giovedì, Marzo 28, 2024

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L’oro e l’argento nei testi: preziose impressioni, pensieri e visioni

Come i testi delle canzoni hanno raccontato la preziosità

‘Non è tutto oro quello che luccica!’. Basta una metafora proverbiale a tenerci lontano dagli abbagli a prima vista? Oro e argento li ritroviamo anche nelle canzoni, in chiave simbolica e figurativa, a raccontarci il valore diverso di molte storie, il loro peso e gli effetti nella nostra vita.

Lo sa Niccolò Fabi, quando canta “non si può entrare in un negozio E poi lamentarsi che tutto abbia un prezzo Se la vita è un’asta sempre aperta Anche i pensieri saranno in offerta (…) Le parole che ti scrivo Non so dove l’ho comprate Di sicuro le ho cercate senza nessuna fretta Perché l’argento sai si beve Ma l’oro si aspetta L’oro si aspetta”. Forse, col tempo avremo risposte, diversamente dal repentino giudizio esterno ed estraneo, che tende a incrinare i rapporti.

Canta Giorgia, “e abbiamo tutti contro Ma tu sei come me So che rimarrai al mio fianco Dicono di me Non sono più com’ero E questa sono io, non lo voglio l’oronero Oronero Oronero Parlano di te Che tu non puoi cambiare Ma nella vita hai fatto passi per potere amare Parlano di me Ci credo per davvero Le tue parole sono oro Basta oronero”. L’ ‘oronero’ è il petrolio, prodotto di alto valore economico, ma anche venefico e inquinante. L’ ‘oronero’ sono ‘gli altri’, quando giudicano senza conoscere, quando non ascoltano e credono di sapere.

Un’incitazione a rompere il giudizio altrui ci viene, di nuovo, da Tecla, “cambia l’idea che hai di me Non sarà facile Tutti ad inseguire l’oro Poi trovano solo odio, odio (…) Volevano solo oro, oro Noi saremo oro (oro, oro)”. Per questo, come non esser d’accordo con gli Otto Ohm, “quando ami per davvero, non ti basterà il futuro Vuoi soltanto avere lei che vale più dell’oro nero Vuoi svegliarti la mattina, respirare il suo cuscino Fisso sul soffitto dire piano è tutto vero, è tutto vero”. Ma può succedere il contrario, cioè “tutti gli altri erano niente Solo facce, solo gente Spettatori di una scena Ci facevano un po’ pena Eri come l’oro ora sei come loro” e Tiziano Ferro lo sa.

Potremmo definire oro ‘vero’, la donna cannone di Francesco De Gregori, circense innamorata con una chiara intenzione: “butterò questo mio enorme cuore tra le stelle un giorno Giuro che lo farò”; decisa a lasciare tutto “e oltre l’azzurro della tenda, nell’azzurro io volerò” per infrangere un divieto del circo, che non le avrebbe consentito di vivere il suo sentimento, ma l’avrebbe ingabbiata nel ruolo di attrazione dello spettacolo. Perciò, “quando la donna cannone d’oro e d’argento diventerà Senza passare per la stazione l’ultimo treno prenderà”. Vivido e sensazionale, come un dipinto macchiaiolo, è il “terzo fuochista” di Tosca; ritratto de “l’artista quotato dì più”, nel momento in cui “sparò i suoi colori nel cielo E nel silenzio vennero giù Oro, turchese, amaranto Corallo, smeraldo e caffè”.

Dell’oro, lo scintillio richiama l’attenzione di una “bimba in quel cielo d’oriente”, dove “vide la vita e l’amore che c’è”. Daniele Silvestri (feat Rancore & Manuel Agnelli) ci racconta di un ragazzo incastrato dalle aspettative di una società insana, “io che ero argento vivo in Questo mondo vampiro Mercurio liquido se leggi la nomenclatura Ho, sedici anni ma già da più di dieci Vivo in un carcere, c’è un equivoco”. ‘Avere l’argento vivo addosso’ è un modo di dire per riferirsi alla vivace turbolenza del protagonista, simile al mercurio liquido, che anticamente era classificato come un tipo particolare di argento liquido. Per la sua qualità di muoversi senza sosta, se si disperde su un piano, ben si presta a rappresentare la fragilità e il disadattamento, da cui non è esente nemmeno la vita delle personalità più realizzate.

È quanto impariamo dalla canzone dei Gemelli DiVersi, dedicata al centrocampista Agostino Di Bartolomei, “e dire basta così ti rende fragile sai Ora che quello che hai non brilla più come oro Non pensi a falsi e donne ipocrite, tu dentro non sei come loro”. Di sicuro, non è così per la donna di Guè Pequeno & Luchè, che se “ha lasciato il suo tipo milionario Le piace la mia crew, come le parlo Lei si tocca al cellulare (…) Le piace il mio orologio, è l’oro giallo”. Del resto, quando si desidera incondizionatamente, si è disposti a tutto: Mango “per averti pagherei Un milione anche più Anche l’ultima Malboro darei Perché tu sei Oro, oro, oro Un diamante per un sì Oro, oro, oro Per averti così Distesa, pura, ma tu ci stai Perché accetti e ci stai?”, mentre tenta ancora la persuasione Guè Pequeno, con un rap in cui rifonde il testo di Mango, “vieni via con me, sai che sono un ragazzo d’oro (Oro, oro) Quando tocco quello che io tocco sai diventa Oro, oro (…) Fermiamo questo tempo, perché questo tempo è Oro, oro”. Ne siamo proprio certi?!

Oggi, Tredici Pietro feat. Mecna & Andry The Hitmaker cantano “la tua testa con i riccioli d’oro Fai i capricci e io scoppio Giuro che non ti sopporto se Se non guardi e poi mi chiedi cos’ho, oh Cerchi solo di succhiarmi energie, eh Non ho tempo per le cazzate tue, ah, ah Ho già fatto troppe cazzate mie, eh”, quando Massimo Ranieri si struggeva all’idea di “perdere l’amore Quando si fa sera Quando tra i capelli Un po’ d’argento li colora Rischi di impazzire Può scoppiarti il cuore Perdere una donna E avere voglia di morire”.

Se un nostalgico Gino Santercole non riusciva a tagliare col passato, guardando alla “stella d’argento Che brilli nel ciel Il tuo splendor mi fa morir di nostalgia Oh! Quanti ricordi Fai rivivere tu Stella d’argento Che brilli lassù”, Gemitaiz celebra lo sballo del presente attraverso i piaceri ‘artificiali’: “baby accendo questa con i fra’ di fianco Tutti quanti in chimica col volto bianco (…) Prima la giro e poi l’accendo (tieni fai questa) So che devo arrivare a cento Tu parla pure non ti sento Mi riconosci perché splendo Prima la giro e poi l’accendo Fra’ quando rappo è oro e argento (ye) Non so ancora quale prendo yee”. Nell’attesa di una decisione, un’ultima riflessione siano le parole-verità di Angelo Branduardi, “se felice sei dei pensieri tuoi, godendo solo d’argento e d’oro, alla fine che ti resterà? Vanità di vanità”.

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Francesco Penta

Appassionato della parola in tutte le sue forme; prediligo, in particolar modo, la poesia a schema metrico libero. Strizzo l'occhio all'ironico, all'onirico e al bizzarro. Insieme alla musica sia la parola. Dopo la musica si ascolti il silenzio; da questo "vuoto sonoro" nasca un nuovo concerto.
Francesco Penta
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