venerdì 22 Novembre 2024

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Parola d’autore – Paolo Antonacci: “La creatività è bella tutta e sempre” – INTERVISTA

Intervista all’autore di tante hit da classifica

Nella settimana che noi di ‘Recensiamo Musica’ abbiamo scelto di dedicare al mondo autorale italiano dei nostri giorni oggi pubblichiamo una nuova breve chiacchierata con Paolo Antonacci, un giovane e talentuoso artigiano delle canzoni che tanti successi ci ha regalato negli ultimi mesi. Attraverso la sua creatività sono passati, negli anni, le voci di interpreti come Alessandra Amoroso, Annalisa, Nek, Eros Ramazzotti, Irama e altri…

In attesa di vederlo alle prese con un’iniziativa del tutto speciale che sveleremo il prossimo lunedì e che, oltre a lui, coinvolgerà altri suoi colleghi in un gioco divertente che abbiamo ideato vi lasciamo con questo veloce scambio di battute:

Allora Paolo, noi ci siamo sentiti già qualche tempo fa quando tu muovevi davvero i tuoi primi passi nel mondo autorale italiano (qui per recuperare l’intervista): in mezzo a tutto questo tempo c’è stato un Festival di Sanremo con una canzone scritta per e con Nek e tante altre collaborazioni… come sta andando?

<<Sicuramente ricorderai che in quella nostra prima chiacchierata ti ho parlato del fatto che vedevo il mio iniziare ad essere un autore una sorta di piano B perchè per me era un modo di vivere della musica ripiegando sulle canzoni in un certo senso. Le canzoni sono da sempre il punto principe però in me c’era anche una sorta di timore di metterci la faccia, di cantare in prima persona… Io, però, amo così tanto la musica e le canzoni che, ad oggi, questo è il mio piano. Il mio piano A sono le canzoni, poi, il modo in cui le declinerò potrebbe non essere sempre e soltanto l’autorato>>.

Quindi mi stai dicendo che stai addirittura pensando ad un percorso da cantante?

<<Non lo so. Per ora posso solo dirti che ho due pezzi che non voglio affidare a nessun altro e che penso che canterò io. Non so come, non so quando…>>.

E se dovessi avere successo come cantante che succede?

<<Non lo so e in un certo senso non me ne preoccupo. Di una cosa sono sicuro, però: anche di fronte ad un successo come cantante non smetterei comunque mai di scrivere anche per altri artisti perchè è un modo di esprimere la creatività molto stimolante: ti consente un certo tipo di libertà e contemporaneamente ti impone dei paletti. La creatività è bella tutta e non voglio privarmi di un pezzo. In questi giorni di quarantena sto persino dipingendo, una cosa che non ho mai fatto ma che mi diverte perchè la creatività è bella sempre>>.

A proposito di creatività, questi giorni di quarantena forzata ti stanno permettendo di continuare a scrivere oppure il fatto di avere delle limitazioni sulla vita di tutti i giorni ti sta condizionando?

<<Per me è molto difficile. In condizioni normali sono una persona che va messa un po’ in riga per essere davvero funzionale. Ora, da solo, in casa mia la possibilità di distrarmi è davvero dietro l’angolo. Questo momento in cui è tutto fermo in qualche modo mi legittima a rimanere fermo io stesso. Un autore anche quando non è ispirato può far ricorso al cosiddetto ‘mestiere’ che aiuta a portare a termine un lavoro. In questi giorni, però, personalmente non ho nemmeno la voglia di metterci del mestiere>>.

Due anni fa ti feci una domanda un po’ marzulliana che ci aveva portato a fare una riflessione. Ti chiesi secondo te fosse più il linguaggio delle canzoni ad essersi allontanato dall’attualità oppure il linguaggio dei giovani  ad essersi attualizzato. A due anni di distanza qual è, secondo te, la risposta?

<<Credo che il linguaggio della forma-canzone-pop due anni fa si fosse molto allontanato dai giovani e oggi sono convinto che questo sia un dato di fatto: oggi nelle playlist dei ragazzi a fatica rientrano quel tipo di brani. Il Sanremo a cui ho partecipato con Nek (il 2019 ndr) è stato indice assoluto di questa cosa: tutta la sottocultura è andata a partecipare a quel Festival e questo ha rivoluzionato la platea sanremese e musicale. Ai ragazzi giovani si sono accodati, poi, un po’ tutti perchè la necessità di sentirsi alla moda o di vivere una gioventù a tutti i costi fa parte di ognuno. Secondo me la musica di oggi, quella che ha distrutto tutti i canoni, non resterà ma cambierà il nuovo pop: dalle ceneri di questa forma canzone, secondo me, nascerà presto la figura di un cantautore 2.0 capace di unire le due cose piacendo ai ragazzi perchè parlerà come loro ma anche ai più adulti per un istinto musicale derivante dalla tradizione. Ultimo ne è il primo esempio a mio modo di vedere>>.

Quindi il pop che ha cresciuto la nostra generazione credi sia finito?

<<No, continuerà ad esserci ma non sarà più quello di un tempo. Era diventato ormai una musica troppo distante. Quello che stiamo vivendo musicalmente, però, è destinato a modificare l’estetica delle canzoni senza rimanere per forza nella storia della musica. La figura del cantautore che mi aspetto sarà quella che riuscirà a far cantare nuovamente i giovani>>.

Quindi anche da un punto di vista autorale ti aspetti una ricetta che vada a concentrarsi sull’unione dei diversi mondi fin qui esplorati dal pop nelle sue trasformazioni degli ultimi anni?

<<Assolutamente! Quello che è accaduto finora ci servirà per gettare le basi per una ricostruzione che si riferirà a delle cose che abbiamo già sentito ma che vivremo in una sintesi inedita>>.

Per quanto riguarda i tuoi progetti futuri come autore, invece?

<<Annunci nuovi da fare non ne ho ancora però venerdì è uscita la nuova versione di “Le feste di Pablo” cantata da Cara insieme a Fedez: è un nuovo tassello di cui sono orglioso>>.

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Ilario Luisetto

Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.