Affrontiamo un tema collegandoci ad una canzone
In questo spazio dedicato alle riflessioni sui temi delle canzoni oggi ragioniamo sulla nuova canzone di Laura Pausini: “Scatola“. “Scatola” (qui la nostra recensione) mescola la leggerezza delle strofe con l’incredibile energia del ritornello. Il risultato è una gran bella canzone che permette di sviluppare una serie di pensieri.
Spunti per riflettere
Quanto risulta complicato volersi bene, perdonarsi, sorridere al presente e al passato. È tutto così estremamente difficile, forse per via di questi tempi cattivi che ci avvelenano il cuore. Non è un caso che in questo periodo storico l’accettazione di se stessi per molti sia un miraggio. Soffriamo di continuo. Lo studio, il lavoro, l’amore, l’amicizia, il ricordo, il futuro, il presente, il compleanno, l’allenamento, la notte, la mattina. Persino i traguardi vengono superati con affanno. Non ci godiamo niente per paura di deludere, gli altri e noi, di uscire sconfitti nell’emotività. Ad un certo punto tuttavia scatta qualcosa. Sarà l’esperienza, il senso di responsabilità o più nello specifico il fatto di spostare in modo naturale i nostri orizzonti all’interno degli orizzonti di qualcun altro. E così spostando il focus da sé ad altro probabilmente tutta la negatività svanisce, forse perché ci risulta più semplice perdonare gli altri rispetto a perdonare noi, consolare rispetto ad essere consolati, amare rispetto ad essere amati. Insomma, ad un certo punto si impara a vivere e a provare tenerezza nei confronti di ciò che siamo e siamo stati.
Entriamo nella canzone
La nuova canzone di Laura Pausini penso sia un continuo parallelismo tra tenerezza e rabbia. La tenerezza continua delle strofe che raccontano un dialogo tra diversi lati caratteriali si scontra poi con lo sfogo dell’inciso “Ma io non ti ho dimenticata”. E così le delusioni diventano un’onda che dolcemente muore sulla bellezza della riva. Il passato che era un presente pieno di dubbi diventa una carezza a ciò che siamo oggi. Nessuna strada nella vita del resto appare all’inizio come certa o chiara. Anche una cantante affermata come Laura avrà pensato ad un piano b mentre compiva i suoi primi passi nel mondo musicale. Il viaggio della vita viene infatti definito “Insicuro” nelle canzone.
Incontro non è scontro
È importante sottolineare che il dialogo tra i due lati della stessa anima è presentato come un dialogo sereno, aperto, improntato all’incontro e non allo scontro. Questo dettaglio non è da trascurare perché il più delle volte i lati della nostra anima non sono in armonia, ma in feroce contraddizione. Solo per dire che è normale perdere gli equilibri quando si è indecisi. Penso sia molto bello che Laura utilizzi in apertura non solo la seconda persona singolare “ti ricordi” ma anche la prima plurale “Eravamo, ballavamo” e poi la forma tipica del dialogo io/tu “io ti dicevo, tu cosa volevi” per indicare che in fin dei conti siamo il risultato di dubbi e incertezze.
Siamo la stessa cosa
“Siamo la stessa cosa” credo voglia intendere che in realtà noi siamo più cose, più emozioni, più passioni e più desideri. Attualmente si tende a vedere tutto in maniera uniforme ed estremamente schematica, per cui o sei A oppure Z. Non sono ammesse vie di mezzo. Al contrario però questa canzone è un invito a fare pace anche con il nostro contrario, con la contraddizione e soprattutto a ricordare che se siamo quello che siamo è per via di tutte quelle strade che non abbiamo attraversato.
Giuseppe Currado
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