giovedì, Marzo 28, 2024

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Parola d’autore – Simone Cremonini: “Non conta il vecchio o il nuovo ma solo il bello” – INTERVISTA

Intervista all’autore di tante hit da classifica

Nella settimana che noi di ‘Recensiamo Musica’ abbiamo scelto di dedicare al mondo autorale italiano dei nostri giorni oggi pubblichiamo una chiacchierata con Simone Cremonini, un artigiano delle canzoni che negli ultimi anni è andato via via sempre più affermandosi con la forza delle sue canzoni. Attraverso la sua creatività sono passati, negli anni, le voci di interpreti come Emma, Benji & Fede, Francesco Renga, Max Gazzè, Elodie e tanti altri…

In attesa di vederlo alle prese con un’iniziativa del tutto speciale che sveleremo il prossimo lunedì e che, oltre a lui, coinvolgerà altri suoi colleghi in un gioco divertente che abbiamo ideato vi lasciamo con questo veloce scambio di battute:

Allora Simone, partiamo dall’attualità. La situazione di questi giorni ha sicuramente messo in difficoltà tante professionisti impiegati nel settore musica: personalmente stai riuscendo a portare avanti il tuo lavoro malgrado la mancanza dell’ispirazione derivata, forse, dalla vita sociale?

<<Devo dire che, finora, sto riuscendo a fare delle cose anche perchè non ho mai avuto una vita sociale così ampia. Avevo i miei “appuntamenti fissi”, ovviamente, e questi mi mancano ma sono abituato a tirare fuori il sangue dalle rape per cui sto riuscendo a portare avanti il mio lavoro. Magari cerco nei ricordi dell’ispirazione o dalla stessa vita di questi giorni. E’ una situazione nuova e diversa da quello a cui siamo abituati e ognuno reagisce a modo proprio ma per ora mi sembra di riuscire abbastanza bene in quello che faccio>>.

Venendo al tuo percorso di musicista e di autore è curioso il fatto che tu abbia iniziato il tuo percorso artistico diversi anni fa e poi abbia deciso di sospenderla per tantissimo tempo fino a riprenderla soltanto recentemente. Da cosa è dovuto tutto questo?

<<Avevo smesso perchè non ne potevo più. Si trattò di un’esigenza personale. Facevo parte di un gruppo, i Super B, con cui venivamo da 6 anni di convivenza forzata durante i quali mi sono divertito tantissimo ma con i quali, ad un certo punto, era diventato difficile rimanere perchè sentivo la necessità di fare qualcosa di completamente diverso. Ho provato a fare delle cose da solo per qualche mese ma ho mollato praticamente subito perchè volevo una vita “normale” che, poi, ho portato avanti per tanto tempo senza smettere, comunque, mai di scrivere. Per scelta, però, mi sono sempre imposto di non far uscire nulla perché avevo un po’ paura di ritornare a fare quel tipo di vita che avevo rifiutato e a mettere in discussione quello che nel frattempo avevo costruito>>.

Che cosa ti ha fatto cambiare idea allora?

<<Sono accadute delle cose forti nella mia vita privata che mi hanno spinto a fare il grande passo verso la musica. Da lì mi sono rimesso a lavorare in quel senso con un grande aiuto da parte di Giorgio Baldi, il bassista di Max Gazzè, che avevo conosciuto tanti anni prima. A gennaio/febbraio del 2015 ho mandato a lui i miei primi provini ed insieme ci siamo messi a lavoro mandando del materiale anche ad Enrico Romano, discografico di Warner Music. Ed è stato lui ad affidare uno di questi miei lavori a Benji & Fede che a giugno del 2015 debuttavano con il loro primo singolo, “Tutta d’un fiato”, scritta proprio da me>>.

Da lì, poi, sono accadute tantissime cose…

<<Si, neppure un mese dopo Max Gazzè ha realizzato ‘Mille volte ancora’, anche questo singolo radiofonico, e ‘Sul fiume’. E da lì è iniziato davvero tutto perchè mi sono rimbarcato in questa situazione anche se è stata davvero dura>>.

Perchè dici che è stata dura? Alla fine la tua è stata una ripartenza con il botto…

<<E’ stata dura far capire agli editori e ai discografici che si può essere giovani a vita. Il problema che tutti individuavano era che all’epoca io avessi 43 anni. Sono arrivato a firmare il mio primo contratto solo lo scorso con Universal Music Publishing Group ed Ecletic Music Group e credo di essere l’autore che ha firmato in più tarda età il suo primo contratto>>.

E’ una situazione che ha dell’incredibile non trovi? Alla fine l’autore fa l’autore proprio per non metterci la faccia e non avere a che fare con le dinamiche del mercato che, naturalmente, considerano anche l’aspetto anagrafico nello sottoscrivere o meno un contratto ai tempi d’oggi…

<<Certo! Io non ero affatto interessato a fare nuovamente l’artista. Pensa che mi sono iscritto anche ad un concorso, ‘Genova per voi’, per riuscire a convincerli che potevo farcela. Mi sono rimesso in gioco totalmente e ora posso dire che ce l’ho fatta. Ho passato un anno e mezzo a rincorrere gli editori a Milano mettendo in discussione l’esistenza stessa di queste figure perchè trovavo difficile anche soltanto incontrarli per far sentire i miei brani e avere un consiglio per crescere e migliorare. L’unico che mi ha ascoltato è stato Klaus Bonoldi di Universal che, pur non essendo inizialmente interessato a sottoscrivere con me un contratto, si soffermava ogni volta a parlare dei pezzi facendomi capire che perlomeno li aveva sentiti>>.

E’ questo quello che ti aspetti, dunque, da un editore?

<<Credo che l’editore non sia soltanto la persona che ti paga ma ha anche un grandissimo e importantissimo rapporto umano secondo il quale se si firma un contratto è perchè, poi, si vuole far lavorare davvero l’autore su cui si punta>>.

Hai vissuto questi due momenti artisti ben differenti dal punto di vista temporale: come hai trovato il mondo dell’industria musicale dal punto di vista della creazione della canzone in cui, in questi anni, si è assistito ad una professionalizzazione estrema?

<<Hai ragione, oggi c’è una professionalizzazione ed una settorialità esasperata però io continuo a fare l’artigiano. Sono cambiate tante cose e non per forza si può dire che sia andato tutto migliorando o tutto peggiorando. Personalmente sto cercando di rimanere attaccato a quello che era il mio mondo perchè non c’è praticamente più nessuno che la canzone la crea in quel modo lì e questo mi permette di poter creare delle cose anche completamente diverse da tutti gli altri. Il trucco, secondo me, sta proprio lì: cercare di provare a fare delle cose diverse>>.

A proposito di “nuovo”, qual è la frontiera del prossimo futuro?

<<Difficile dirlo ma credo che il reggaeton ci sarà per un altro po’ anche perchè ora tocca pure a me (ride)! Torneranno un po’ di chitarre suonate e quelle belle ballate pop che sono sempre esistite ma che nell’ultimo periodo avevamo un po’ perso di vista. Questo, però, è anche un momento così particolare che potrebbe permettere di sperimentare delle cose che, magari, prima non avremmo osato cercare di proporre>>.

‘Luci blu’ per Emma è una delle tue ultime hit ed è una canzone che s’inserisce in un ritorno forte della melodia italiana più tradizionale che quest’anno ha avuto molta fortuna anche sul palco del Festival di Sanremo. C’è un ritorno di quel mondo musicale?

<<Si, secondo me si anche se bisogna dire che essendoci tantissima offerta è difficile ormai tirare le somme in maniera univoca. Rientrando in questo mondo mi aspettavo di trovare sicuramente meno questa ossessione alla ricerca del nuovo, dell’originale. Per me la cosa importante, invece, è individuare le cose belle e le cose brutte a prescindere dal nuovo o dal vecchio. Questa cosa è sicuramente dettata dal mercato ma non bisogna farsi prendere la mano>>.

In che senso dici che è determinato dal mercato?

<<Il nostro mercato è completamente in mano alla fascia dei giovanissimi. Un trentenne a livello di business discografico oggi non conta nulla perchè non interagisce con lo streaming tanto quanto un quindicenne e non compra nemmeno più i dischi perchè non esistono praticamente più. Questo costringe gli artisti e gli autori a cercare di soddisfare quella quota teen dimenticandosi, però, una grossissima fetta di mercato che rimane orfana della musica. Ultimo, d’altronde, lo ha dimostrato. Che piaccia o no non se ne può negare l’esistenza perchè c’è ed è forte quel tipo di esigenza musicale da parte delle persone>>.

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Ilario Luisetto

Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.
Ilario Luisetto
Ilario Luisetto
Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.