martedì, Aprile 16, 2024

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Nek ci spiega “Il mio gioco preferito” con un ritorno al passato – RECENSIONE

Recensione del nuovo album d’inediti

Per il suo ritorno sulle scene discografiche dopo un disco estremamente contaminato dai linguaggi elettronici come Unici (di cui qui la nostra recensione) ed un tour live condiviso con i colleghi pop Renga e Pezzali, Nek ha scelto un album che segna un ritorno alle origini e al gusto di assaporare la musica per gradi, senza fretta consumistica. Il mio gioco preferito – Parte prima, in sostanza, è proprio questo: un disco che vuole suonare contemporaneo pur sapendo di tradizione e di ritorno a delle origini musicali che si collocano parecchio indietro nel tempo.

Il brano manifesto scelto per questo progetto è stata quella Mi farò trovare pronto presentata senza troppa fortuna all’ultimo Festival di Sanremo suscitando, forse, più delusione che stupore. Delusione non perchè si sia di fronte ad un brutto brano ma perchè la canzone, di per sè, non sconvolge le anime e le attese come aveva avuto la forza di fare, solo qualche anno fa, quella stravolgente Fatti avanti amore. Ed il motivo di questa scarsa sorpresa sta nel fatto che la canzone essenzialmente non sceglie di andare a parare in nessuna parte: c’è un respiro di archi nello special che sembra spalancare le porte al recupero di atmosfere più intime e tradizionali ma c’è anche una continua batteria ritmica che invoca il miglior pop-rock oltre a qualche accenno di elettronica che rimanda all’ultimo progetto. D’altra parte lo stesso Nek invoca la musa ispiratrice, in un inciso che ingiustamente passa alla memoria per un poco entusiasmante “sono pronto, sono pronto”“chissà quale canzone, ne venisse almeno una per essere all’altezza dell’amore”. Insomma, la canzone giusta, quella che spiazza e sorprende, non è arrivata facendo pensare al già sentito per un brano che, nell’album, viene riproposto anche in versione di duetto con Neri Marcorè ma nemmeno Mi farò trovare pronto (di fronte a te) ha la spinta giusta per agguantare l’ascoltatore che pur qui può scoprire un testo a tratti centrato grazie ad una dimensione decisamente più acustica e rilassata.

In realtà il manifesto del progetto è quella La storia del mondo che ha proseguito il percorso radiofonico di un progetto, forse, ormai troppo compromesso. Anche qui la sorpresa non si palesa ma la volontà di dar maggior valenza alla musica suonata è evidente ed inoppugnabile. Anche se la vocina tutta elettrica c’è ben più importante è il suono della batteria che sancisce il ritmo e appoggia con coerenza e con spessore di suono la voce di Nek sempre così sottile e riconoscibile. Su questa scia si colloca anche Alza la radio, altro brano in cui attualità di produzione e tradizione di suono si mischiano dando come risultato un’ottima fusione di intenti che si gioca il titolo di brano dell’estate con la successiva Il mio gioco preferito che, invece, gioca a braccetto con le doppie voci, presenti fin dall’apertura del pezzo. Musica sotto le bombe unisce con efficacia il ritmo delle strofe ed un inciso canticchiabile che, però, non esplode mai appieno sfruttando, forse, a metà le proprie potenzialità.

Cosa ci ha fatto l’amore apre la tranche finale che si rivela quella più propriamente retrò musicalmente parlando. Si parte con la chitarra acustica che accompagna una voce che risuona come quella di un cantastorie che non ha altro obiettivo che comunicare. Il concetto è quello che “la vita è un po’ una stronza ma ci ha reso forti” ed è per questo che “ti aspetto ancora come la prima volta”. Sarà retrò ma è pur sempre la cosa più bella.

Un disco breve, forse troppo per raccontarsi davvero, che ha la voglia di scoprirsi nuovo e vecchio insieme, tradizionale ma contemporaneo, ballabile ma intenso. Tanti i desideri contrastanti che custodisce, tante le soluzioni non apertamente schierate e realizzate che offre all’ascoltatore che a tratti si sente disperso tra canzoni che non danno quasi mai la sensazioni di essere a fuoco, di aver capito da che parte guardare e quale storia voler raccontare. Questa prima parte de Il mio gioco preferito racconta tutto l’entusiasmo di fare musica che Nek sembra avere in questo momento della sua vita ma cela anche un nuovo punto basso del suo percorso sperando che si riprenda presto e riesca a trovare, ancora una volta, la canzone giusta per voltare pagina musicalmente. Un buon disco, senz’altro suonato e scritto bene ma che pecca della canzone manifesto, di quel brano davvero capace di passare alla storia in un repertorio che di classici ne ha già parecchi. Ed oggi, senza la canzone manifesto è difficile imporsi…

Migliori tracce | La storia del mondo – Cosa ci ha fatto l’amore

Voto complessivo | 6.8/10

Tracklist |

  1. La storia del mondo  
    [Nek, Giulia Anania, Andrea Bonomo, Luca Chiaravalli, Davide Simonetta]
  2. Mi farò trovare pronto
    [Nek, Paolo Antonacci, Luca Chiaravalli]
  3. Alza la radio
    [Nek, Andrea Vigentini, Andrea Bonomo]
  4. Cosa ci ha fatto l’amore 
    [Nek, Raige, Davide Simonetta]
  5. Il mio gioco preferito
    [Nek, Andrea Bonomo, Gianluigi Fazio]
  6. Musica sotto le bombe
    [Nek, Andrea Bonomo, Gianluigi Fazio]
  7. Mi farò trovare pronto (di fronte a te) feat. Neri Marcorè 

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Ilario Luisetto

Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.
Ilario Luisetto
Ilario Luisetto
Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.