giovedì, Aprile 18, 2024

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Nice Question: “Si realizza il desiderio di quattro ragazzi di provincia” – INTERVISTA

A tu per tu con la band milanese, in uscita con il loro primo singolo ufficiale intitolato “Solo noi

Si chiama “Solo noi” il singolo che segna l’esordio discografico dei Nice Question, gruppo musicale milanese che mescola pop, rock e punk in un inedito e interessante cocktail di benvenuto. Un brano che parla d’estate senza cadere nella retorica dei soliti cliché, con un testo che racconta situazioni comuni e temi ricorrenti di questa stagione, lasciando trasparire una grande e viscerale passione per la musica. In occasione di questo debutto, abbiamo incontrato la giovane band composta da Marco Cocozza (voce e chitarra), Massimiliano Ubertiello (voce e chitarra), Andrea Bellini (batteria) e Alberto Barbazza (basso).

Ciao ragazzi, partiamo da “Solo noi”, che sapore ha per voi questo singolo d’esordio?

«Siamo davvero emozionati di aver lanciato il nostro primo singolo ufficiale. Finalmente, dopo tanta fatica e tantissime ore in sala prove, siamo riusciti a comporre non solo il singolo “Solo noi”, ma anche un gran numero di brani che andranno a formare il primo album dei Nice Question. Non sappiamo ancora con precisione quando il disco verrà pubblicato, ma non manca molto e non vediamo l’ora di farvelo sentire. Con “Solo noi” si realizza il desiderio di quattro ragazzi di provincia, accomunati dalla voglia di suonare e di vivere di musica. Speriamo che questo brano possa aprirci la strada ed attirare l’attenzione sul nostro progetto da parte degli “addetti ai lavori”».

Un brano estivo che celebra l’estate, quali sono gli aspetti che più vi affascinano della bella stagione?

«Sicuramente non le zanzare! Mentiremmo se non dicessimo il sole e il mare: come si può non amarli? Tuttavia è il concetto di estate a farci sentire davvero liberi: l’idea che le scuole finiscano, le giornate che si allungano, i parchi e le spiagge che si popolano di gente, la prospettiva di una stagione passata insieme agli amici senza preoccupazione alcuna, in totale spensieratezza… Chi lo sa, magari si ha anche la fortuna di vivere un amore travolgente».

A livello musicale, invece, quali sonorità avete voluto abbracciare?

«Siamo cresciuti ascoltando principalmente il pop-rock degli anni 2000: Blink-182, Green day, Sum 41 sono tutti gruppi che ci hanno molto ispirato, basta ascoltare le nostre cover per capire quanti tali sonorità abbiano inciso sul nostro modo di fare musica. Ovviamente non potevamo non amare anche i grandi classici del rock come Guns n’ Roses, ACDC, Foo Fighters e Oasis. Ma i Nice Question non sono solo questo. Per quanto riguarda la scena italiana, in tanti ci hanno associati a volte ai Lunapop!, a volte ai Finley. E ciò non a sproposito, contando che “50 special” è una delle cover che riscuote più successo ad ogni live».

Come vi siete conosciuti e quando avete deciso di dare vita al vostro progetto musicale?

«La voglia di musica emerge in età adolescenziale e, curiosamente, per una via insolita: i videogame. Grazie a “Guitar Hero”, videogioco che permette al giocatore di simulare l’esecuzione dei suoi brani preferiti, Marco e Massimiliano, amici fin dall’infanzia, decidono di formare per davvero un piccolo gruppo, cui poi si aggiungerà Alberto, anche lui amico di sempre, nella soffitta di casa. Lì i ragazzi suonano con vecchi strumenti ascoltando le basi dei Queen e dei Guns n’ Roses, imparando da autodidatta accordi- base e assoli. La formazione si completa con l’arrivo di Andrea, ad inizio del 2013 e, quasi contemporaneamente , anche i primi live».

Come nasce l’idea di chiamarvi “Nice Question”?

«Il nome della band nasce proprio qualche momento prima per primissimo live: di fronte alla richiesta dell’organizzatore circa il nome da proiettare durante l’esecuzione, in quattro iniziammo a scervellarci, immaginando quale sarebbe potuto essere un nome davvero rappresentativo, qualcosa di figo ed energico, che richiamasse la nostra anima punk-rock… senza tuttavia trovare nulla che convincesse tutti. Nuovamente sollecitati dall’organizzatore, la risposta “bella domanda”, da mera battuta, diventa la base per la successiva versione inglese “Nice Question”. Perché in inglese? Per darci una veste più internazionale, data l’ambizione a farci conoscere non solo in Italia, ma anche all’estero».

Quali ascolti hanno accompagnato e influenzato il vostro percorso?

«Green day, Foo Fighters, Blink-182, Guns’n roses, Finley… tutti gruppi che hanno fatto nascere in noi la voglia di suonare e spaccare. Nel corso degli anni abbiamo allargato i nostri orizzonti, rielaborando in chiave punk alcuni dei più grandi successi a livello internazionale, da Justin Bieber a Rihanna, passando per Ed Sheeran. Siamo sempre attenti alle varie proposte del mercato, attingendo da ciò che più ci ispira per poi farne una versione più “Nice”».

Su YouTube avete realizzato diverse cover, qual è stata la più apprezzata dal pubblico e a quale siete maggiormente legati?

«”Rude” dei Magic è sicuramente la cover che ha riscosso più successo su YouTube, basta guardare alle visualizzazioni. La si può inoltre considerare il chiaro esempio di cosa noi intendiamo dire quando parliamo dell’influenza che band come Blink-182 e Green Day hanno avuto su di noi: abbiamo infatti reso adrenalinico un brano prima concepito in versione, per così dire, giocosa. Live però la più amata rimane sempre “50 Special” dei Lunapop!. Ovunque suoniamo quella canzone, qualunque cosa il pubblico stia facendo in quel momento, non c’è scampo: al richiamo del “mi porterà…” la risposta “fuori città” arriva sempre puntuale».

Vi sentire rappresentati dall’attuale scenario discografico?

«Direi di no, ma la cosa può essere vista sia come uno svantaggio che come un vantaggio. Da qualche anno a questa parte abbiamo assistito ad una grande affermazione della trap e dell’indie, due generi che tuttavia non rispecchiano la nostra idea di musica. Questo non vuol dire che non apprezziamo artisti come Coez o Calcutta, sia chiaro. Sentiamo però la mancanza di una musica che sia suonata dal vivo, senza synth e basi fatte davanti al freddo schermo di un computer.

Vogliamo riportare di moda una musica che venga effettivamente suonata e che abbia una dignità in quanto tale, non venendo regalata a ruolo di base elettronica. Proporsi con un tale progetto in un mercato che ora è abituato alla trap non sarà una cosa facile: il genere è completamente diverso e c’è il rischio che il pubblico non sia ancora pronto ad un ritorno a quel passato cui noi dobbiamo tanto. Tuttavia non crediamo che limitarsi a seguire le mode del mercato possa rivelarsi una scelta vincente, soprattutto se parliamo di un mercato ormai fin troppo saturo di artisti tutti uguali, che cantano con l’autotune su basi prodotte “in serie”. Presentarsi con un progetto totalmente diverso ti rende riconoscibile e può dunque aiutare a farsi notare».

Per concludere, dove desiderate arrivare con la vostra musica?

«Aspiriamo a farci conoscere principalmente sulla scena italiana e proprio per questo motivo abbiamo deciso di non scrivere inediti in inglese. Poi chissà, col tempo potremmo anche organizzare dei tour all’estero. Vogliamo che le nostre canzoni accompagnino chi le ascolta in ogni momento della giornata. Vogliamo che i brani rimangano impressi nella testa degli ascoltatori e che questi, senza quasi accorgersene, si ritrovino a canticchiare il motivetto in macchina o sotto la doccia. Con la nostra musica vogliamo inoltre trasmettere ai ragazzi la voglia di tornare a prendere in mano uno strumento, studiarlo e uscire dalla propria cameretta per iniziare a suonare insieme ad altri ragazzi altrettanto appassionati per creare insieme musica nuova».

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Nico Donvito

Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.
Nico Donvito
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Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.