Omaggio all’indimenticato artista emiliano, cantastorie ed interprete di “Eppure soffia” e “A muso duro“
“Un guerriero senza patria e senza spada, con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro” così amava definirsi Pierangelo Bertoli nel verso di uno dei suoi brani più celebri. A diciassette anni dalla sua scomparsa, quel guerriero continua a mancarci, così come il suo guizzo e il suo genio creativo. Innovatore nelle intenzioni e tradizionalista nei contenuti, l’artista emiliano resta ancora oggi uno dei più ispirati baluardi della canzone d’autore.
Nato a Sassuolo il 5 novembre del 1942, viene colpito a soli dieci mesi da una grave forma di poliomielite che lo priva delle funzionalità degli arti inferiori, costringendolo su una sedia a rotelle. La musica arriva in suo soccorso, alleviando le sue giornate e portandolo ad approfondire lo studio della chitarra da autodidatta in fase adolescenziale. Inizia a farsi conoscere a livello locale, componendo canzoni anche in dialetto, fino al debutto discografico avvenuto nel ’74 con l’album “Rosso colore dell’amore”.
Fatale è l’incontro con Caterina Caselli, che convinse il marito Piero Sugar a scritturare Bertoli in CGD, incidendo nel ’76 quello che possiamo considerare il suo disco di maggior successo: “Eppure soffia”, trascinato dall’omonima title-track che diventerà un vero e proprio inno ecologista, seguito a ruota tre anni più tardi da “A muso duro”, che rappresenta la sua definitiva consacrazione popolare.
Tra le collaborazioni realizzate nel corso della sua carriera, da Fiorella Mannoia (“Pescatore”) a Fabio Concato (“Chiama piano”), passando per Ornella Vanoni (“Favola”) e Ligabue (“Sogni di Rock & Roll“). Debutta al Festival di Sanremo nel 1991 in coppia con i Tazenda, sulle note della celeberrima “Spunta la luna dal monte” che si classifica al quinto posto. Torna sul palco dell’Ariston l’anno seguente, guadagnando una posizione, posizionandosi ad un passo dal podio con “Italia d’oro”.
Ci lascia il 7 ottobre del 2002, all’età di cinquantanove anni, a causa di un tumore ai polmoni. Dalla passione per la poesia all’impegno politico, attraverso i suoi testi Pierangelo Bertoli ha sempre contrapposto sacro e profano, rivelando aspetti e sfaccettature del pensiero umano, fatto di continue contraddizioni. Ha cantato e profondamente amato la sua terra, la sua nazione e la sua gente, dividendosi tra pezzi di denuncia sociale e canzoni d’amore nei confronti della vita, dimostrando che la disabilità non rende le persone diverse e che l’arte fronteggia qualsiasi forma di handicap.
Nico Donvito
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