Intervista al giovane autore
Noi di ‘Recensiamo Musica’ abbiamo scelto di tornare a dedicare al mondo autorale italiano dei nostri giorni oggi una nuova serie chiacchierate a sfondo musicale. Oggi è la volta di Lorenzo Vizzini, un artigiano delle canzoni che tanti successi ci ha regalato negli ultimi anni. Attraverso la sua creatività sono passati, negli anni, le voci di interpreti come Ornella Vanoni, Renato Zero, Arisa, Anna Tatangelo, Alexia, Emma, Deborah Iurato e tanti altri…
In attesa di vederlo alle prese con un’iniziativa del tutto speciale che sveleremo nei prossimi giorni e che, oltre a lui, coinvolgerà altri suoi colleghi in un gioco divertente che abbiamo ideato vi lasciamo con questo veloce scambio di battute:
Ciao Lorenzo, è un piacere averti per la prima volta qui su Recensiamo Musica e, dunque, non possiamo che partire dall’inizio: dove nasce la tua passione per la musica e come arrivi, fin da giovanissimo, a raccogliere così tanti consensi e, soprattutto, collaborazioni illustri con il top degli artisti italiani?
Sei riuscito a conservare quell’entusiasmo degli inizi tutt’ora?
<<Si, direi di si. Anche oggi continuo a volermi stupire e a cercare di crescere per ricercare sempre qualcosa di nuovo. Alla fine di tutto se non si fa qualcosa che ci piace non si riesce ad andare avanti allungo…>>.
A proposito di attualità, come ha influito l’emergenza attuale sul tuo lavoro e sulla tua creatività? Sei tra coloro che sono riusciti, malgrado tutto a continuare a produrre musica, oppure tra coloro i quali, invece, hanno visto nell’interruzione della vita più ordinaria anche un freno per la creatività?
<<Non posso dire di essere nè da una parte nè dall’altra. E’ tanto vero che per scrivere si attinge dalla vita di tutti i giorni e che senza esperienze vissute anche la semplice ispirazione viene a mancare rendendo difficile risultare non solo sinceri ma anche realistici. E’ vero anche che, allo stesso tempo, ho sempre avuto dei momenti in cui ho voluto staccare e andare a fare un viaggio in qualche parte lontana in cui dimenticarmi quasi di me stesso. Quando, poi, tornavo e mi rimettevo a lavoro, in realtà, conducevo una vita piuttosto monacale quindi in questo momento non ho avvertito in modo così forte la distanza dalla vita di tutti i giorni: anzi, è per me un modo ulteriore per concentrarmi. E’ un periodo difficilissimo per tutto il mondo della musica e noi autori, forse, lo capiremo più avanti quanto sia stato terribile ma, personalmente, dal punto di vista creativo devo dire che fortunatamente non sta mancando la voglia>>.
C’è un viaggio che, più di altri, ti ha particolarmente segnato?
<<Si, assolutamente. Io sono innamorato dell’America Latina ed il viaggio che più mi ha cambiato la vita è quello che ho fatto in Brasile, un luogo che mi ha sempre attratto e dove torno più volentieri. La prima volta ci sono stato a 14 anni e c’ho lasciato una parte di anima. Ogni viaggio, però, mi ha lasciato qualcosa perchè è un modo per evadere dalla propria dimensione>>.
Sei uno dei classici turisti italiani che ricerca un po’ di casa propria in ogni parte del mondo oppure ami immergerti nella cultura del luogo in cui sei?
<<Mi piace immergermi il più possibile nella dimensione locale. Preferisco stare lontano dal turismo vero e proprio per cercare di vivere davvero il Paese in cui sono>>.
Esiste, invece, una canzone, tra quelle che hai scritto finora, che ti appartiene più di altre a prescindere, magari, dal successo che ha avuto?
A proposito di Sicilia, che cosa porti della tua terra nella tua musica?
<<Credo molto. La Sicilia ha tantissime diverse facce e personalmente ne ho vissute diverse avendo avuto fin da bambino la fortuna di viaggiare molto anche al di fuori della Sicilia. Ho vissuto nella provincia (Ragusa) con tutti i pro ed i contro che porta con sé lasciandomi dentro il contatto con la terra e natura ma anche, più semplicemente, il non contatto con la realtà: il sentirsi disinteressati da quello che succedeva al di fuori del proprio campo. La mia infanzia credo che mi abbia trasmesso molto nella mia modalità di scrittura: questo mio alienarmi dal mondo per trovare la giusta dimensione deriva da lì>>.
Musicalmente, invece, in cosa rintracci le tue origini siciliane?
<<Tantissimi artisti portano con sé le caratteristiche sicule che stanno in alcuni passaggi delle melodie piuttosto che in un modo di scrivere piuttosto comune tra noi cantautori siciliani>>.
La tradizione cantautorale della Sicilia è da sempre, però, votata alla ricerca di un linguaggio proprio a livello musicale. Da Franco Battiato a Carmen Consoli ai protagonisti della nuova generazione tra cui ci sei anche tu, tutti, in qualche modo, siete legati al filo rosso del cantautorato e della continua ricerca comunicativa…
<<Credo che possa essere la conseguenza di tante diverse culture che si sono mescolate nel tempo. La commistione di queste culture hanno portato la Sicilia ad avere una vocazione alla ricerca anche nei confronti di una propria identità: noi siciliani non abbiamo una nostra unica identità ma è molteplice e variegatissima e sempre si è votati alla volontà di ricerca per cambiare le cose anche se poi è difficile evidenziare una grande evoluzione in quello che è stata la Sicilia. L’arte, in un certo senso, fa eccezione a tutto ciò: evidentemente questa ricerca artistica fa parte un po’ delle radici siciliane>>.
L’evoluzione è un qualcosa che si lega a doppio filo con la musica e con il pop in particolare, un genere che è cambiato e sta cambiando ancora tantissimo. Qual è il prossimo confine a tuo modo di vedere?
<<Ci sono tanti fattori che vanno presi in considerazione ma credo che il pop del futuro sia destinato a prendere tantissime e diversissime conformazioni. Già ci sono in un certo senso perchè nessuno avrebbe pensato fino a poco tempo fa un pop così frammentato e differente: l’urban come l’indie erano state prerogative di un mondo più underground fino a pochissimi anni fa ed ora sembrano quasi dei sostitutivi del pop tradizionalmente inteso. Nel futuro credo che questo porterà ad ulteriori nuove frammentazioni che renderanno le nicchie sempre più importanti. Allo stesso tempo, però, penso anche che tante forme di pop che sono state bistrattate nel tempo, come la grande melodia o il cantautorato storico, avranno sempre ragione d’esistere come negli Stati Uniti d’oggi il folk continua a ricoprire un ruolo cruciale nello scenario musicale insieme al rap o la trap d’oggi>>.
Pensi che quest’emergenza sanitaria globale in qualche modo cambierà anche il modo di scrivere e di fare musica?
<<Per ora questa cosa non l’ho avvertita ma è ancora presto per giudicare. Non so se influenzerà più di tanto ma secondo me ad avere un peso vero sarà la possibilità di poter fare una canzone: fino a 20 anni fa era davvero difficile immaginare di potersi fare uno studio in casa e di arrivare ad una distribuzione universale e questa rivoluzione ha cambiato molte delle regole non scritte della discografia. Penso che questo, a lungo termine, possa portare a più sperimentazioni e che queste, a lungo termine, siano destinate a poter diventare delle nicchie importanti ponendosi come eccezione a ciò che fa tendenza>>.
Ilario Luisetto
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