Recensione del nuovo album d’inediti
Sono passati due anni dal fortunatissimo progetto discografico de Il secondo cuore che, di fatto, ha rilanciato musicalmente e mediaticamente Paola Turci dopo qualche anno passato in penombra. Viva da morire è il successore di quel gran successo ed ha il difficilissimo compito di ripetere quanto di buono fatto e proposto finora. Non a caso, infatti, la squadra di lavoro della cantautrice romana non è cambiato: Luca Chiaravalli rimane stabilmente alla produzione e la squadra di autori si conferma sommariamente stabile. L’unica vera novità è che in questo lavoro la Turci sceglie di affidarsi ad altri e di dimostrarsi molto più interprete che autrice per se stessa.
Dieci tracce inedite in cui Paola scende completamente in campo solo quando si tratta di raccontarsi intimamente per come soltanto lei può conoscersi. Ne è un esempio la sanremese L’ultimo ostacolo dove la firma della Turci nel testo viene supportata dalla delicatezza della coppia di Edwyn Roberts e Stefano Marletta e dal graffio rock di Luca Chiaravalli. Mentre tutt’intorno si scatena il diluvio universale rimane accesa la speranza che “riusciremo a respirare”.
In questo progetto si fa forte il desiderio di positività , di energia e di vitalità che si manifesta non solo testualmente ma anche musicalmente a partire proprio da Viva da morire che costituisce la sorpresa maggiore dell’intero progetto. Un inno alla forza e alla determinazione delle donne si concretizza con un arrangiamento contemporaneo fortemente basato sulla ritmica e su dei versi serrati.
Più tradizionali e maggiormente legate al precedente progetto sono Prima di saltare, che riflette sul senso di un’esistenza introducendo anche qualche sintetizzatore nell’orchestrazione, Non ho mai, che vede tra gli autori anche Nek (di cui è forte l’impronta sonora) con cui è in comune il produttore, e Molto di più, in cui prende corpo un bel crescendo prima di un soffice ritornello che si distingue dalle dense strofe.
A distinguersi davvero all’interno di tutto il progetto, però, è La vita copiata in bella, un piccolo gioiellino di Fabio Ilacqua che per Paola scrive e compone una bella ballata pop-rock che non ha bisogno di adottare qualche contemporanea scorciatoia per risaltare. Al centro del brano c’è la riflessione sulla propria vita, sul fatto che “tutto è nostro e niente ci appartiene” e sull’irresistibile attrazione che suscita l’inciso. Non solo sè stessi ma anche la società è analizzata da un testo riuscitissimo: “avevamo bisogno dei santi, dei profeti e ladroni, di baciare adoranti l’anello agli stessi padroni”. L’importante è ricordare che “c’è in atto una rivoluzione anche quando non si sente” come ben sottolinea la voce graffiata di Paola mentre scorrono i violini nello special conclusivo.
Il disco si chiude in crescita con due bei brani siglati, nel testo, da Andrea Bonomo: Io l’amore no, capace di parlare d’amore in modo non scontato e di unirlo con efficacia ad un arrangiamento contemporaneo credibile, e la dolce Piccola, che ha il coraggio di aprirsi con i tasti di un piano e di raccontare con una delicatezza senza tempo il sentimento provocato da una mancanza importante che, nel caso di Paola, s’identifica con quella della figura paterna.
Migliori tracce |Â La vita copiata in bella – Piccola
Voto complessivo |Â 7/10
Tracklist |
- L’ultimo ostacolo Â
[Paola Turci, Stefano Marletta, Luca Chiaravalli – Edwyn Roberts, Luca Chiaravalli] - Le Olimpiadi tutti i giorni feat. ShadeÂ