Affrontiamo un tema collegandoci ad una canzone
Riflettere sulle canzoni di Dolcenera è come promettersi di leggere solo un capitolo di un libro per poi ritrovarsi all’ultima pagina. Avete presente qui libri in cui ogni pagina è un tassello incompleto che si esaurisce solo leggendo quello che viene dopo? Ecco, le canzoni di Manu fanno lo stesso effetto. Le ascolti, ne cogli il significato letterale e poi cominci a creare una cascata di ragionamenti. lo abbiamo fatto con “Più forte” (qui), con “La più bella canzone d’amore che c’è” (qui) e oggi ci serviamo della recente “Wannabe“.
Quanto è importante ma allo stesso tempo difficile mettersi in gioco, quali equilibri è necessario avere sempre sotto controllo, in che modo porsi davanti alla paura dell’incertezza? E ancora riflettere sul delicato rapporto tra bene e male, reale e ideale, coraggio e paura, delusione e speranza prima di fermarsi per ore al concetto di libertà, sempre molto caro alla cantautrice e mi auguro anche a voi che leggete queste righe e ascoltate la canzone.
Anche in “Wannabe” (qui la nostra recensione) è facile scorgere frammenti di vita qua e là raccontati e trasportare quei significati nella concretezza della quotidianità. Attraverso una prima chiave di lettura l’idea di sentirsi sempre fuori dal ogni possibile gioco ma proprio per questo ogni volta lì a giocarsi qualcosa può valere in un sacco di ambiti, da quello lavorativo a quello scolastico, da quello sportivo a quello emotivo.
Un secondo livello di significato può invece invitarci ad assumere il punto di vista di Dolcenera, avendo però obbligatoriamente presente le tappe del suo percorso e i perché che stanno alla base del suo fare musica. Chi ascolta o legge con attenzione le sue interviste (qui la nostra) saprà quanto il suo gioco sia orientato all’essere più che all’apparire e di conseguenza diventa ancora più interessante il senso di quel trovarsi fuori gioco pur giocandosela sempre. Come si può essere fuori dal gioco eppure, contemporaneamente, sempre in gioco? Significa che la vera vittoria sta nel non arrendersi quando tutto sembra perduto? Che non smarrire se stessi sia l’unica soluzione per non cedere mai del tutto? O forse che mettersi in gioco vale già come bonus per non uscire dal gioco in questione?
È un lavoro di interpretazione per chi ha voglia di pensare. Non è detto che ci sia una risposta sola né una risposta giusta. Tuttavia è bello provare a capire cosa voglia dire l’artista, formare un parallelismo tra noi e lei per poi sottolineare quanto di noi ci sia in quella frase e quanto no. Ho scelto questa frase, il “fuori da ogni gioco eppure me la gioco” perché mi è sembrata al centro della canzone ma ciò non toglie che lo stesso lavoro possa svolgersi per ogni concetto.
Tornando alla libertà per esempio emerge con forza la convinzione di porla come unico presupposto per quello che siamo e facciamo. Se lo schema crea un vincolo allora si può andare fuori dagli schemi anche se lì non ci sono i riflettori, sempre ricordando che la nostra libertà è certamente sacra ma non illimitata, trovando un altrettanto fondamentale limite nel non ledere la libertà degli altri. Insomma, ogni canzone di Dolcenera è una ricerca di equilibri che richiede lo sforzo intellettuale di adoperare chiavi di lettura che vadano oltre il comunque importante significato letterale. Per questo è molto bello stare ad ascoltare quando parla, perché racconta quello che c’è nascosto dietro la scelta delle frasi e delle melodie che porta in musica. Quei racconti sono proprio l’esempio di ragionamenti spontanei, non preparati e quindi veri.
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