Essere consapevoli dei propri limiti
Pretendere tanto da se stessi è sicuramente un aspetto positivo per affrontare al meglio qualsiasi sfida. Dobbiamo essere sinceri, cercare di continuo di miglioraci, imparando alle volte da chi è più bravo di noi, è forse una delle chiavi principali per raggiungere il miglior risultato possibile: “mettere in conto ogni consiglio e passare le domeniche a rimettere a posto le stanze che hai lasciato da rifare”.
Per essere concreto prendo l’esempio di un’atleta qualunque, nel nostro caso un nuotatore, che nel corso di una carriera, per essere davvero competitivo deve lavorare su due fronti: da un lato abbassare di continuo i propri tempi cronometrici basandosi in primo luogo su se stesso, dall’altro abbassare quegli stessi tempi in risposta ai risultati degli altri. In sostanza, lo sport è un’ottima metafora per descrivere le nostre vite fatte di sfide continue sia contro noi stessi, sia contro gli altri. Sfide quotidiane in una società che ci proietta davanti agli occhi modelli di perfezione che vorremmo raggiungere e che, tuttavia, non tengono alle volte conto della singolarità di ciascun individuo che può avere limiti e talenti diversi da quelli degli altri: “ho sentito il mio mondo diverso, come uno sparo”.
La canzone “Acciaio” di Giulia Mutti cerca di soffermarsi proprio sulla consapevolezza che ogni persona deve avere di se stessa: essere coscienti dei propri limiti, dei propri punti di forza e delle proprie caratteristiche. Non siamo macchine ma esseri umani dotati di sensibilità e sentimenti “perché ho un cuore elastico, in fretta mi dimentico”. Per questo possiamo sbagliare, possiamo soffrire, possiamo vincere a modo nostro, in un modo che non è lo stesso degli altri, in tempi e luoghi che non devono per forza essere quelli degli altri. “E quando capita che sbaglio, so che non sono d’acciaio”.
E’ interessante evidenziare quanto la consapevolezza delle proprie fragilità sia il punto di partenza per essere più forti: perdonare i nostri errori è il passo fondamentale per vivere meglio. “Sai che non dimentico di cancellare ogni dettaglio che mi riporti in affanno”.
Da questa disamina emerge l’idea di porre al centro la singola persona, slegata da un contesto di continui giudizi esterni. Vorrei, infine, concludere proprio con una sottolineatura diretta a tutti questi giudizi che in molte occasioni urtano contro la nostra sensibilità, ferendola. “Come lame taglienti, puoi dire quello che pensi”. Non siamo d’acciaio, siamo sensibili a parole e gesti: comprendere la nostra fragilità, esserne consapevoli e sfruttarne il valore, un grande messaggio per vivere meglio.
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