Pippo Baudo e i suoi tredici Festival di Sanremo, anno per anno

Il racconto del ruolo di Pippo Baudo nei suoi tredici Festival di Sanremo, dal 1968 al 2008, edizioni che hanno toccato record e affermato l’importanza della kermesse nel nostro Paese
Se ne è andato di sabato sera Pippo Baudo, e non poteva che essere altrimenti per un grande protagonista dello spettacolo italiano. Il conduttore catanese, tredici volte al timone del Festival di Sanremo, si è spento all’età di 89 anni, dopo una vita spesa sul piccolo schermo.
Da Settevoci a Canzonissima, da Domenica in a Fantastico, da Serata d’onore a Novecento. Pippo è stato la televisione italiana, per almeno mezzo secolo. Del Festival di Sanremo ne ha fatto il suo piccolo grande capolavoro, rinnovandolo a immagine e somiglianza dei gusti di noi italiani. Ripercorriamo insieme i momenti più significativi delle sue tredici edizioni.
1968, il primo Festival di Pippo Baudo
Ancora attoniti dalla scomparsa di Luigi Tenco, dodici mesi dopo, i membri della commissione selezionatrice non ritennero idoneo far partecipare un brano come “Meraviglioso“, poiché raccontava di un mancato suicidio. Un inno alla vita, che fu ritenuto in qualche modo inopportuno, indelicato. Di conseguenza, Domenico Modugno prese parte alla gara con “Il posto mio“, in abbinamento con Tony Renis. Il Festival di Sanremo divenne maggiorenne, con il proposito di risorgere dalle proprie ceneri. Ad imporsi fu la musica d’autore, ben rappresentata da Sergio Endrigo e da Roberto Carlos con “Canzone per te“. Star di questa edizione fu Louis Armstrong, leggendario trombettista protagonista di un momento a dir poco indimenticabile. Il musicista americano, in gara con “Mi va di cantare“, era convinto di doversi esibire in una vera e propria jam session, per cui rimase sul palco a suonare con la band per diversi minuti, credendo che il cachet fosse troppo alto per eseguire una sola canzone. Uno spettacolo senza precedenti che fu interrotto da un giovane Pippo Baudo, forte del successo di “Sette voci”, alla prima delle sue tredici conduzioni, a causa del rigido regolamento che prevedeva per tutti i concorrenti lo stesso tempo di permanenza sul palcoscenico.
1984, il secondo Festival di Pippo Baudo
Degna di nota la sigla di questa annata, “Rose su rose“, affidata alla sempreverde vocalità di Mina. A distanza di sedici anni dall’esordio, tornò per la seconda volta alla conduzione Pippo Baudo, personaggio che incarnava alla perfezione il ritrovato spirito nazionalpopolare. A lui il merito di aver affrontato nel migliore dei modi una delle pagine più delicate della storia festivaliera, risolvendo la questione dei metalmeccanici dell’Italsider di Genova in marcia su Sanremo. A sorpresa, il conduttore catanese diede la possibilità ad una delegazione di operai di salire sul palco, per spiegare in diretta televisiva le ragioni della loro protesta. Uno dei primi tentativi di sensibilizzazione dell’opinione pubblica in scena all’Ariston, sentimento sociale destinato a crescere nel tempo. A vincere quell’edizione furono Al Bano e Romina tra i big con “Ci sarà” ed Eros Ramazzotti tra le Nuove Proposte con “Terra promessa”.
1985, il terzo Festival di Pippo Baudo
La trentacinquesima edizione della kermesse seguì a grandi linee la scia del rinnovamento intrapreso dodici mesi prima. Furono confermati Pippo Baudo alla conduzione e Gianni Ravera in cabina di regia. Dominarono la scena i Ricchi e Poveri, primatisti con “Se m’innamoro“. Tra le matricole, invece, si affermò “Niente di più” di Cinzia Corrado. La cantante, tuttavia, non riuscì a costruire una solida carriera nel tempo, anche a causa di vicissitudini discografiche che non la riportarono in gara l’anno seguente, prerogativa determinante per l’affermazione di un artista emergente, forse più della vittoria stessa. Infatti, la storia del Festival ci ricorda che per mantenere una certa popolarità è necessaria una continua promozione, talvolta rappresentata anche da una seconda chance, un secondo passaggio festivaliero, per creare un po’ di continuità. Gli artisti a cui non è stata concessa questa opportunità, non a caso, hanno dovuto faticato il doppio oppure sono finiti tristemente nel dimenticatoio.
1987, il quarto Festival di Pippo Baudo
Quella del 1987 fu l’edizione più seguita di sempre, ovvero con il maggior picco di share mai rilevato. Gli ascolti vennero segnalati per la prima volta attraverso l’Auditel, sistema entrato in vigore un paio di mesi prima, che registrò la finale più vista nella storia della kermesse. Alla conduzione tornò Pippo Baudo, mentre l’organizzazione dovette fare i conti con l’improvvisa dipartita di Gianni Ravera, scomparso nel maggio dell’anno precedente. Ad ereditare il ruolo di direttore artistico fu suo figlio Marco, a lui il compito di regalare continuità e popolarità allo stesso evento che suo padre aveva saputo onorare e amministrare per ben sedici anni. A trionfare fu l’inedito trio composto da Gianni Morandi, Umberto Tozzi ed Enrico Ruggeri, con la celeberrima “Si può dare di più“, considerata da molti la risposta italiana al successo interplanetario di “We are the world”. Questa vittoria fu segnata dalla commozione per la prematura scomparsa di Claudio Villa, annunciata da Baudo poco prima della proclamazione. Nella categoria cadetta la spuntò “La notte dei pensieri” di Michele Zarrillo, alla sua terza prova festivaliera.
1992, il quinto Festival di Pippo Baudo
Quella del 1992 fu un’annata parzialmente rivoluzionaria, caratterizzata da un deciso ritorno alla tradizione. Alla conduzione rifece capolino Pippo Baudo, che inaugurò la prima delle sue cinque edizioni consecutive, affiancato in questa occasione da ben tre presenze femminili: Alba Parietti, Brigitte Nielsen e Milly Carlucci. Dopo tredici anni vennero ripristinate le eliminazioni per la sezione Campioni, mentre debuttò ufficialmente il Dopofestival. L’impronta classica tornò protagonista, un gazebo in stile liberty dominò l’intera scena, rappresentando idealmente anche con le immagini lo spirito di questo Festival, caratterizzato musicalmente da svariati motivi tradizionali. Ad aggiudicarsi la vetta della classifica Campioni fu Luca Barbarossa con “Portami a ballare“, una dedica d’amore nei confronti della propria madre. A furoreggiare tra le Nuove Proposte, invece, furono Aleandro Baldi e Francesca Alotta con la celeberrima “Non amarmi“, ripresa successivamente in versione latina da Jennifer Lopez e Marc Anthony. Come non citare il curioso episodio di Mario Appignani, meglio noto come Cavallo Pazzo. Celebre la sua incursione sul palco dell’Ariston all’inizio della prima puntata della quarantaduesima edizione della rassegna. «Questo Festival è truccato, lo vince Fausto Leali» gridò, prima di essere portato via sottobraccio da alcuni assistenti di Baudo. Un momento entrato nella storia del Festival.
1993, il sesto Festival di Pippo Baudo
Sanremo 1993 mise a tacere ogni critica, non mancarono le sorprese e le giurie premiarono motivi per nulla scontati, inaugurando l’era dell’imprevedibilità, dopo un decennio di vincitori annunciati e di pronostici azzeccati. Alla conduzione il confermatissimo Pippo Baudo, spalleggiato da Lorella Cuccarini. A vincere fu Enrico Ruggeri con “Mistero“, la prima canzone rock ad aggiudicarsi il titolo della rassegna, ventotto anni prima del trionfo targato Måneskin. Tra i giovani strappò consensi Laura Pausini con “La solitudine”, manifesto generazionale di un’adolescenza d’altri tempi, che portò l’ugola romagnola alla conquista del mercato internazionale.
1994, il settimo Festival di Pippo Baudo
La quarantaquattresima edizione della manifestazione segnò, dopo ben trentasette anni di continui appalti, il ritorno dell’organizzazione nelle mani della Rai. Il popolare conduttore di Militello ricoprì per la prima volta il doppio ruolo di direttore artistico e di presentatore, affiancato da Anna Oxa e dalla modella francese Cannelle, nota al grande pubblico per la celebre serie di spot pubblicitari delle caramelle gommose. Vinsero Aleandro Baldi tra i big con “Passerà” e Andrea Bocelli tra le nuove leve con “Il mare calmo della sera”.
1995, l’ottavo Festival di Pippo Baudo
Lo spettacolo messo in scena nel 1995 vide debuttare Claudia Koll e Anna Falchi al fianco di Pippo Baudo, inaugurando così la stagione della doppia valetta mora-bionda. Si trattò della seconda edizione più vista di sempre dopo quella dell’87, un’annata caratterizzata dall’introduzione della celebre sigla di apertura “Perché Sanremo è Sanremo”, composta dal maestro Pippo Caruso. Il nuovo regolamento promosse in prima categoria i giovani finalisti della precedente turnata, e questo portò alla sorprendente vittoria di Giorgia con “Come saprei“. Tra le Nuove Proposte si affermarono i Neri per Caso con “Le ragazze“, l’unico motivo in concorso nella storia della kermesse ad essere stato completamente eseguito a cappella. Super Pippo si rese protagonista di un celebre sventato suicidio. Un certo Pino Pagano fece irruzione durante la diretta sulla balconata del teatro Ariston. Baudo risolse la situazione, ma nel corso del tempo vennero sollevati molti dubbi attorno a questa storia, alimentando il mito del Festival.
1996, il nono Festival di Pippo Baudo
Sanremo 1996 fu l’ultima delle cinque edizioni consecutive amministrate da Pippo Baudo, coadiuvato dalla ruspante attrice Sabrina Ferilli e dall’elegante modella argentina Valeria Mazza. Ad aggiudicarsi le due medaglie d’oro furono Ron e Tosca nei big con “Vorrei incontrarti fra cent’anni” e Syria tra i giovani con “Non ci sto“.
2002, il decimo Festival di Pippo Baudo
L’edizione 2002 registrò un’eclatante inversione di marcia, restituendoci un cast all’insegna della nobile arte democristiana del rimodernare il passato, il tutto ben rappresentato dalla massiccia presenza di esponenti della vecchia guardia. Alla conduzione e alla direzione artistica riapparve Pippo Baudo, che dichiarò: «Sono felice di tornare a dirigere una manifestazione che è nel ricordo e nelle abitudini degli italiani. La musica popolare è tale quando può essere cantata da tutti, quando racconta in maniera semplice gli umori di un intero Paese. Nel mio ruolo di “pasticcere” ho confezionato una torta con tanti sapori, perciò tutti troveranno qualcosa di loro gusto. Non è un Festival della restaurazione, ma del restauro. Quello che desidero è restituire agli interpreti il ruolo di autentici protagonisti, ultimamente i cantanti venivano presentati come intervallo tra un ospite e un comico. Stavolta no». Questa ventata di “baudismo” restituì alla kermesse un po’ di progettualità, una connotazione decisamente chiara e comprensibile. Super Pippo era la persona più indicata per riportare stabilità, ma anche per rassicurare in qualche modo il pubblico. Non dimentichiamo che questa fu la prima edizione andata in scena dopo la tragedia dell’attentato alle Torri Gemelle del World Trade Center di New York, in un clima di assoluta incertezza e con la paura di una nuova guerra all’orizzonte. Venne rispolverata così la famosa sigla “Perché Sanremo è Sanremo“, accantonata per circa un lustro. Vinse “Messaggio d’amore” dei Matia Bazar, al loro terzo tentativo consecutivo. Tra i giovani si affermò la quindicenne ciociara Anna Tatangelo con “Doppiamente fragili“.
2003, l’undicesimo Festival di Pippo Baudo
Al timone della cinquantatreesima edizione del Festival fu confermato Pippo Baudo. La ricetta di Sanremo 2003 prevedeva gli stessi ingredienti adoperati dodici mesi prima, ma cucinati in maniera differente. Si aggiudicò il titolo Alexia, che si prese la sua bella rivincita rispetto all’annata precedente, trionfando con “Per dire di no”. Tra le Nuove Proposte primeggiò Dolcenera con “Siamo tutti là fuori”. Proprio come era accaduto nel 1991, il Festival dovette fare i conti con la realtà e con il clima surreale che lasciava presagire un imminente guerra contro l’Iraq di Saddam Hussein. Molti artisti in gara manifestarono la propria contrarierà al possibile conflitto, alcuni indossando i colori arcobaleno della bandiera della pace, altri aderendo al digiuno indetto dal Papa per il Mercoledì delle Ceneri. La seconda Guerra del Golfo iniziò dodici giorni dopo la fine della kermesse e terminò soltanto nel 2011, con il graduale ritiro delle truppe alleate.
2007, il dodicesimo Festival di Pippo Baudo
La cinquantasettesima edizione della kermesse canora fu segnata dall’ennesimo ritorno di Pippo Baudo, considerato ormai all’unisono l’uomo simbolo della manifestazione. Il conduttore convocò al suo fianco una sola presenza femminile, la brava e simpatica Michelle Hunziker. Dopo un biennio di novità, la kermesse tornò a respirare a pieni polmoni un po’ di sana classicità. Vennero abolite le microcategorie e fu ristabilita la consueta ripartizione tra Campioni e Nuove Proposte. Sparirono anche le eliminazioni per i big e, della classifica finale, vennero divulgate soltanto le prime dieci posizioni, mentre i restanti piazzamenti furono considerati tutti ad ex aequo. Simone Cristicchi si impose fra i Campioni con “Ti regalerò una rosa”. Altra vittoria meritata fu quella di Fabrizio Moro, che si distinse tra i cadetti con “Pensa”. Scelte temerarie per Baudo, che si confermò conservatore nella formula, ma coraggioso nei contenuti. Nonostante la nutrita presenza di vecchie glorie e l’età media non proprio giovanissima, il risultato fu soddisfacente, le canzoni trovarono rispondenza tra i variegati ed esigenti gusti del pubblico.
2008, il tredicesimo Festival di Pippo Baudo
Il deus ex machina di Militello, al suo tredicesimo e ultimo mandato in Riviera, non riuscì a replicare il precedente successo, di conseguenza l’edizione 2008 si rivelò meno convincente. Un mese prima dall’inizio dei giochi cadde il Governo Prodi e il clima pre-elettorale non giovò di certo alla rassegna. Scritta da Gianna Nannini, “Colpo di fulmine” di Giò Di Tonno e Lola Ponce si affermò tra i big, mentre tra i giovani dominarono la gara i Sonohra con “L’amore”. Si chiude così un’era: l’era di Pippo Baudo.