Analizziamo un tema per mezzo di una canzone
La canzone è un vero e proprio dialogo, una lettera aperta priva di filtri indirizzata al nonno scomparso. Il testo di “Nonno Hollywood” si presenta ricco di ricordi e continui parallelismi tra passato e presente. Un lavoro sicuramente molto personale che possiamo definire autobiografico ma al tempo stesso portatore di quel carattere di universalità capace di far immedesimare l’ascoltatore in molti dei suoi passaggi.
In effetti funziona proprio così, non è difficile rivedere se stessi nelle storie raccontate dagli altri. Ed ecco che “Nonno Hollywood” ricorda quelle persone care che ci mancano ma che sono protagoniste dei nostri ricordi attraverso la rivisitazione di momenti che mai si cancelleranno, insieme a tutti quegli insegnamenti hanno contribuito a costruire la nostra personalità e le nostre consapevolezze.
Interessante sottolineare che proprio il ricordo diventa il motivo per riflettere su quanto tutto intorno a noi cambi velocemente con il volare dei decenni che in un lampo diventano fotografie di lenti ma evidenti cambi generazionali. Il paesaggio che vedeva mio nonno non è lo stesso che si presenta ai miei occhi: “nonno mi hai lasciato dentro un mondo a pile, centri commerciali al posto del cortile”. Così come la lingua con cui cresco non rispecchia esattamente la stessa che adottava lui “una generazione con nuovi discorsi, si parla più l’inglese che i dialetti nostri”; un modo diverso di comunicare, tappe con diversi tempi di crescita, abitudini che non coincidono come a non essere i medesimi sono i modi in cui si passa il tempo, dove lo si passa, come ci si diverte.
Non ci si dimentica la fortuna di avere avuto la possibilità di essere entrati, per mezzo di una persona, a contatto con una realtà così differente da quella che oggi affrontiamo da soli, consapevoli per esempio dei mille vantaggi forniti dalla tecnologia ma anche dell’unicità di una giornata in campagna: “quanto è bella la campagna, e quanto è bello bere vino / la bellezza sta nel semplice”.
Risultano in secondo luogo degni di sottolineatura per i nostri parallelismi tutti quei racconti di una città che oggi constatiamo come profondamente diversa, sia dal punto di vista della sua struttura urbanistica, sia da quello delle tradizioni da cui forse oggi ci si sente più distanti: “mi manca la Livorno che sai raccontare”.
All’interno dei racconti del nonno, inoltre, si percepisce con ancora più forza la fisiologica distanza generazionale che non lascia indifferente chi custodisce dentro sé un equilibrio tra passato e presente, tra ricordi ed attualità. Non si tratta di non essere al passo coi tempi o di essere anacronistici, ma semplicemente di ragionare sulla realtà che viviamo, percependone i mutamenti rispetto al passato, siano essi secondo il nostro punto di vista cambiamenti positivi o negativi. “Nonno mi hai lasciato dentro un mondo a pile, una generazione che non so sentire”.
Per concludere resta fondamentale non perdere quei momenti di vita vissuta e di storie tramandate in modo da vivere la nostra vita con l’aiuto di quei consigli, di quelle esperienze, bagaglio di valore inestimabile per le nostre consapevolezze: “e quindi mi tengo stretto addosso i tuoi consigli, perché lo sai che qua non è mai facile” che illumineranno la nostra via nei momenti bui “per ogni volta che vorrò sentirti chiuderò gli occhi su questa realtà”.
Gli occhi chiusi, ma il cuore aperto per creare un ponte continuo tra generazioni che in questo modo non sono mai state così vicine. È tutta continuità,un passaggio di esperienze di vita per generazioni diverse ma che se riflettiamo sono la stessa che continua; ed esistono tanti momenti per sentirsi vicini e per camminare insieme al proprio nonno Hollywood “stasera chiudo gli occhi ma non dormirò”.
Giuseppe Currado
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