Affrontiamo un tema collegandoci ad una canzone
Lo sport come metafora di vita e una canzone come filtro per comprenderla al meglio. Si tratta di “Una vita da mediano”, celebre brano targato Ligabue che regala uno spazio a tutte quelle persone, e sono molte, che ogni giorno lavorano duramente per proteggere l’oggi e costruire il domani. La canzone è davvero universale perchè attraverso i riferimenti all’attività sportiva del calcio sono richiamati alcuni valori che fanno parte del nostro vivere: perseveranza, spirito di sacrificio, sofferenza e risultato.
Il calcio, sport molto seguito in Italia, aiuta senza dubbio a far passare con più facilità un messaggio da trasportare nella concretezza del nostro vivere. Dobbiamo tuttavia sottolineare che sono moltissimi altri gli sport, individuali e di squadra, che trasmettono gli stessi insegnamenti.
Ligabue è bravo nel dimostrarsi molto concreto a partire da un titolo che sintetizza in pieno il contenuto della canzone. Il mediano nel calcio ricopre infatti un ruolo complesso e il più delle volte lavora per valorizzare le qualità degli altri. Anzi, potremmo proprio affermare che il senso del mediano è in effetti quello di mettersi al servizio di una finalizzazione che spetterà a chi ricopre altri ruoli “Una vita da mediano, da chi segna sempre poco, che il pallone devi darlo a chi finalizza il gioco”.
Fondamentale per gli equilibri di una squadra tra difesa e attacco il mediano si spende per entrambe le fasi “Una vita da mediano, da uno che si brucia presto, perché quando hai dato troppo devi andare a fare posto”. Pochi notano l’efficacia del suo lavoro mentre al contrario un suo errore è sempre sotto gli occhi di tutti. Tante analogie quindi con chi nella propria quotidianità lavora senza la luce dei riflettori, senza ricevere alcun tipo di gratificazione o addirittura vedendo attribuito agli altri il merito del proprio operato. Parliamo quindi di fatica, di caparbietà e di forza di volontà ma anche di grande rispetto per se stessi e per i propri sacrifici “A giocare generosi”. Il mediano infatti è ben consapevole che gran parte del risultato finale dipenda da lui e dal suo essere tassello fondamentale di un castello che altrimenti cadrebbe all’istante “Anni di fatica e botte e vinci casomai i mondiali”.
Non conta apparire, ma conta essere consapevoli del fatto che se il castello sta in piedi non ci fa caso nessuno, mentre se il castello crolla se ne accorgono tutti. In conclusione “Una vita da mediano” è lo specchio di tutte le persone che raggiungono la qualità e i risultati attraverso la quantità del lavoro “Una vita da mediano, a recuperar palloni, nato senza i piedi buoni, lavorare sui polmoni”. Essere un mediano non è mai una scelta. Accettare di fare il mediano pur di arrivare ad un obiettivo ed esserci “Sempre lì, lì nel mezzo, finchè ce n’hai stai lì”, invece, sicuramente sì.
Giuseppe Currado
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