Ecco tutte le nostre mini-recensioni dei nuovi singoli in rotazione radiofonica
- BASTA PARLARE (TALK) – Alessandro Casillo e Jolie
Continua a sperimentare e a confrontarsi con diverse strutture pop senza riuscire, però, nemmeno a fornire all’ascoltatore un’immagine certa e precisa di sè e della propria arte. Questa volta la scelta ricade su di un duetto in cui delle strofe modulate su di una dinamica frenetica e quasi rap si alternano ad un inciso cantato da una bella voce melodica, potente e dalle sfumature internazionali. Lui pare voler guardare all’attualità, ai suoi linguaggi e ai suoi suoni mentre, invece, lei risponde ad una tradizione di tutt’altro stampo ed inclinazione. I due, in sostanza, non centrano molto l’uno con l’altro malgrado il pezzo sia piacevole all’ascolto. VOTO: 5.5
- OLTRE TUTTO L’AMORE CHE C’E’ – Andrea Vigentini
Andrea in questi ultimi tempi ha scritto delle belle pagine di musica risultando sempre particolarmente credibile nella dimensione musicale scelta ed affrontata. Lo fa anche in questa situazione tirando fuori una bella ballata pop in cui si prova anche a rispondere alle esigenze di attualità mettendo in primo piano una parte ritmica particolarmente presente rispetto ad un’orchestrazione che avrebbe potuto essere più conservativa. Il racconto scelto è assolutamente ben cucito attorno alla canzone e risulta essere un innegabile valore aggiunto per il risultato finale se coniugato anche ad una vocalità che, in questo caso, sa essere adeguatamente comunicatrice. VOTO: 7
- CASA TUA – Cannella
Ha dimostrato tutto il suo valore con un percorso in crescita e sempre più a fuoco in questi ultimi anni e con questo brano ancora una volta ribadisce tutto il suo potenziale. Lo sfondo è quello di una casa che si traduce anche nella ipnotica certezza che “la mia vita è casa tua” manifestando quell’ammissione pura ed assoluta d’amore di cui questa canzone si fa veicolo. Cannella trova anche in quest’occasione una possibilità in cui continuare a costruire la propria identità e dimensione musicale che passa anche attraverso una voce sempre più diretta ed una scrittura testuale che si sta facendo, via via, più matura ed efficacie. In continua crescita. VOTO: 7.5
- FINO A FARCI SCOMPARIRE – Diodato
L’ultimo vincitore del Festival di Sanremo si ripropone in radio con un brano che, dopo la parentesi estiva, riporta in scena tutta la sua struggenza e attitudine melodica. Ne esce, come sempre, una prova di grande classe e di assoluta efficacia musicale grazie ad un arrangiamento che fa leva su di una parte ritmica più presente ma che non rinuncia al grande valore aggiunto dell’orchestrazione ad archi che, da sempre, costituisce il marchio di fabbrica del cantautore tarantino. Si racconta d’amore e lo si fa con maestria e capacità tracciando un dipinto di sentimento e passione ineguagliabile: “ma non lo vedi con il tempo tutto sembra avere un senso anche il nostro ritornare ad innamorarsi in questo altrove”. L’ennesima conferma di un talento genuino nella scrittura delle canzoni. VOTO: 8-
- MELODIA DI GIUGNO – Fabrizio Moro
Fabrizio ha capito ormai da tempo che la dimensione delle ballate d’amore è quella in cui la sua scrittura, la sua sensibilità interpretativa e la sua vocalità ruvida ma contemporaneamente intensa risultano al meglio. Non a caso ha scelto ora di dedicare un intero album a tutto ciò ripescando dal proprio passato quei brani attinenti a tutto ciò e magari passati fino ad oggi inosservate perché uscite quando il pubblico non era pronto ad assimilarli o lo stesso cantautore romano non era pronto a trasmetterle con la stessa efficacia di oggi. Da ‘Barabba’, album del 2009, arriva questa ennesima bella canzone d’amore in cui si evidenzia il momento in cui, dopo una vita di sfide ed inquietudini, nasce la consapevolezza che, in realtà, tutto si può ridurre alla presenza o all’assenza dell’amore nella nostra vita. E Fabrizio Moro vince ancora una volta facendo esattamente ciò che gli riesce meglio: cantare d’amore e d’inquietudini con una voce che contiene entrambe le sfaccettature. VOTO: 8
- MILLE PARE (BAD TIMES) – Ghali
Ghali cade nella tentazione di ripetersi e di cercare così un successo facile e scontato. Fa a meno di un effetto eccessivamente meccanico sulla voce ma non esce dalla prigione di una leggerezza da comunicare a tutti i costi con una produzione ricchissima di effetti e con un linguaggio sufficientemente prevedibile. D’altronde che cosa avrebbe potuto seguire il successo di ‘Good Times’ se non ‘Bad times’? Peccato che l’effetto non sia lo stesso e che anche l’orecchiabilità non sia esattamente la stessa. Non tutte le ciambelle escono con il buco. Nemmeno a Ghali. VOTO: 5
- SICCOME SEI – Giordana Angi
Non è stato un anno semplice per lei e la sua carriera ma questo ritorno pare testimoniare ancora una volta tutto il talento di cui questa ragazza dispone. Il veicolo è una canzone emozionale in cui l’attenzione è totalmente destinata al confronto a due in cui la realtà si presenta per mezzo di affinità e contrapposizioni fino a scoprire che “siccome sei tutto io sono soltanto una parte di te”. Giordana rinuncia a quel suo cantato graffiato per concentrarsi totalmente su di un’interpretazione di classe e di sentimento trovandosi tra le mani un gioiellino di testo che fa invidia a molte delle cose che oggi il pop italiano si ritrova a cantare. Il vestito di tutto ciò è un arrangiamento essenziale che giustamente non spinge ma si limita a rivestire una canzone che non ha bisogno di alcuna sovrastruttura per risultare credibile ed efficace. Fa piacere risentirla così. VOTO: 8.5
- MR. FONDA – Leo Gassmann
E’ questo probabilmente il brano più maturo ed emozionale del primo progetto discografico dell’ultimo vincitore del Festival di Sanremo tra le Nuove Proposte. E proprio per questo sarebbe stato un peccato non sfruttarne il potenziale e non assegnargli un posto importante all’interno del proprio percorso discografico. In una struttura in cui la forma-canzone è tipicamente quella del pop italiano Leo affronta la tematica della vita, del suo senso più profondo e, di conseguenza, anche della tappa della morte che, in qualche modo, ne conclude il percorso. Testo maturo, tematica ricercata con profondità e sentimento, voce che sa destreggiarsi con capacità sia tra le strofe quasi parlate ed il ritornello in cui c’è tutto lo spazio necessario per liberarsi e lasciarsi andare. “E quando arriverà il giorno in cui me ne dovrò andare oltre le nuvole o poco più in là ti prego prendimi per mano ed insegnami a planare sopra i tetti delle più belle città per non finire, per non sparire”. VOTO: 7/8
- VOLENTE O NOLENTE – Ligabue e Elisa
Ligabue sta pescando dai reperti rimasti inediti della propria produzione passata forse anche consapevole che tra le sue ultime cose poche hanno saputo dimostrare una rinnovata capacità di far centro per tante diverse ragioni. Ecco che, dunque, per la prima volta in 30 anni di carriera si affida anche un duetto con la voce femminile a cui probabilmente si è dimostrato più affine ed in sintonia. L’occasione è questa collaborazione scritta e cantata quindici anni fa ma a cui fu preferita quella ‘Gli ostacoli del cuore’ particolarmente apprezzata ancor oggi. Le voci rimangono quelle originali e, soprattutto nel caso di Elisa, la cosa appare piuttosto evidente grazie a quella limpidezza che la timbrica della friulana è andata via via un po’ perdendo. Il brano in sè funziona, si rivela radiofonico al punto giusto ma soprattutto pienamente fedele alla forma-canzone tipica degli anni in cui il tutto è stato concepito. Il testo è ispirato, le voci s’incontrano con efficacia ed il motivetto rimane in testa con facilità (anche se l’arpeggio assomiglia un po’ troppo a quello di ‘Wake me up when september ends’ dei Green Day) ma il confronto con le due precedenti collaborazioni tra i due è insostenibile. VOTO: 7.5
- ADESSO MI DIVERTO – Ludwig e Cecilia Cantarano
Già disponibile da qualche settimana nelle piattaforme digitali arriva ora anche in radio questo brano che unisce il tradizionale mondo di Ludwig a quello non ancora così noto al grande pubblico di Cecilia Cantarano che sostanzialmente si occupa di accompagnare a destinazione un inciso orecchiabile prima di cedere la scena alle strofe del rapper che non abbandona mai il microfono per tutta la durata del pezzo. Il risultato non è nemmeno così male ma il problema è quello che ancora una volta ci viene riproposto lo schema abusatissimo di strofe rap ed inciso pop con l’aggravante che la timbrica della nostra ospite appare non così convincente per quella sua eccessiva pulizia che la rende a tratti stridula e poco identificabile rispetto ad una voce qualsiasi dell’oggi femminile. VOTO: 5
- NEL CIELO DEI BARS – Mina
Mina anticipa la pubblicazione della sua nuova raccolta di successi propri e celebri reinterpretazioni di brani altrui realizzate in questi anni con un doppio brano inedito. Nel primo cofanetto viene inclusa questa versione di uno storico brano di Fred Buscaglione. La Tigre di Cremona opta per un’arrangiamento minimale e da club live in cui una leggerissima ritmica si fonda ai tasti di un pianoforte che accompagna una vocalità sempre piena e padrona delle note pur senza dover, per forza di cose, spingere eccessivamente per dimostrare tutta la classe e la padronanza di cui dispone. VOTO: 7
- UN TEMPO PICCOLO – Mina
Nel secondo cofanetto della nuova duplice raccolta, invece, trova posto questo pezzo del 2005 scritto ed interpretato da Franco Califano di cui è ben presente e vivo il marchio. Mina, saggiamente, rispetta l’intenzione originale del Califfo restituendo all’ascoltatore anche quella resa possente, diretta e senza troppi fronzoli a livello vocale. L’esito è assolutamente godevole ed aggiunge una nuova chicca tra la mole di interpretazioni che Mina ha fornito, in tutti questi anni di carriera, alle proposte del mondo cantautorale italiano. VOTO: 7
- CULLAMI – Roberto Casalino
Per anticipare la pubblicazione del suo primo album live uno dei cantautori e autori più talentuosi degli ultimi 12 anni si mette nuovamente in gioco e torna a far propria questa emozionale dedica d’amore eterno che nel 2010 trovò spazio tra le corde vocali ed il repertorio di Emma. Casalino, a differenza della cantante salentina, opta qui per un’interpretazione minimale, struggente e emozionale in cui la voce si accompagna soltanto con il pianoforte donandosi all’ascoltatore sia per mezzo delle sue tinte più ruvide ed incidenti che per quelle più delicate e melodiche. Ne esce una versione tutta propria che pone l’accento su di un testo sentito e reale che restituisce un valore vero al pop italiano fatto e scritto bene. VOTO: 7+
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Ilario Luisetto
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