questa “pausa” ci abbia riportato un po’ con i piedi per terra, ci ha aiutato a riallacciare rapporti veramente intimi».

Al netto della confusione dovuta a questa complicata situazione, quali sono i tuoi prossimi progetti in cantiere? 

«Ultimamente mi sto dedicando molto alla scrittura, ho realizzato un pezzo proprio ieri. Sicuramente ci sarà presto un album, in modo da poter definire bene quello che è la mia musica. Successivamente non vedo l’ora di potermi esibire dal vivo, portare live le mie canzoni, riuscire ad entrare veramente in contatto con le persone che mi dimostrano supporto, mi stanno accanto e mi aiutano».

Toglimi una curiosità, che effetto fa essere la prima artista lanciata da Elektra Records, la storica etichetta statunitense. Come ci si sente ad essere la prima in Italia? 

«E’ una responsabilità molto grande, sono super contenta, super emozionata. Spero di poter rappresentarla bene, spero di poter essere quello che loro hanno creduto che io fossi».

Per concludere, a chi si rivolge oggi e la tua musica e a chi ti piacerebbe arrivare in futuro?

«La mia musica si rivolge ai ragazzi come me, ma anche adulti, penso a tutti. Non mi concentro su chi, mi concentro su cosa. Spero di poter arrivare a più pubblico possibile, vorrei che la mia musica emozionasse persone diverse tra loro e non rivolgermi esclusivamente ad una sola fascia d’età».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.