A tu per tu con la band fiorentina, in uscita con il nuovo singolo intitolato “La cosa più bella che ho“
E’ disponibile dallo scorso 8 ottobre il nuovo singolo di Samuele Casale, Niccolò Coveri e Giulio Gaudenzi, alias i Nèra, musicisti toscani grandi appassionati sia del rock che dell’elettronica. Si intitola “La cosa più bella che ho” il singolo che anticipa dell’album, attualmente in fase di lavorazione. Approfondiamo la loro conoscenza.
«Ognuno di noi ha la propria “cosa più bella”, non solo inteso come persona fisica, ma esteso a tutto ciò in cui l’ascoltatore si rivede. Spesso le piccole cose a cui diamo meno importanza sono le più significative e sono quelle che ci arricchiscono ogni giorno. Noi per esempio lo abbiamo reso in video come rivolto ad un’altra persona, con cui nonostante tutte le avversità c’è sempre il desiderio di ritrovarsi e di riconciliarsi, perché senza di essa la vita avrebbe un senso diverso».
Le piccole cose che ci fanno stare bene, in quest’epoca così frenetica e con l’avvento dei social, credete sia ancora possibile concentrarsi sulle cose importanti e non solo su quelle futili?
«È necessario. Passiamo troppo tempo a fare scrolling sui social, e questo non influisce sulla nostra vita, ma le fa perdere valore. Siamo troppo influenzati dai giudizi che le persone hanno sul web, perdendo di vista quello che ha veramente valore, come i contenuti e la qualità di essi. Certo, pubblicando foto di semi-nudo, oppure ostentando situazioni suscitando l’invidia di chi guarda, è il metodo acchiappa like più funzionante di sempre, ma cosa ci lascia poi?».
A livello musicale, invece, quali sonorità avete voluto abbracciare?
«Siamo influenzati dalla musica pop in generale, e soprattutto dalle sonorità 80s. Per fortuna gli anni ’80 sono del tutto attuali in campo musicale, e questo ci piace molto!».
Facciamo un salto indietro nel tempo, come vi siete conosciuti e quando avete deciso di dare vita al vostro progetto musicale?
«Ci conosciamo e siamo amici da una vita. È tutto iniziato così per gioco, fino a decidere negli anni di renderlo il nostro lavoro. Per questo abbiamo creato il BlairWitch House studio, la nostra “casa”, dove oltre a lavorare al nostro progetto, collaboriamo anche con altri artisti curandone la produzione artistica a tutto tondo».
Quali ascolti hanno accompagnato e influenzato il vostro percorso?
«In tre abbiamo avuto ascolti molto diversi fra noi, dallo stoner al progressive fino ad arrivare al pop internazionale. Sembrerà strano ma alla fine, il mix è quello che ci piace fare ora».
Con quale spirito vi affacciate al mercato e come valutate l’attuale settore discografico?
«Oggi il settore discografico è un mare pieno di squali. Oggi tutti sono capaci di fare musica, e questo ha aumentato esponenzialmente la quantità di concorrenza con cui abbiamo a che fare ogni giorno. E l’unico modo di sopravvivere in un mondo di squali è quello di essere il più grosso e agguerrito».
Quanto influisce la vostra terra, la Toscana, nelle vostre produzioni?
«Non ha influenze dirette, però da quando abbiamo cominciato a viaggiare, abbiamo scoperto come viene vista la Toscana dai “forestieri”. Siamo sempre rimasti affascinati dalle altre città che abbiamo visitato per il nostro lavoro, dalle persone ai posti bellissimi che abbiamo scoperto, ma ogni volta ci sentiamo ripetere che veniamo dalla città più bella di tutta Italia, di cui molti che la hanno visitata ne hanno un ricordo bellissimo. C’è bisogno di aggiungere altro?».
State lavorando con Valerio Carboni al vostro nuovo album di inediti, cosa potete anticiparci a riguardo?
«Abbiamo conosciuto Valerio un paio di anni fa e ci ha seguito fin da subito in questo percorso,instaurando anche una bella amicizia. Abbiamo lavorato a singoli che abbiamo fatto uscire con tanto di videoclip, e continueremo così, facendoci aiutare anche da Luca Pernici, grande amico e produttore».
Per concludere, dove e a chi desiderate arrivare con la vostra musica?
«È impossibile piacere a tutti, ma speriamo che la nostra musica piaccia e sia indirizzata a tutte quelle persone che abbracciano la nostra sonorità e abbiano voglia di ascoltare le nostre storie».
Nico Donvito
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