A tu per tu con Pierdavide Carone, in occasione dell’uscita del nuovo album “Carone”. La nostra intervista al cantautore pugliese
“Carone” è il titolo del nuovo album di Pierdavide Carone, disponibile da venerdì 25 ottobre per Zoo Dischi / ADA Music Italy, e che sarà presentato in due imperdibili appuntamenti live l’11 novembre all’Arci Bellezza di Milano e il 14 novembre all’Alcazar di Roma.
Anticipato dai singoli “Carla e la credenza” ed “Hey”, questa nuovo lavoro del cantautore rappresenta un viaggio tra emozioni e riflessioni personali raccontate attraverso una lente moderna e autentica.
Riprendendo la tradizione del cantautorato italiano, il disco unisce profondità e ironia, creando testi che, pur partendo dalle sue esperienze, riescono a parlare a tutti grazie all’universalità dei temi trattati.
Pierdavide Carone presenta “Carone”, l’intervista
Questo disco segna il tuo ritorno e rappresenta il tuo quinto lavoro in studio dopo “Una canzone pop”, “Distrattamente”, “Nani e altri racconti” e l’ultimo “Casa”, pubblicato tre anni fa. Come si è svolto il processo creativo di “Carone”?
«Questo disco è nato post sofferenze varie che si stavano palesando mentre registravo il mio precedente album “Casa”. Non a caso si trattava di un progetto un po’ cupo, proprio perché attorno c’era un’atmosfera pesante. Tutta una serie di circostanze che mi hanno portato poi a realizzare un disco che fosse sorridente e che, di conseguenza, ha diversi richiami ai miei primi lavori, pur avendolo fatto a 36 anni, mentre i precedenti oscillavo tra i 21 e i 23 anni».
È la prima volta che in un disco inserisci “Preludio”, “Interludio” e “Postludio”: intervalli musicali restituiscono la dimensione dal vivo di uno spettacolo teatrale. Com’è nata questa idea?
«È nata mentre ascoltavo le tracce del disco e pensavo che fossero in qualche modo concatenate tra loro. Si tratta di un lavoro molto compatto, così ho pensato di volerlo legare ancora di più con dei momenti sonori. Poi è successo casualmente che il produttore mi avesse creato una introduzione a “Mi vuoi sposare?” che era molto bella, ma anche molto lunga. Secondo me, andava un pochettino a disperdere il senso del brano, che volevo iniziasse in modo più incisivo. Mi dispiace tagliare una cosa così bella, per cui l’abbiamo incastonata e capovolta in alcuni passaggi e abbiamo realizzato questi tre momenti che fanno da collante all’intero ascolto».
“Mi vuoi sposare?” non è una semplice focus track, termine tanto in voga oggi, ma è proprio una grande canzone. Ne sei consapevole?
«Questo disco in realtà si divide in due parti, adesso esce solo la prima e devo ancora capire come sarà la seconda che uscirà l’anno prossimo. Ho scelto solo canzoni che potessero superare il livello della mia autocritica… e nonostante questo penso che “Mi vuoi sposare?” possa essere, forse, la canzone migliore che ho scritto finora. Poi è chiaro che deve combattere con delle canzoni che hanno venduto tanti dischi in un’epoca in cui i dischi non si vendono e, per giunta, senza i riflettori di Amici o di Sanremo attorno. Spero che il tema venga colto e apprezzato… Da secoli, “Mi vuoi sposare?” è la domanda delle domande, la stessa che ti fa fare il vero passo dall’io al noi. Poi è chiaro che il noi si amplia quando magari fai dei figli e quindi addirittura il noi diventa un loro, perché poi proietti tutto sui figli. Ma il primo momento in cui, secondo me, una persona esce da se stessa per entrare in un contesto più ampio è proprio quello del matrimonio. Questa, però, non è tanto una canzone che parla di matrimonio, che diventa altresì l’espediente per interrogarci sull’individualismo che sta prendendo il sopravvento, perché è molto più facile stare da soli, in realtà, nella società in cui viviamo».
Per concludere, l’album verrà presentato dal vivo in due appuntamenti, l’11 novembre all’Arci Bellezza di Milano e il 14 novembre all’Alcazar di Roma. Come si incastreranno le nuove canzoni con il repertorio ingombrante compito dalle tracce già conosciute?
«Proprio per non ingombrare… non si incastreranno. Il concerto sarà diviso in due parti. Ci sarà un primo momento prevalentemente acustico, dove farò alcune delle mie canzoni vecchie rivisitate per l’occasione, senza sequenze e senza orpelli. Ci sarà spazio anche per qualche duetto, insieme ad artisti con cui ho scritto in pezzi che in realtà non ho mai cantato. Penso alle collaborazioni con Lorenzo Cantadini, Vincenzo Capua e Federico Baroni. E poi sarà la volta del disco, canterò tutte le tracce del disco, proprio perché lo considero compatto… lo farò tutto quanto insieme, ci sarà proprio il momento focus del concerto che saranno queste nuove canzoni».
Nico Donvito
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