Pippo Baudo, da direttore d’orchestra mancato a direttore artistico ad honorem

Pippo Baudo

L’ultimo saluto al primo e unico direttore artistico Pippo Baudo, l’omaggio a chi ha saputo rivoluzionare il Festival di Sanremo a immagine e somiglianza dei gusti di noi italiani

Si scrive Pippo Baudo, si legge direttore artistico. Eppure tra i suoi sogni di ragazzino c’era il desiderio di diventare direttore d’orchestra. La musica è stata il suo primo amore, prima di entrare a far parte del mondo dello spettacolo e diventare uno dei conduttori più amati del piccolo schermo.

Pippo sapeva suona il pianoforte, ma avrebbe voluto imparare altri strumenti per provare l’ebrezza di dirigere una vera e propria orchestra. Un sogno che condivideva spesso all’amico Pippo Caruso, con il quale ha stretto un proficuo sodalizio artistico.

Eppure, anche se non ha guidato direttamente i musicisti, Pippo Baudo si è rivelato un pigmalione per tantissimi musicanti. Con le sue tredici edizioni del Festival di Sanremo, ha saputo dirigere non solo un’orchestra, bensì amministrare e gestire qualsiasi altro singolo aspetto della rassegna.

Dalle luci ai costumi, dalla scenografia alle composizioni floreali: tutto passava sotto la sua attenta e rigida valutazione. Questo perché Baudo sapeva che attraverso la cura dei dettagli si sarebbe giocata la buona riuscita di qualsiasi suo spettacolo, Festival compreso.

Proprio per questo, la sua bacchetta da direttore non pendeva da nessuna parte, se non a favore di un successo condiviso. Il suo unico obiettivo è sempre stato quello di far suonare al meglio tutti gli elementi di questa gigantesca e complessa macchina, privilegiando sia coristi che solisti.

Pippo Baudo non è stato né un corista né un solista, ma un vero direttore d’orchestra che ha saputo dettare il tempo a una kermesse che senza di lui avrebbe conosciuto la stessa sorte spettata ad altre manifestazioni similari che, puntualmente, hanno chiuso i battenti.

È riuscito nell’arduo compito di far dialogare tutte le sezioni, smentendo e rendendo sterili le polemiche, quel chiacchiericcio che lui stesso ha saputo spesso cavalcare e che fa parte del DNA del Festival. Con lui, i contrasti e le controversie si riducevano a un lieve brusio da conferenza.

Da Settevoci a Canzonissima, da Domenica in a Fantastico, da Serata d’onore a Novecento. Pippo è stato la televisione italiana, il presentatore più versatile, sia colto che nazionalpopolare a seconda delle occasioni. Sapeva come moderare il linguaggio per farsi comprendere da tutti.

Del Festival di Sanremo ne ha fatto il suo piccolo grande capolavoro, rinnovandolo a immagine e somiglianza dei gusti di noi italiani. Forse non scopriremo mai perché Sanremo è Sanremo, ma senza Pippo Baudo non ci saremmo mai posti questo incessante interrogativo.

Scritto da Nico Donvito
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