sabato, Aprile 20, 2024

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Patty Pravo si sogna ancora eterna in “Red” – RECENSIONE

°Recensione dell’ultimo album d’inediti di Patty Pravo

Eterna diva della discografia e della canzone italiana. Solo così si potrebbe definire Patty Pravo che con più di cinquant’anni di onorata carriera sulle spalle rimane una delle più grandi interpreti di musica leggera della storia del nostro Paese. Seconda solo a Sua Maestà Mina per numero di dischi venduti la cosiddetta ragazza del Piper ha pubblicato da poche settimane il suo 29° album d’inediti in carriera, Red.

Red come, ovviamente, il rosso della passione che una voce sanguigna e venerea come quella di Patty da sempre ha comunicato per mezzo delle proprie interpretazioni. Red come la vita, quella che si è voluti raccontare con nuove sfumature a partire proprio da Un po’ come la vita, il brano che al disco da tutto il senso del proprio esistere. Insieme a Briga la Pravo si dedica allo scorrere del tempo per occuparsi di una riflessione delicata ed insieme contemporanea sul senso dell’esistere ricordandosi che “la fine è l’unica cosa che non vedo”. A sostenere le redini del pezzo, in realtà, è più la voce del cantautore romano più che dell’interprete veneziana che si limita a donare un colore di sè ad una canzone che ricerca la poesia testuale pur senza riuscire a suscitare appieno la magia emotiva di cui Patty Pravo spesso si è resa capace.

Nel corso del disco c’è poi spazio per altri 8 nuovi brani inediti oltre che per le versioni speciali de Il paradiso, storico successo rivisitato in chiave moderna per l’occasione del cinquantennale della prima pubblicazione, e di Un po’ come la vita, inserita anche in una versione solo strumentale (del tutto inutile).

Tra gli altri brani inediti custoditi all’interno dell’album la cosa migliore arriva dalla conferma della penna di Giuliano Sangiorgi dei Negramaro che torna a scrivere per la Pravo Dove eravamo rimasti, un piccolo gioiellino pop, sporcato a dovere nell’arrangiamento di potenziali tinte rock (ahimè inesplorate a causa di una vocalità non più al top) che al meglio raccontano una relazione a due che cerca la forza di ricominciare o di chiudersi per sempre: “dove eravamo rimasti, non certo mica le offese: in questa stretta di mano ci sono due vite arrese”.

Il fulcro del lavoro, però, sta nei nomi di Marco Rettani e Diego Calvetti che scrivono e producono non solo il brano sanremese ma anche l’introduttiva La peccatrice (l’arte di fingere), potenzialmente il perfetto manifesto di una donna sovrapponibile con la Patty Pravo di oggi che porta con sè il proprio vissuto intenso e ricco, e la più coraggiosa musicalmente Un giorno perfetto, che ancora ricerca quel richiamo alle chitarre rock che, però, non possono trovare lo spazio per esplodere del tutto e devono, anzi, ripiegare su di un inciso troppo classico e “leggerotto”.

Nell’album trovano spazio anche le penne più giovani di talentuosi e promettenti cantautori. Antonio Maggio apre le danze con una bella Padroni non ne ho, una delle poche tracce capaci di giocare con efficacia, sia testuale che melodica, sull’erotismo e sulla sensualità di Patty Pravo che si trova a dire: “no, padroni non ne ho ma questa notte fammi ancora amare”. Giovanni Caccamo si rivela ancor più ‘trasgressivo’ nella sua Pianeti che osa una produzione più attuale e contemporanea affettando la voce che così, finalmente, sembra suonare con un vero perché: uno dei rari casi in cui l’elettronica effettivamente aiuta una canzone ed un’interprete classica. Si avrebbe potuto (e dovuto) spingere maggiormente nell’inciso per sottolineare uno spartiacque all’interno del brano che, però, deve fare i conti con una voce che, purtroppo, non può più permettersi grandi stravaganze.

Chiudono il cerchio La carezza che mi manca, scritta interamente da Ivan Cattaneo che riflette su di una mancanza utilizzando anche un linguaggio forte e severo (“la mia anima cruda lì sul pavimento, calpestata dalla sporcizia e tumulti del mondo“), Nessuno ti aspetta, che smuove le acque con dei cori in secondo piano pronti ad esplodere in un ritornello davvero incisivo, e Io so amare così, che custodisce la preziosa firma di Franco Califano che, e non è forse una casualità, dona a Patty la vera ed unica gemma memorabile dell’album se fosse stata cantata con una voce più in forma (più forte nelle strofe acustiche che nell’inciso scanzonato).

Red è l’ennesimo album di Patty Pravo. Ennesimo perchè si ritrova in esso l’artista di sempre con le canzoni di sempre. Ennesimo perchè è un disco che, malgrado la volontà, non si rivela capace davvero di aggiungere qualcosa di nuovo ad una carriera stratosferica: manca la canzone importante, quella che si farà ricordare in mezzo alle tante altre pietre miliari sparse negli anni. Ci sono brani interessanti, giovani autori capaci di farsi conoscere positivamente ma non c’è nessuna canzone che calza davvero addosso alla Patty Pravo che conoscevamo e che, forse, oggi ha davvero perso l’inizio della matassa non riuscendo più a conquistare davvero. La voce soffre le tappe della vita e nemmeno quella grazie e quell’eleganza eterna riescono a salvare un disco che si fa ascoltare ma che non passerà alla storia. Ahimè.

Miglior traccia | Dove eravamo rimasti 

Voto complessivo | 6/10

Tracklist |

  1. La peccatrice (l’arte di fingere)  
    [Marco Rettani, Diego Calvetti, Lapo Consortini]
  2. Un po’ come la vita
    [Marco Rettani, Zibba, Diego Calvetti, Briga – M. Rettani, Zibba, D. Calvetti, Luca Leonori]
  3. Padroni non ne ho
    [Antonio Maggio, Marco Rettani – A. Maggio, Davide Maggioni, Diego Calvetti]
  4. Dove eravamo rimasti
    [Giuliano Sangiorgi]
  5. Pianeti
    [Giovanni Caccamo – Placido Salomone]
  6. Un giorno perfetto
    [Marco Rettani, Diego Calvetti, G. Rotondo, Fulvio Marras]
  7. La carezza che mi manca
    [Ivan Cattaneo]
  8. Nessuno ti aspetta
    [Alessandro Zanolini, Emanuele Sciarra, Anita Zenetti]
  9. Il paradiso
    [Mogol – Lucio Battisti]
  10. Io so amare così
    [Franco Califano, Alberto Zeppieri – Frank del Giudice]
  11. Un po’ come la vita (instrumental)
    [Marco Rettani, Diego Calvetti, Zibba, Luca Leonori]
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Ilario Luisetto

Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.
Ilario Luisetto
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