A tu per tu con l’interprete pugliese, in uscita con il singolo “Mi chiamo unica“, scritto da Mario Rosini
Si intitola “Mi chiamo unica” il pezzo che segna il ritorno di Olimpia Simone, composto per lei da Mario Rosini e prodotto da Matteo Tateo. Un brano elegante che mescola la tradizione a sonorità contemporanee e senza tempo, dal forte respiro internazionale. Approfondiamo la sua conoscenza.
Ciao Olimpia, partiamo dal tuo nuovo singolo “Mi chiamo unica”, cosa racconta?
«Ciao… “Mi chiamo Unica” è un brano che descrive esattamente il mio essere. Parla di una Donna con una forte personalità ma che a riflettori spenti diventa introversa ed a tratti insicura, una donna temprata dalla vita che dopo tante battaglie interiori riesce finalmente ad accettarsi per quello che è, riconoscendosi in una persona unica».
«Questo periodo storico non mi rappresenta molto e purtroppo anche la musica ne è influenzata. Lanciare un messaggio di unicità credo sia un atto di grande coraggio».
«Le sonorità che abbiamo abbracciato spaziano dal Pop al Latin dalla Bossa al Jazz. L’intero disco si avvale per tutte quelle che ho citato».
«Circa due anni fa ho avuto l’onore di conoscere il Maestro Mario Rosini, per me è stato Amore a prima vista; Mario oltre che essere un grande Artista è una grande Anima, con lui pensavo di realizzare solo un singolo ed invece è stato creato un intero disco. Se a Mario devo il mio inizio verso questo nuovo cammino artistico, a Matteo Tateo devo il mio proseguo. Matteo si contraddistingue in questo mondo musicale poiché è una persona sempre disponibile e soprattutto leale. Ecco direi che è il binomio perfetto per la mia carriera».
«Non lo chiamerei videoclip ma un cortometraggio che dovrà avrà un seguito, dove il grandissimo Mario Maellaro ha saputo, attraverso le immagini e le inquadrature, cogliere la mia personalità e la mia anima».
«L’amore per la musica credo sia nato con me, ricordo che ero piccolina e già canticchiavo un sacco di brani nei tragitti che percorrevo in macchina con mia mamma e mio papà… poi all’eta di 13 anni ho iniziato un vero e proprio percorso artistico che non si è mai interrotto. In ogni caso questo amore smisurato lo devo ai miei genitori perché mi hanno cresciuto a pane e musica».
«Ho sempre ascoltato un po’ tutti i generi musicali, certo la mia inclinazione va’ più verso la bossanova, il jazz ed il pop jazz. La mia prima maestra a livello musicale è stata sicuramente la grande Mina ..per poi proseguire con Ella Fitzgerald, Caetano Veloso, Gilberto Gil, Norah Jones, Cesaria Evora e potrei citarne ancora tanti altri….».
C’è un incontro che valuti fondamentale per la tua carriera?
«L’incontro con il grande paroliere Giorgio Calabrese. Ho avuto la fortuna di incontrarlo all’accademia di Sanremo. Lui dopo la mia esibizione mi ha chiesto di incontrarlo e da quel momento abbiamo intrapreso una collaborazione artistica che mi ha arricchita davvero tanto. Abbiamo lavorato ad un disco insieme a Gianfranco Revemberi , un disco che ahimè è rimasto chiuso in un cassetto… ma lavorare con dei grandi Maestri come loro mi ha rafforzata tantissimo».
Ti senti rappresentata dall’attuale scenario discografico e da ciò che si sente oggi in giro?
«Purtroppo come dicevo prima, questo periodo storico non mi rappresenta pienamente e trovo che lo scenario discografico attuale sia veramente tanto distante dal mio.. ma cerco di non lasciarmi sopraffare e vado avanti per la mia strada con la mia musica».
«Il mio desiderio in questo momento è solo di poter portare in giro la mia musica in ogni dove, desidero solo far ascoltare a chi sa‘ apprezzare il mio disco .. non ho nessuna pretesa se non quella di cantare e suonare il più possibile… Il mio sogno è di continuare a fare ciò per cui credo di essere nata “Musica”».
Nico Donvito
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