Ora o mai più, Anonimo Italiano: “Un regalo inaspettato” – INTERVISTA

A tu per tu con uno dei protagonisti della terza edizione di “Ora o mai più”. In attesa della finalissima, ecco cosa ci ha raccontato Anonimo Italiano in questa intervista
Siamo al rush finale della terza edizione di “Ora o mai più”: Anonimo Italiano ci racconta in questa intervista le sue sensazioni alla vigilia dell’appuntamento in programma sabato 1° marzo in prima serata su Rai 1.
Nel corso delle prime sei puntate, l’artista si è esibito insieme alla propria coach Riccardo Fogli, sulle note di alcuni di alcuni dei suoi più grandi successi (“Storie di tutti i giorni”, “Pensiero”, “Malinconia”), ma ha dato prova del suo talento anche sulle note de “I migliori anni della nostra vita”, “Ancora”, “Se stiamo insieme”, “L’emozione non ha voce” e altre ancora.
In attesa di sentirlo interpretare il suo inedito nel corso della serata finale, abbiamo raggiunto telefonicamente Anonimo Italiano per assaporare con lui le sensazioni della vigilia.
Anonimo Italiano racconta la sua esperienza a “Ora o mai più”, l’intervista
Come hai vissuto questa esperienza e con quale spirito l’hai affrontata?
«“Ora o mai più” è un’esperienza bellissima che non mi aspettavo di fare, perché mancavo dalla tv da tanti anni, per giunta su Rai 1 e in prima serata. Per cui, quando mi hanno chiamato, ero veramente incredulo. Ricordo che ricevetti la telefonata mentre stavo facendo l’albero di Natale, a momenti ho rischiato di rompete tutte le palline dalla contentezza (ride, ndr). Dopodiché, la sto vivendo con molta serenità, non sono andato lì con l’aspettativa di vincere. Mi sto trovando molto bene, perché l’ambiente è molto sereno anche tra noi concorrenti, siamo diventati tutti amici e quindi c’è un bel clima, non si respira quell’atmosfera di competizione esasperata che un meccanismo televisivo può avere. Ringrazio per questa opportunità la produzione Balldandi, la Rai, la Starpoint di Pasquale Mammaro, e in modo particolare anche l’orchestra del maestro Leonardo De Amicis, oltre che Marco Liorni, perché si è rivelato veramente una persona fantastica, così come si vede in televisione. Mi ha sempre spronato dietro le quinte, anche con un semplice “daje Roberto”. Grazie a tutti loro, ho avuto la possibilità di vivere un’esperienza fantastica».
In che termini ha contato l’apporto come coach di Riccardo Fogli e come si è evoluto in queste settimane il vostro sodalizio artistico?
«Riccardo si è subito presentato come una sorta di fratello maggiore, non ha esercitato alcun protagonismo ed è stato molto disponibile nei miei confronti. Sin dalla prima puntata mi ha detto: “guarda io ti seguo e ti appoggerò in questo percorso, ma il concorrente sei tu, quindi non voglio primeggiare”. Dietro il grande artista che tutti conosciamo, c’è sicuramente un grande uomo».
In queste prime sei puntate, qual è l’esibizione di cui sei più soddisfatto?
«Sicuramente quella in cui ho cantato “Ancora” di Eduardo De Crescenzo, un brano molto difficile, ma che ho sempre amato e che avevo già nelle mie corde».
Hai sempre ricevuto voti alti da parte del pubblico in studio, soprattutto nell’ultima puntata, ma non solo. Può essere che la tua forza comunicativa arrivi meglio dal vivo rispetto al limite dello schermo?
«Potrebbe essere vero, di fatto in semifinale sono arrivato praticamente secondo, cosa che ha stupito sinceramente anche il sottoscritto. Poi non conosco bene il meccanismo dei voti da casa, però mi è sembrato un po’ anche strano arrivare quasi sempre tra gli ultimi posti al televoto, considerando che Riccardo avesse dietro il popolo dei Pooh. È una riflessione serena e a voce alta la mia, ma sono felice dell’apprezzamento in studio e dei complimenti da parte anche degli altri coach».
Durante la prima puntata, ogni artista ha proposto il proprio cavallo di battaglia e il tuo è stato “Anche questa è vita”. Considerato che molti artisti non vedono di buon occhio il proprio cavallo di battaglia, come descriveresti il tuo rapporto con questo pezzo che proprio quest’anno festeggia il suo trentesimo compleanno?
«Il mio rapporto con “Anche questa è vita” è ottimo, nel senso che quella canzone mi ha cambiato la vita. Quando è uscita era in tutte le radio e ne parlavano su tutti i giornali, quindi è una canzone che amo, sebbene creda di averla cantata come minimo un milione di volte. Insieme a “E così addio”, ritengo che sia una delle mie canzoni più belle in assoluto, quelle che resteranno nella storia, nella mia piccola storia».
C’è, invece, un’altra canzone per te altrettanto importante ma che magari non ha avuto la stessa fortuna, lo stesso destino e la stessa visibilità?
«Ce ne sono diverse, una è certamente “Ieri”, che ritengo una canzone di una bellezza intimistica rara. Un’altra è “Tu”, ma ce ne sono sicuramente anche altre. Su due piedi ti citerei principalmente queste».
Durante la finalissima di Ora o mai più” canterai un nuovo inedito, cosa dobbiamo aspettarci dal pezzo che hai scelto di presentare?
«Canterò un brano che si riferisce alla storia di un cane che rimane abbandonato sull’autostrada e che si ricorda di quando era a casa con i padroni e aveva una famiglia. Un pezzo molto toccante, che è stato scritto insieme a Enrico Boccadoro, un bravissimo cantautore che purtroppo ci ha lasciato qualche anno fa. Poco prima che morisse, ha scritto con me questa canzone, che ho tenuto finora riposta in un cassetto. La musica è di Antonio Decimo, mentre il testo l’abbiamo scritto io ed Enrico. È un inedito è molto toccante, l’ho scelto per la finale per evitare di ripetermi ancora con una canzone d’amore. Avevo voglia di provare qualcosa di diverso».
Per concludere, quali sono gli aspetti che ti rendono più orgoglioso di questa esperienza e del tuo percorso in generale?
«Guarda, ciò che mi rende più orgoglioso è stata la mia tenacia, il non aver mollato durante tutti questi anni di anonimato con la “a” minuscola. Nonostante le difficoltà, ho continuato a coltivare un rapporto speciale e diretto con il mio pubblico. Ai ringraziamenti iniziali, ne aggiungo naturalmente uno molto speciale a mia moglie Mary, per essermi stata vicino in quegli anni certamente non facili».