Gli inediti al debutto della nuova stagione stentano a convincere e a farsi canticchiare
Al debutto la quindicesima edizione di X-Factor propone, come già fatto nella passata edizione, gli inediti dei 12 concorrenti in gara. Una scelta che va a sovvertire il naturale ordine dello show che, fino ad un paio di stagioni fa, vedeva nell’inedito l’obiettivo da raggiungere, non il punto di partenza. Una scelta che, verrebbe da dire vedendo l’accoglienza commerciale riservata ai brani dal pubblico, non paga complice sia la qualità dei brani stessi che la non affezione che il pubblico non ha ancora avuto modo di sviluppare con i partecipanti allo show trattandosi della prima puntata dei live show.
Gli inediti proposti spesso mancano di una scrittura credibile (possibile che tutti siano diventati cantautori eccellenti all’improvviso?), spesso non costituiscono nemmeno una sorpresa essendo stati presentati fin dalle Auditions e, cosa ancor più preoccupante, non rispecchiano le esigenze del mercato discografico italiano attuale. Tanta estetica e poca ciccia, insomma. Soprattutto per un pubblico come quello mainstream che da un talent show e da degli inediti si aspetterebbe qualche tormentone radiofonico da poter canticchiare con piacevolezza e facilità. Di facile, però, X-Factor 15 non propone quasi nulla e verrebbe da dire che la scelta di eliminare le categorie non è stata abbastanza se a rimanere in piedi sono state le barriere del radical chic che il format da qualche tempo ha innalzato nel comporre i propri cast e nel proporre al pubblico le proprie canzoni.
VALENCIA – Bengala Fire
Il suono c’è: è compatto e credibile e ben supporta tutto lo sviluppo del pezzo. I giovani ragazzi trevigiani, però, cadono in una serie di errori che rendono il loro primo inedito qualcosa di poco sorprendente ed affascinante per il pubblico del talent di Sky Uno. Il primo madornale errore rimane quello della scelta della lingua inglese che, anche in questa edizione di X-Factor, va per la maggiore allontanando la proposta commerciale da un mercato che si rivela, di stagione in stagione, sempre più patriottico. La performance c’è ma non basta andare su e giù per un palco per conquistare. VOTO: 4
ALTRO – Baltimora
Il più promettente dei talenti scelti da Hell Raton è quello che maggiormente sfrutta il team produttivo del proprio giudice a proprio favore. L’inedito è scritto con capacità e riesce a raccontare l’inquietudine interiore prendendo a pretesto l’insonnia che non è esattamente una tematica ricorrente nel pop d’oggi. La cosa migliore, però, è proprio l’elaborazione del suono che recupera degli elementi tipici di Salmo creando un’esplosione nell’inciso davvero emozionale e capace di esaltare anche le timbriche di una vocalità davvero interessante. Una delle cose migliori della serata anche per quella capacità di risultare attuale e non eccessivo o radical chic. VOTO: 8
TRANQUILLE (MON COUER) – Nika Paris
La voce internazionale della squadra di Mika si propone in un brano scritto e cantato completamente in francese ma che, sorprendentemente, non per questo suona troppo estero-direzionato. Il sound leggero, il cantato disimpegnato ed una melodia facilmente fischiettabile rendono la canzone non troppo pretenziosa ma facilmente memorizzabile. Carina ma niente di più. VOTO: 6
I SUICIDI – gIANMARIA
Dato da tutti fin d’ora come un possibile vincitore, il talento di Emma ripropone l’inedito che già fece ascoltare alle Auditions ripetendo la magia empatica già creata in quell’occasione. Indiscutibilmente il testo di questo brano è l’elemento forte del tutto per quella capacità di raccontare storie diverse con profondità e verità. Lo fa utilizzando un linguaggio senza filtri e che, quindi, rispecchia particolarmente fedelmente il nostro oggi lessicale e musicale. Il problema vero della canzone? La si ascolta, si rimane incantati durante l’ascolto ma non la si canticchia per strada o sotto la doccia. Ed il pop mainstream quello dovrebbe riuscire a fare. VOTO: 7
GOBLIN – Westfalia
Un inedito che utilizza il cantato funky, soul e r’n’b oltre a falsetti e fraseggi che testimoniano tecnica e padronanza del mezzo vocale e strumentale ma che, inevitabilmente, creano un filtro con il pubblico. Se ne può apprezzare la bravura ma difficilmente ci si può lasciar coinvolgere da un pezzo che suona più come un manifesto di stile che come un brano aperto al grande pubblico. VOTO: 4.5
TRUMAN SHOW – Versailles
Già direzionato in precise direzioni artistiche e musicale sia nello scrivere che nell’interpretare. E’ apprezzabile che, malgrado queste nette influenze siano internazionali, il ragazzo abbia rielaborato il tutto per trasportarlo nel mondo italico anche a livello di scrittura. Forse proprio questo tentativo ne fa apprezzare lo sforzo e rende il brano maggiormente godibile rispetto ad altre proposte che, fin dal primo ascolto, appaiono già nettamente lontane da ogni qualsivoglia possibilità di collocamento. VOTO: 5.5
REBEL – Mutonia
Il fatto che una band ad X-Factor ultimamente non possa che proporre rock underground, in inglese e con un linguaggio, anche fisico, estremizzato sa di una forzatura eccessiva. Non tutti sono i Maneskin e non sempre il pubblico vuole ascoltare unicamente quel tipo di proposta musicale. C’è la necessità di uscire da un clichè che sta diventando soffocante e non rappresentativo di un tutto che dovrebbe, invece, essere la priorità assoluta per uno show che vuole guardare al grande pubblico e al commercio mainstream. VOTO: 4
FIRE – Fellow
La cosa che maggiormente si fa notare in Fellow è la profondità della sua voce, la bellezza delle sue tinte più scure e delle note basse e la sua capacità empatica nell’interpretare un pezzo che offre al pubblico la sua intimità. Taketo Gohara che produce il brano è l’altra componente che sicuramente salta all’occhio. Uno dei migliori produttori del nostro tempo fa aprire il brano creando un bel connubio con la voce del suo interprete quando sfrutta con capacità le doppie voci per pochi, vitali, momenti. Una costruzione magistrale ed un potenziale ancora tutto da esplorare. VOTO: 8-
CHERI – Vale LP
La voce partenopea della squadra di Emma è una delle poche che sceglie l’italiano per proporsi in questo suo primo inedito che pesca a piene mani dal linguaggio street di oggigiorno in alcuni suoi passaggi. Anche la produzione del pezzo guarda senza farne mistero all’attualità e replicando alcuni suoni urbani per coniugarli ad una vocalità non troppo variabile sul piano della dinamica. Il beat che si viene a creare è piacevole all’ascolto ma nè innovativo nè così ipnotico come avrebbe voluto essere. VOTO: 6+
USELESS – Karakaz
Riecco una band e riecco il rock estremizzato con un cantato eccessivo ed un suono che spinge sull’acceleratore per “spaccare” come si suol dire. In questo caso, rispetto ai diversi precedenti, il frontman ha una padronanza del palco e della propria voce che si fa notare con una maggiore efficacia e che rende anche il brano stesso più credibile. Certo è che anche in questo caso si fatica ad immaginare il tutto replicato alla radio, in una pubblicità TV o nel fischiettio sotto la doccia. VOTO: 6
AMORE VERO – Erio
La sua è “la voce dell’edizione”. Questo è innegabile. La canzone, però, è una delle cose più fragili che vi si potevano accostare. La cosa è dovuta probabilmente al fatto che non tutti hanno il dono della scrittura che, invece, pare essere diventato requisito imprescindibile nelle ultime annate (non solo ad X-Factor). Con un brano pop capace di esaltare le tinte della sua timbrica e di ricreare quella forma-canzone funzionale anche al mercato probabilmente staremo parlando d’altro. Al momento rimane una voce unica al servizio di una canzone scenografica, impattante ma non disarmante. VOTO: 7+
COSE PIU’ GRANDI DI TE – Le Endrigo
Vengono definiti da Emma come la proposta più alternativa dell’anno e, in effetti, l’inedito lo testimonia. La cosa, però, non è dovuta alla tematica libertina che affronta la sessualità ed i suoi stereotipi. A rendere il pezzo “alternativo” è proprio la scrittura del brano utilizzando una forma-canzone non così comune capace di rivelarsi, malgrado il testo, un vero tormentone facile da memorizzare e canticchiare. Profondità e leggerezza insieme. Non è per tutti. VOTO: 7=
Ilario Luisetto
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