“Piangere a 90”, Blanco strappa la pelle e torna a emozionare – RECENSIONE

Blanco

Analisi di “Piangere a 90”, il nuovo singolo di Blanco, una ballad viscerale che mescola rabbia, fragilità e poesia in un flusso emotivo che travolge

Dopo un anno di silenzio, Blanco torna con “Piangere a 90“, un brano che non chiede il permesso, ma entra diretto come un pugno allo stomaco, anzi alla pancia, come recita il testo.

Il brano, scritto insieme a Tananai e prodotto da Michelangelo, si presenta sin dal primo ascolto come un urlo viscerale, sincero, rabbioso e fragile allo stesso tempo. È il ritorno perfetto per un artista che ha fatto della verità emotiva il suo linguaggio più autentico.

Blanco non cerca filtri: si presenta “stanco, Riccardo, di fretta”, abbandona le sovrastrutture dell’immagine pubblica per mostrarsi nudo, imperfetto, umano. “Sono stato pure in vetta, ho toccato il cielo e il dito si raffredda” è una delle immagini più forti del pezzo: il successo, qui, è visto come qualcosa che si ghiaccia, che paralizza. La vetta non scalda e Blanco, anzi Riccardo, lo sa bene.

“Piangere a 90” è un brano fuori dagli schemi, fuori dal tempo e fuori dalle stagioni, atipico se vogliamo per questo periodo dell’anno. Eppure contiene una verità disarmante, come quella di un foglio stropicciato ancora caldo di inchiostro. E forse proprio per questo colpisce così tanto.

Proprio per questo, Blanco non gioca a fare l’artista tormentato: lo è, e lo racconta con una lucidità a tratti fragile e a tratti feroce. La forza del pezzo sta tutta nella potenza interpretativa, nel sussurrare e poi gridare parole piene di contraddizioni facendole diventare credibili, sbattendoci in faccia il bello e il marcio della vita.

“Piangere a 90” – Blanco | Testo

Sono stanco, son Riccardo, son di fretta
C’è mia mamma a casa che mi aspetta
Sono Blanco, sono stato pure in vetta
Ho toccato il cielo e il dito si raffredda
Non ho firmato per una vita in diretta
Ogni donna che ho abbracciato non l’ho stretta
Non sento più il brivido
Ora c’ho un livido

E io dovevo dirtelo, ma dirtelo di pancia
Non puoi rifarti il cuore come ti rifai le labbra
E mi hai chiamato un taxi, è arrivata un’ambulanza
Mi hai detto che hai scoperto che si piange anche a novanta
Quindi non c’è limite
Posso anche urlartelo: “Ti amo, sei strana”
Torni a sorridere
Era quello che mi interessava

Anche una scusa non regge più
Io sono questo, mi hai scelto tu
Io sono quello che il bello lo calpesta
Io sono questo, una bambola di pezza
Uno tra i tanti nell’occhio del ciclone
Non arrabbiarti, quel fiore era un pallone
Uno di quelli che bucherà un signore
E vincere, vincere, vincere non è destinazione

E io dovevo dirtelo, ma dirtelo di pancia
Non puoi rifarti il cuore come ti rifai le labbra
E mi hai chiamato un taxi, è arrivata un’ambulanza
Mi hai detto che hai scoperto che si piange anche a novanta
Quindi non c’è limite
Posso anche urlartelo: “Ti amo, sei strana”
Torni a sorridere
Era quello che mi interessava

Scritto da Nico Donvito
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