Nicolò Filippucci: “Essere se stessi è la cosa che ripaga di più” – INTERVISTA

Nicolò Filippucci

A tu per tu con Nicolò Filippucci per parlare del suo nuovo Ep “Un’ora di follia”. La nostra intervista al cantante classe 2007 che abbiamo imparato a conoscere ad Amici 24

Rivelazione dell’ultima edizione di AmiciNicolò Filippucci si è fatto notare per la sua voce intensa e per la capacità di raccontare emozioni con autenticità e delicatezza.

A qualche settimana dalla fine dell’esperienza nel talent, l’artista ha firmato il suo debutto discografico con l’Ep “Un’ora di follia”, un progetto che mette a nudo pensieri e sentimenti, tra malinconia e consapevolezza. Sei tracce in bilico tra pop, soul e accenti rock, che fotografano l’amore in tutte le sue forme, da quello che consola a quello che lascia ferite.

Lo abbiamo incontrato per parlare del suo primo lavoro, dell’amicizia con Trigno, dell’esperienza nella scuola di Maria De Filippi e di cosa lo aspetta in questa intensa estate tra musica e maturità.

Nicolò Filippucci presenta l’Ep “Un’ora di follia”, l’intervista

Partiamo dall’Ep “Un po’ di follia”, quali riflessioni e quali stati d’animo hai voluto racchiudere in questo lavoro?

«Penso che in questo lavoro sia racchiuso un po’ tutto quello che è il mio punto di vista riguardo a un tema grandissimo come l’amore, ma in realtà anche sulla vita. Sono tutti modi differenti per raccontare quelli che sono i miei stati d’animo, i miei sentimenti e la persona che sono».

L’omonima title-track parla di una relazione ai margini, che sapore ha per te questo brano?

«Questo brano è un po’ anche un auspicio. È vero che parla di una relazione ai margini, ma viene posta in maniera centrale proprio quella che è la follia. Penso che anche in amore, a volte, lasciare spazio all’istinto sia giusto, sia corretto. Lo dico perché sono spesso un ragazzo che riflette tanto prima di agire, invece a volte fa anche bene un po’ di sana follia».

Nella tracklist sono inclusi anche gli altri pezzi presentati ad Amici, ovvero “Non mi dimenticherò”, “Yin e Yang” e “Cuore bucato”. Quale senti si avvicini di più all’anima dell’Ep?

«Credoche ognuno racchiuda un po’ i vari punti di vista che provo e penso riguardo al concetto di amore e di vita. Però, se dovessi dirne uno, direi “Non mi dimenticherò”, perché è stato il primo, quello che ha dato il via a tutti gli altri inediti e a questo mio percorso».

E poi c’è l’inedito, “Occhi stanchi”, ci racconti com’è nato?

«“Occhi stanchi” è un pezzo a cui sono particolarmente legato. È nato all’interno della casetta e parla di una storia importante, di una perdita. È stato scritto abbastanza di getto, in poco tempo, e affronta una cosa davvero molto significativa per me».

Cosa ti ha lasciato, di concreto, l’esperienza di Amici, sia umanamente che artisticamente?

«Sono cresciuto tanto in entrambi gli aspetti. Artisticamente ho scoperto nuova musica e ho avuto la possibilità di confrontarmi con tante persone, dai compagni ai vocal coach e ai professionisti del settore. A livello umano ho cercato di prendere il meglio da tutte le persone incontrate durante il percorso. Questa cosa mi ha reso più maturo, ma soprattutto più consapevole».

Tra tutte le cover che hai cantato, sia nel pomeridiano che nel serale, oltre “Mi sono innamorato di te” che hai incluso nell’Ep, qual è quella che ti rende più soddisfatto?

«Tra le mie preferite, oltre “Mi sono innamorato di te”, direi “Ordinary”, che mi rappresenta molto come tipo di canzone e come sonorità. Mi è piaciuto tanto cantarla. Un’altra che ho amato interpretare è stata “Jealous” di Labrinth: mi sono lasciato andare, anche mentalmente, e ci tenevo tanto a suonarla al pianoforte».

Nel suo Ep “A un passo d’amore”, Trigno ha inserito la vostra cover di “Overdose d’amore”. Come descriveresti il rapporto con Pietro?

«Pietro lo considero un fratello. Abbiamo legato tantissimo, soprattutto nell’ultimo periodo. Ci completiamo, sia nella vita quotidiana che sul palco. Lui è ciò che magari io non riesco a essere, e credo valga anche il contrario. L’ho sempre osservato con ammirazione, cercando di imparare da lui

Sappiamo che stai affrontando la maturità. Tra gli scritti appena fatti e gli orali in vista, come sarà la tua estate 2025?

«Manca poco alla fine, ho l’orale tra breve. Dopo la maturità spero di girare tanto per l’Italia, incontrare persone nuove, cantare tanto e scrivere nuova musica. Questo è ciò che vorrei fare quest’estate».

Per concludere, qual è la lezione più importante che pensi di aver imparato dalla musica fino a oggi?

«La lezione più importante che ho imparato è essere me stesso. Essere veri quando si fa musica, essere autentici: è questa la cosa che ripaga di più».

Scritto da Nico Donvito
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