giovedì, Marzo 28, 2024

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Notre Dame De Paris, il segreto di un successo senza tempo – Recensione spettacolo

Dopo il grande riscontro delle precedenti stagioni, torna l’opera moderna più famosa al mondo

Non delude mai le aspettative Notre Dame De Paris, né per chi lo guarda per la prima volta, né per chi decide di farne ritorno. Lo spettacolo sognato e voluto da David Zard torna sui palcoscenici più importanti del nostro Paese, a quasi diciotto anni di distanza dalla sua prima rappresentazione datata 14 marzo 2002. Scritto da Luc Plamondon su musiche di Riccardo Cocciante, tratto dall’omonimo celebre romanzo di Victor Hugo, con i testi italiani curati da Pasquale Panella, per la regia di Gilles Maheu.

La storia è ambientata a Parigi nel 1482 e ha come protagonista Quasimodo, il campanaro gobbo della cattedrale, perdutamente innamorato della zingara Esmeralda, in realtà attratta dal capitano Febo, a sua volta fidanzato con Fiordaliso. Affascinato dalla belle gitana anche Frollo, arcidiacono di Notre Dame, personaggio che darà vita ad una serie di intrecci che mettono in luce le dinamiche tipiche dei rapporti umani, dalla gelosia alla passione, le stesse che rendono ancora attuale un racconto scritto la bellezza di quasi due secoli fa. Confermatissimo il cast di scena, a cominciare da Giò Di Tonno, noto al grande pubblico per la sua vittoria a Sanremo 2008 in coppia con Lola Ponce, quest’ultima sostituita dalla validissima new entry Elhaida Dani, che la ricordiamo per essersi aggiudicata il titolo della prima edizione italiana di The Voice, proprio nel team guidato da Cocciante.

Tra gli altri protagonisti, ritroviamo: Vittorio MatteucciLeonardo Di Minno, Matteo Setti, Graziano Galatone e Tania Tuccinardi, che hanno contribuito negli anni al successo dell’intera opera, assieme al rilevante e policromato cast composto da ballerini e acrobati. Chiunque abbia visto almeno una volta lo spettacolo, non fatica a comprendere come mai sia stato definito più volte il musical dei record, tradotto in nove lingue ha letteralmente fatto il giro del mondo, attraversando ventitré Paesi, per un totale di circa 5.000 repliche e 13 milioni di spettatori. Numeri che continueranno ad aumentare con gli anni, per un’opera destinata a non passare mai di moda.

Un successo da attribuire all’intensa carica emotiva delle melodie estremamente popolari, frutto del geniale intuito creativo di Riccardo Cocciante, tra cui citiamo motivi come Il tempo delle cattedrali e Bella, entrati di diritto nella memoria collettiva del pubblico. Il segreto? Un linguaggio sempre attuale, avvincente e struggente al tempo stesso, che non stanca e continua ad accumulare ammiratori rappresentazione dopo rappresentazione. Un viaggio tra emozioni che non hanno epoca, nell’intensità e nella sacralità di due ore e mezza ben spese, ricche di contenuti sociali e musicali che esulano dal concetto di spettacolo, inteso come semplice raffigurazione della realtà. In tal senso, Notre Dame De Paris ha una marcia in più, perché contrappone la bellezza e la bruttezza dell’essere umano, mescolandole al punto da non riuscire a comprendere cosa è bene e cosa è male.

In una comunità sempre più votata all’apparenza, la storia di Quasimodo, Esmeralda, Frollo, Febo e Fiordaliso ci insegna come i ruoli in una società siano, alla fine dei conti, labili ed interscambiabili. Belle le coreografie, bravi tutti gli attori, gli acrobati e i ballerini, ma il messaggio racchiuso all’interno di quest’opera è il nulla osta verso il libero sognare, dimensione dal quale nessun essere umano può prescindere o fare a meno. Ben vengano recital di questo genere, capaci di trasportarci in una realtà parallela, disperata e sublime quanto la nostra. A Notre Dame De Paris il merito di aver rivoluzionato il concetto di musical, fino ad abbattere qualsivoglia tipo di barriera tra chi è posto sopra e chi al di sotto del palco.

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Nico Donvito

Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.
Nico Donvito
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