Pubblicati tutti i dati del mercato discografico italiano nel 2018
Il 2018 è stato un anno positivo per il mercato discografico italiano. L’ennesimo a dire il vero, visto che, a livello globale, quello appena trascorso è il quarto anno consecutivo di crescita per il settore musicale. Ma, in realtà, i dati rimangono preoccupanti. Molto.
Se nel mondo l’industria discografica cresce del 9.7% rispetto al 2017, in Italia la crescita è assai più limitata e si ferma al 2.6%. Il fatturato globale nel 2018 si è attestato sulla cifra di 19.1 miliardi di dollari (nel 2017 furono 17.3 miliardi di dollari) mentre, invece, in Italia raggiunge i 228 milioni di euro (lo scorso anno si parlava di 223 milioni di euro).
I dati più preoccupanti, però, derivano dai valori dei diversi segmenti di mercato tracciati dall’analisi compiuta da IFPI (International Federation of the Phonographic Industry). Il numero di dischi venduti nelle loro copie fisiche sono in costante decrescita e con ciò cala anche il fatturato che, solo nell’ultimo anno, è diminuito del 29.3%. Perdono quota anche il vinile (-15% del fatturato) ed i servizi di download come iTunes (-18.1% del fatturato rispetto al 2017).
A salire è il mercato digitale dello streaming che in Italia negli ultimi 12 mesi ha segnato un +44.3% complessivo (aumentano del 55.4% rispetto al 2017 gli introiti derivati dagli abbonati ad un servizio di streaming, del 15.4% quelli degli incassi pubblicitari e del 28.6% quelli derivati dalla pubblicità sulle piattaforme di video-streaming).
Nel resto del mondo il crollo del mercato fisico è più ridotto (10.1% contro il nostro 27.1%) mentre maggiore è quello del download (21.2% contro il nostro 18.1%). Più ridotta è anche la crescita dello streaming (34% nel mondo, 44.3% in Italia) anche se, a livello globale, questo rappresenta il 47% di tutti gli incassi discografici mentre in Italia la fetta si restringe al 41%.
Entusiasti sono stati i commenti generali ma la riflessione che occorrerebbe fare è cosa succederà quando anche quel poco mercato fisico che ci resta sparirà totalmente costringendo l’industria discografica a guardare altrove per sopravvivere. Perchè di sopravvivenza stiamo parlando. Il fatturato sembra esorbitante ma, in realtà, le cifre sono assai modeste e la tendenza, sempre maggiore, ad appoggiarsi allo streaming digitale (non imponendo adeguati corrispettivi economici al servizio) impoverirà ulteriormente uno scenario già abbastanza drammatico.
Ilario Luisetto
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