A tu per tu con il cantautore, in uscita con il nuovo singolo intitolato “Al di là del limite“
Tempo di nuova musica per Antonello Garofalo, meglio noto con lo pseudonimo di Neo Garfan, al suo ritorno discografico con il singolo “Al di là del limite”, brano che anticipa l’uscita del suo terzo album “Suoni dalla luna” prevista per il prossimo anno. Approfondiamo la sua conoscenza.
Ciao Neo, benvenuto. Partiamo dal tuo nuovo singolo “Al di là del limite”, cosa racconta?
«”Al di là del limite” incarna nello stesso titolo la sua natura in qualche modo “prepotente” in una accezione positiva del termine. Sottolinea uno stato d’animo, la paura del confronto e il conseguente superamento del limite, quasi fosse un alibi perfetto. Nel videoclip racconta l’uomo e la donna con una iconografia affascinante e delirante allo tempo stesso. L’incapacità di prendersi, accarezzare, comprendere si esprimono in una danza contrapposta ad uno stato di costrizione e chiusura. Un dialogo, un’aggressione, un incontro… tutto si mescola velocemente intorno ad una porta, unica vera protagonista. Solo quando questa si aprirà, i due si troveranno finalmente soli con le loro fragilità».
Quali sensazioni e quali riflessioni ti hanno accompagnato nella fase di scrittura del pezzo?
«Una canzone ha bisogno di essere scoperta, ma la canzone stessa durante la sua genesi scopre il suo autore. Il brano inizia ad avere una sua personalità e si instaura un dialogo con esso. Mi spiego meglio, non mi metto mai al piano o alla chitarra con un’idea precisa, lascio che gli spunti mi parlino, li assecondo e li cestino, modifico… i veri contenuti prendono forma lentamente, si inseriscono nel contesto più o meno naturalmente. Solo quando la fase di concezione si trova ad un livello avanzato, lascio che la canzone mi rivolga la parola».
C’è una frase che, secondo te, rappresenta e sintetizza al meglio il senso del brano?
«“Io combatto a mani nude la tua gravità e conosco esattamente come finirà” è uno schiaffo secco alla nostra incapacità di resistere alle pulsioni più elementari, la consapevolezza che cederemo e la povertà dei mezzi con cui possiamo difenderci, le mani nude in questo caso».
Dal punto di vista narrativo, cosa aggiungono le immagini del videoclip diretto da te e da Francesca Debri?
«Il contesto è più onirico che narrativo, ci siamo concentrati sugli aspetti simbolici. La camicia di forza, la danzatrice che piange lacrime colorate, lasciando che i protagonisti vivessero lo spazio oltre ad occuparlo. Considero questo video la perfetta conseguenza della canzone, non poteva che essere così. Ci siamo tenuti alla larga dalla bellezza nella sua espressione più patinata, rimarcando l’aspetto animale ed emotivo, senza rinunciare alle armonie fotografiche».
Che ruolo gioca la musica nel tuo quotidiano?
«Dipende dal momento. Quando sono fase di scrittura abbiamo un rapporto conflittuale di odio e amore. In altre circostanze mi circonda e mi accompagna com’è giusto che sia».
A livello di ascolti, tendi a cibarti di un genere in particolare oppure ti reputi abbastanza onnivoro?
«Non ascolto di tutto, ho i miei punti di riferimento musicali da sempre. Tuttavia ultimamente mi confronto con realtà più lontane dal mio gusto che esplorano sonorità interessanti, nella prospettiva di contaminare i miei futuri lavori».
Qual è l’aspetto che più ti affascina nella fase di composizione di una canzone?
«Quando metto il bollino ad una canzone “finita”. Il resto è guerra. L’ispirazione non cade dal cielo, bisogna lavorare tanto».
“Al di là del limite” anticipa l’uscita del tuo nuovo album “Suoni dalla luna”, previsto per i prossimi mesi. Cosa dobbiamo aspettarci a riguardo?
«E’ un album concepito con i giusti tempi, tra composizione, produzione, mix e mastering abbiamo impiegato 3 anni alla sua realizzazione. Con Daniele Ferreri la produzione è stata un’avventura emozionante, tanta ricerca, sound design… Pierangelo Ambroselli ha curato i missaggi e abbiamo affidato i mastering a Chris Geringher Sterling sound di New York. Ho seguito personalmente ogni singolo passaggio, è stato faticoso ma oggi posso ritenermi soddisfatto di quanto fatto».
Per concludere, a chi si rivolge oggi la tua musica e a chi ti piacerebbe arrivare in futuro?
«Non prendo mai la mira a questo riguardo, vorrei parlare a più persone possibile, ritengo che fare musica sia questo, essere al servizio di chi ascolta oltre che goderne personalmente».
Nico Donvito
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