giovedì 21 Novembre 2024

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Nello Daniele: “Suonare e cantare Pino fa star bene tutti” – INTERVISTA

A tu per tu con l’artista napoletano, in uscita negli store digitali con il singolo “Lontano da te

Un’ode all’amore universale, così potremmo definire “Lontano da te”, il nuovo singolo di Nello Daniele, musicista e cantautore partenopeo classe ’65. Nel corso della sua longeva carriera, l’artista vanta numerose e prestigiose collaborazioni, da Enzo Gragnaniello a James Senese, passando per Gianni Donzelli degli Audio 2, Francesco Baccini e suo fratello Pino Daniele, che continua ad omaggiare attraverso una prolifica e intensa attività live.

Ciao Nello, partiamo dal tuo nuovo singolo “Lontano da te”, cosa racconta?

«“Lontano da te” racconta l’amore universale, quell’amore necessario a ciascuno di noi per stare bene ogni giorno. Quando si parla di amore universale si va ben oltre l’amore tra uomo e donna, c’è anche l’amore per la propria famiglia, per gli amici, per la propria terra, per le proprie tradizioni».

Quanto è importante infondere messaggi positivi in questo particolare momento storico?

«Ritengo che in questo momento sia molto importante, anzi, fondamentale, rivolgersi ai  giovani perché,  secondo me, le nuove generazioni faticano molto a trovare una loro dimensione e hanno grandi difficoltà a realizzare i propri sogni. I tempi moderni sono costruiti su un mondo virtuale, un mondo molto sterile dove ci sono immensi silenzi e sterili messaggi. Bisogna dar loro una mano a trovare la giusta strada e i   giusti valori per il loro avvenire».

Quali innovazioni e quali assonanze contiene rispetto alle tue produzioni passate?

«Le innovazioni sono all’ordine del giorno. Mi ritengo un musicista libero e quindi ho il privilegio di poter essere me stesso. Questo mi permette di non farmi influenzare ed evitare di seguire le mode se non le condivido».

Cosa avete voluto trasmettere attraverso le immagini del videoclip diretto da Alessandro Freschi?

«Nel video ripeto  più volte questa frase: “libertà di proseguire il proprio cammino senza nessun compromesso e superare  tutti i livelli come se fosse un video game”. In altre parole, non bisogna mai fermarsi e non bisogna mai guardare indietro».

Chiederti come la musica sia entrata a far parte della tua vita è scontato, ma sono curioso di sapere perché non è mai uscita: qual è l’aspetto che più ti affascina del tuo mestiere?

«Così come la musica è entrata nella mia vita, allo stesso modo non ne uscirà mai. Non siamo noi a decidere, e lei che ti sceglie, ti entra nelle vene, ti tocca il cuore, ti avvolge il corpo come un’onda. La cosa che più mi affascina? Il live, il momento in cui salgo sul palco e sento un brivido percorrere tutto il corpo. Sono indescrivibili le emozioni e le vibrazioni che si provano. E’ vita, è emozione pura!».

Quali ascolti hanno accompagnato e influenzato il tuo percorso?

«Ho sempre ascoltato tutti i generi musicali ma è stato Pino con la sua musica a coinvolgermi. E da Pino ho attinto, Pino mi ha ispirato, Pino mi ha indicato la strada».

A proposito di Pino, quali sono le caratteristiche che, secondo te, mancano maggiormente al pubblico di questo grandissimo uomo e artista?

«Nelle serate in cui propongo al pubblico un omaggio a mio fratello mi limito, inizialmente, a trasmettere solo un’emozione  “sonora” ma dal quel momento in poi nasce qualcosa di magico, oserei dire qualcosa di irraccontabile e, all’improvviso, con noi c’è Pino. Pino manca a tutti. Manca la sua immagine, manca la sua personalità, manca la sua musica, manca la sua poesia, manca il suo amore. Io mi limito a prendere per mano il pubblico e con grande umiltà cerco di eseguire il suo repertorio. In suo onore e in sua memoria. Suonare e cantare “Pino Daniele” fa star bene tutti».

Perché un artista come Pino non potrà mai avere eredi?

«Gli eredi sono quelli che si presentano dal Notaio il giorno dell’apertura del testamento. Gli eredi di Pino sono tutti coloro che continueranno ad ascoltare la sua musica e seguiranno a ricordarlo. Da un punto di vista professionale, invece, di Pino non può che essercene uno. E’ c’è già stato».

Come valuti il livello generale dell’attuale settore discografico?

«Bella domanda! Mi fa davvero piacere rispondere a questa domanda. Il livello attuale del settore  discografico è abbastanza confuso e allo stesso tempo monocorde. Cavalcano tutti la stessa onda non pensando che proprio quell’onda potrebbe travolgerci tutti cancellando in poco tempo  tutto quello che la musica ci ha regalato in questi anni. Capisco le nuove mode, posso accettare uno o al massimo due generi nuovi però, quando vedo che i primi a fomentare il mercato della musica monocorde sono proprio i discografici beh! più che mercato della musica direi che stiamo parlando del mercato della frutta!».

Ti senti rappresentato da ciò che si sente oggi in giro?

«Mi sento rappresentato a tratti. Come dicevo poc’anzi, la nuova produzione discografica è un po’ inflazionata. Rispetto le tendenze delle nuove generazioni, comprendo il loro linguaggio, capisco la loro necessità di raccontare in musica il mondo malato nel quale vivono, il loro disagio. Capisco anche che, attraverso la musica, cercano di costruire il loro futuro e sarebbe un errore grossolano per noi un po’ “vecchio stampo” metterci il naso. I giovani vanno ascoltati, vanno compresi ma andrebbero anche aiutati. Per questo motivo continuo ad essere felice di essere un musicista libero e voglio rimanere tale».  

Per concludere Nello, in che direzione andrà la tua musica?

«La mia musica, anche in futuro, sarà sempre la stessa. Sarà quella che ho suonato fino ad oggi. Mi manterrò a galla con il mio stile e sarò felice perché suonerò esattamente quello che voglio e non quello che vogliono “gli altri”. Sarà ancora una volta la musica fatta di strumenti acustici. Sarà jazz, blues e folk. Sarà musica “vera”, suonata con gli strumenti e non quella elettronica confezionata a suon di sintetizzatori. Se andiamo avanti di questo passo, presto chiuderanno i conservatori musicali».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.