venerdì, Marzo 29, 2024

CLASSIFICHE

SUGGERITI

Pagelle nuovi singoli: Mahmood torna introspettivo, Bianca Atzei cambia tutto

Tutte le nostre mini-recensioni dei nuovi brani in radio

  • EVEREST – Alessio Bernabei

E’ un ritorno particolarmente atteso questo per lo stesso Alessio oltre che per il suo pubblico che ha bisogno di una ritrovata e costante presenza da parte di questa sua nuova musica. Dopo qualche caduta di troppo il cantautore di Tarquinia prova a rialzarsi contando solo sulle proprie forze regalandosi, dunque, una canzone scritta e musicata completamente da solo e che ricorda che “quello che hai vissuto ce l’hai sempre dentro” ma anche che “io ci sarò ed avrò cura di te quando odierai il mondo e non ti sentirai giusta”. La volontà di ripartire c’è, la sua scrittura continua a maturare e migliorare e la ricetta musicale adottata è quella più adatta per collocarsi nell’oggi senza tradire la vocazione pop-rock delle origini. Il ragazzo è caduto, si è fatto male ma ha avuto la forza di rialzarsi in piedi: ora inizi per davvero a scalare l’Everest con la forza delle canzoni. VOTO: 7

  • JOHN TRAVOLTA – Bianca Atzei e Legno

Bianca cambia tutto e si affida all’interessante realtà dei Legno per guadagnare uno status d’interprete più contemporanea ed attuale tanto nei suoni quanto nel linguaggio utilizzato per il racconto di una storia a due. Risulta particolarmente gradevole la struttura della forma-canzone che unisce per davvero le due realtà artistiche che si fondono e si confrontano non procedendo per gli anonimi comparti stagni con cui oggi le strofe vengono divise asetticamente. Se i Legno già li conoscevamo calati in questa dimensione più “indie” è Bianca a sorprendere risultando credibile anche in un brano che, come questo, non le richiede di sfoderare tutta la sua caratura timbrica. Un buon esperimento. VOTO: 7-

  • DONNE CHE ODIANO LE DONNE – Chadia Rodriguez

La giovane esponente dell’urban-pop al femminile torna a proporsi con una canzone che ricalca le tematiche del suo passato singolo in collaborazione con Federica Carta. Anche stavolta si parla dell’universo femminile e lo si fa per tracciare il racconto di un panorama così roseo o positivo. Il rischio è quello di ricadere nel già detto e nelle frasi fatte di circostanza raccontando di quelle storie di donne che si sono fatte da sole, che hanno preso “calci e pugni” e che sono investite dalla mancanza di empatia anche da parte delle proprie compagne di genere. Tutto giusto ma, forse, dopo un po’ la retorica fa il suo tempo ed il mondo femminile vive di tante altre sfumature. VOTO: 4.5

  • AMORE DI MEZZO – Junior Cally

Cambio importante nella rotta di Junior Cally che dopo un percorso duro nel rap italiano si era aperto anche all’esperienza sanremese mantenendo, comunque, una certa “cazzimma” tematica ed espressiva. Per il suo ritorno sulle scene opta, invece, per una svolta che lo vede proiettato verso una dimensione più cantata ed arrabbiata più con sè stesso ed i propri sentimenti che con chi ci circonda. Ne esce un brano con cui Junior Cally si concede ad una dimensione più accessibile e ad un impiego vocale più disteso che sa trovare anche un buon ritornello. Un buon primo passo come si suol dire. VOTO: 6.5

  • FANNO DI TUTTO PER HYPE – Laioung e Fabri Fibra

Si prendono gioco dei colleghi dello scenario trap di oggi non risparmiandosi nè da parte di un Laioung impegnato anche nella produzione nè, tantomeno, da parte di Fibra che non è certo la prima volta che si concede qualche barra per raccontare i propri “compagni di squadra”. Il tutto, però, scade nel rischio di risultare fuori tempo massimo dato che tematicamente anche questo non è più un argomento “fresco” e vergine. Nemmeno musicalmente l’esperimento risulta troppo convincente: manca del tutto un inciso che possa farsi ricordare e la scelta estremamente sintetica dell’arrangiamento e del trattamento della voce confonde e non valorizza un brano già traballante. VOTO: 4.5

  • MI CI PULISCO IL CUORE – Ligabue

Ligabue continua a fare Ligabue e non si smuove da un’identità ormai consolidatissima ma, anche, sempre più indistinguibile al proprio interno. Tutto rimane profondamente ancorato su di una tradizione inamovibile e anche questa canzone finisce per assomigliare terribilmente a mille altre proposte del rocker di Correggio che, se è vero che rimane coerente con sè stesso, rischia anche di risultare un po’ troppo monotono. L’impressione, poi, è che sia lo stesso Ligabue ad aver realizzato questa verità e che stia provando a sparare indistintamente un po’ tutte le cartucce a propria disposizione senza, però, calibrare il tiro. Luciano avrebbe bisogno di respirare e trovare l’ispirazione giusta per un’evoluzione rispettosa dei propri trascorsi e, invece, continua a pubblicare singoli ad una grande velocità senza lasciargli il tempo di affermarsi e distinguersi dagli altri. Troppa carne al fuoco non fa che ammassare materiale che, invece, dovrebbe essere distanziato il più possibile per non renderlo tutto troppo uguale a se stesso. Il pezzo può anche piacere ma è innegabile che non aggiunga nulla ad una carriera che, invece, avrebbe bisogno di trovare qualcosa di nuovo. VOTO: 5.5

  • INUYASHA – Mahmood

Dalla sua ha il pregio di sapersi proporre sempre in modo credibile e ricercato non mantenendo mai totalmente uguali tutti gli elementi della sua scrittura. Stavolta torna al mood intimo di ‘Rapide’ ma lo fa mantenendo un’effettistica importante nell’impianto vocale ed una produzione piuttosto sintetica di Dardust. Il brano funzionerà anche questa volta e sicuramente questa è la dimensione tematica che maggiormente ispira e rende godibile la proposta di Mahmood ma l’impressione è anche che ogni nuova uscita dimostri una continua aggiunta di sovrastrutture che, invece, sarebbe interessante andare a togliere. La sua voce non ha bisogno dell’autotune per offrire sfumature timbriche uniche, i suoi testi possono risultare credibili anche senza cercare la citazione improponibile e le sue canzoni possono trovare la quadra per superare il pericolo della stagionalità. Tutto molto bello ma può esserlo ancora di più. VOTO: 7+

  • INCUBO – Psicologi

Nuovo singolo per questi due ragazzi che paiono non volersi fermare mai per massimizzare la resa di un periodo estremamente positivo per la loro musica. La timbrica rivela tutta la giovane età dei due ragazzi che, però, si giovano di una produzione sempre illuminata di Dardust che riesce a valorizzare questa caratteristica distorcendone l’emissione e costruendoci attorno un mondo sonoro ben preciso ed azzeccato. E alla fine la canzone funziona nelle proprie intenzioni rivelandosi un buon episodio pur senza stravolgere l’ascoltatore. VOTO: 6=

  • LUNGOTEVERE – Valerio Mazzei

La giovane star dei social network torna con questo nuovo singolo che ribadisce le sue potenzialità ma che, contemporaneamente, ne ribadiscono la “gioventù artistica”. Il tutto si traduce in una forma-canzone prevedibile, in un testo non così originale e, soprattutto, nella ricerca di un motivetto orecchiabile e facilmente incisivo che possa permettere al brano di funzionare in alcune dimensioni in particolare. Ne esce, dunque, una canzone poco impegnante per il suo stesso interprete e, di conseguenza, per l’intero pubblico. A salvarsi è un intrigante timbro vocale soffiato e graffiato che meriterebbe di scoprirsi maggiormente e di mettersi alla prova con qualcosa che sia per davvero alla sua altezza. VOTO: 5

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Ilario Luisetto

Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.
Ilario Luisetto
Ilario Luisetto
Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.